Il gioco online in Calabria parlava la lingua della cosca Tegano di Archi. Al centro dell’inchiesta “Galassia” ci sono le società di scommesse online con i marchi “Planetwin365”, implicata fino al 2017, “Betland” e “Enjoibet” che, secondo gli inquirenti, avevano un rapporto “sinallagmatico con la ‘ndrangheta”. Un rapporto che consentiva alle famiglie mafiose di infiltrarsi nella rete commerciale delle scommesse e riciclare gli imponenti proventi illeciti. In manette sono finiti i rampolli emergenti della famiglia di ‘ndrangeta. Tra i fermati, infatti, c’è Mico Tegano, di 25 anni, Danilo Iannì detto “Danilone” (26 anni) e Francesco Franco (25 anni). Le giovani leve, a loro volta, per realizzare i loro progetti e per infiltrarsi nel settore delle scommesse si sono avvalsi del peso criminale dei loro genitori: i boss Pasquale Tegano (ergastolano da molti anni) e Roberto Franco, capolocale della ‘ndrina operante nel quartiere di Santa Caterina.
I rampolli fermati stamattina dalla guardia di finanza di Reggio Calabria e dallo Scico, si sono avvalsi di altri due soggetti: Santo Furfaro e Francesco Sergi detto “Zeus”. Gli indagati avevano la disponibilità di siti web illegali “.com” e “.it” attraverso cui promuovevano nel territorio di competenza l’attività tipica dei “bookmaker”, organizzando e gestendo la raccolta illegale del gioco e delle scommesse attraverso una ramificata rete commerciale che utilizzava i siti “www.betclu.com”, “www.fullbetter.com”, “www.europabet24.com”, “www.sportbet75.net”, “www.premierwin365.it”, “www.dominobet.it”, “www.futurebet2021.com”, “www.future2bet2021.com” e “www.fsa365.com”. Gli stessi siti venivano poi utilizzati dall’associazione mafiosa per sviluppare le reti commerciali in Toscana, Liguria e Lombardia e nelle province di Siracusa, Catania e Crotone dove l’organizzazione aveva i suoi referenti.
Il sistema era sempre lo stesso: “Il bookmaker – scrivono nel provvedimento di fermo i pm Stefano Musolino e Sara Amerio – concedeva alle reti commerciali una serie di ‘fidi’” che servivano a “operare sul conto on-line, utilizzato per accettare le scommesse raccolte fisicamente, anche se questo era virtualmente negativo. La natura illecita dell’attività imponeva, tuttavia, il ricorso a forme di circolazione dei flussi finanziari in questione, tendenzialmente occulta ed attraverso la trasformazione dei profitti delle attività, al fine di rendere più agevole il trasferimento ed eludere le investigazioni”.
Il lavoro della guardia di finanza ha consentito alla Dda di Reggio di accertare “plurime modalità di auto-riciclaggio” che avveniva attraverso il cambio di assegni (spesso post datati). I Tegano, però, utilizzavano anche forme più sofisticate per occultare i flussi finanziari: il denaro circolava attraverso “Moneybookers” che oggi si chiama “Skrill” e che, dopo l’apertura di un conto virtuale trasformava i vari account in veri e propri “contenitori di denaro” collegati a conti correnti o carte di credito Visa, oppure “Skrill Prepaid MasterCard”. Soldi che alla fine venivano “prelevati da un qualsiasi bancomat al mondo”. Tutto ruotava attorno a una rete commerciale che aveva una struttura gerarchica e che vedeva al vertice i cosiddetti “master”. Questi ultimi, a volte, condividevano con i “bookmaker” il rischio di impresa “bancando” una quota di scommesse e partecipando, con il cosiddetto “co-banco”, alle vincite e alle perdite nella percentuale pattuita. Sotto i “master” c’erano una serie di intermediari e, infine, i punti commerciali che si relazionavano con la clientela.
Il giro è per diversi miliardi di euro. Ecco perché è impressionante la percentuale (il 5%) che un solo “master” poteva guadagnare grazie alla sua rete commerciale. Il 5% spettava anche a Mico Tegano detto anche “El Tigre”. È lui il capo dell’organizzazione che con i suoi scagnozzi era solito, stando a quando accertato dalla guardia di finanza, ostentare auto e orologi di lusso come Ferrari e Rolex. Ma anche frequenti soggiorni in suite presso hotel a 5 stelle (tra i quali il “Bellagio” di Las Vegas). Tutto veniva sfoggiato sui social comprese la disponibilità di cospicue somme di denaro contante.
L’inchiesta “Galassia” ha fatto luce anche su l’esercizio abusivo di attività creditizia, riciclaggio e traffico di droga. L’organizzazione, inoltre, era impegnata anche in corse clandestine di cavalli con la contestuale raccolta illegale delle scommesse, la creazione di alcune sale adibite a “bische clandestine” gestite da soggetti appartenenti o vicini alle cosche. La clonazione di carte di credito, invece, avveniva in Romania dove per conto dei Tegano c’era Giuseppe Pensabene detto “Peppe Match”. Quest’ultimo si occupava pure di truffe, “fungendo da finanziatore di esponenti della cosca e riciclatore dei proventi delle attività delittuose”. È lui, residente stabilmente in Romania, che nel luglio dell’anno scorso, dopo un articolo sui Teganini pubblicato da ilfattoquotidiano.it, confessa la sua intraneità alla cosca. In particolare, letto il pezzo in cui si parlava di “Mico Tegano e dei suoi viaggi nell’Est Europa dove c’è chi cura gli interessi degli ‘arcoti’”, Pensabene inoltra il link a un altro indagato che si trova a Milano e scrive: “Parla di me hai visto?”.
Nel provvedimento di fermo spunta pure un pellegrinaggio a Polsi, per l’annuale festa della Madonna. Un pellegrinaggio, organizzato da Danilone Iannì, avvenuto con il tradizionale autocarro scoperto con cui i rampolli dei locali di Archi, Condera e Cannavò, si sono recati prima davanti alle carceri di San Pietro e Arghillà per omaggiare gli affiliati detenuti. Non è un caso, infatti, che i proventi degli affari servivano per provvedere ai bisogni dei detenuti attraverso la cosiddetta “colletta” o con il semplice invio di soldi e “generi alimentari”. Nel provvedimento di fermo, le indagini della guardia di finanza sono state riscontrate dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Su tutti, chi ha spiegato come funziona il sistema delle scommesse è stato Mario Gennaro. Condannato in primo grado nel processo “Gambling”, il pentito era il punto di riferimento di tutta la ‘ndrangheta nel settore del gioco online e delle società che servivano a riciclare i soldi delle cosche. Oltre ai 18 fermi eseguiti stamattina, il procuratore Giovanni Bombardieri e i due pm Stefano Musolino e Sara Amerio hanno disposto il sequestro preventivo di 24 immobili, 15 imprese operanti nel territorio nazionale, 23 imprese estere, 33 siti di scommesse e numerosi conti correnti. Un sequestro che, solo per quanto riguarda la procura di Reggio Calabria, ammonta a oltre 723 milioni di euro.
Articolo aggiornato alle 18.16 del 15/11/2018