La legge di bilancio 2019 rimette in moto la prima vera industria nazionale. Il pubblico impiego torna ad assumere. Nelle amministrazioni centrali, nei tribunali, al Sud e nelle isole, nelle forze di pubblica sicurezza, nei vigili del fuoco. Anche nelle Università, con mille ricercatori in più. Si parte nel 2019 con 130 milioni di euro finalizzati alle prime 2mila assunzioni. Per gli anni a venire i numeri salgono ma le coperture sono dubbie, a cominciare dal capitolo sugli aumenti promessi a quasi due milioni di statali. Il bilancino suggerisce che – ancora una volta – sia stato Matteo Salvini a mettere a segno il colpo grosso, con 6.150 nuove assunzioni tra le forze di polizia in cinque anni (dal 2019 al 2023), circa mille nuove divise ogni anno. I Cinque Stelle portano a casa un po’ meno ma non hanno di che lamentarsi: nel paniere ci sono 1.240 agenti per il Corpo della polizia penitenziaria, richiesti dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafedemille nuovi ispettori del lavoro per contrastare il lavoro nero ottenuti dal sottosegretario Laura Castelli. Gli impegni fino al 2023 (ma alcuni si spingono prospetticamente fino al 2032) valgono oltre diecimila posti. Una manna dal cielo per i giovani in cerca di un posto statale, uno sfregio per chi bolla come spreco ogni centesimo che cade sul pubblico impiego.

Di sicuro, la manovra giallo-verde è spostata sul primo fronte, collegandosi anche al “decreto concretezza” di metà settembre con cui il ministro Bongiorno aveva annunciato soccorso immediato alla macchina statale in affanno: sblocco del turnover con invarianza di spesa (dato il costo del dipendente in uscita, si potranno assumere più di un dipendente per ogni nuovo pensionato), ridefinizione di requisiti e metodo per le assunzioni, con procedure concorsuali indette e gestite dalla Funzione Pubblica in luogo delle singole amministrazioni.

Nei capitoli 28-34 della manovra si sono materializzate le risorse e le relative autorizzazioni alle assunzioni in deroga per il 2019 a favore dei settori più delicati come la sicurezza, la giustizia ordinaria e amministrativa, i vigili del fuoco e altri. Si parte coi citati 130 milioni e la dote per gli anni a venire sale a 320 milioni per il 2020 e a 420 a decorrere dal 2021 e fino al 2023. Una boccata d’ossigeno, ma quanto durerà? I sindacati della varie categorie hanno apprezzato la decisione di invertire la tendenza, ma non ce n’è uno che non abbia espresso preoccupazione per il futuro. Martedì Fp Cgil, Uil e Cisl hanno incontrato il ministro della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, e si sono detti insoddisfatti sia per le risorse insufficienti per i rinnovi contrattuali sia per il turnover, “che resta solo una indicazione, in particolare per categorie come i medici”.

Estendendo l’orizzonte temporale a dieci anni, del resto, si capisce quanta strada (e quante risorse) debbano ancora essere reperite e iniettate su questo capitolo di spesa. Le tabelle della relazione tecnica allegata alla manovra indicano, ad esempio, che solo per le Forze di Polizia dal 2019 al 2029, e cioè nell’arco dei prossimi dieci anni, sono necessari poco meno di due miliardi di euro. La manovra mette nero su bianco gli stanziamenti previsti fino al 2021 per complessivi 870 milioni. Domani, come sempre, si vedrà.

Dove saranno le assunzioni? L’investimento maggiore è per Salvini. L’obiettivo è ripianare almeno metà delle “scoperture” tra pianta organica e effettiva delle Forze di Polizia che nei vari corpi è sotto di 24.622 agenti: previsti sono 328.257, effettivi sono solo 303.635. La scorsa legge di bilancio ha permesso di assumere 6.094 persone. Da qui, arrivano i numeri di quella nuova: nei prossimi cinque anni (2019-2023) il Ministero degli Interni potrà procedere all’assunzione di 6.150 tra dirigenti e agenti. Si parte con 1.043 unità nel 2019, così divise: 389 della Polizia di Stato, tra cui 50 prefettizi, 25 dirigenti, 427 unità carabinieri, 227 finanzieri. Per la polizia penitenziaria sono previste 362 assunzioni. I Vigili del Fuoco potranno contare su 1.500 nuove risorse nel prossimo biennio, di cui 650 l’anno prossimo.

Il Ministero della Giustizia potrà rimpinguare cancellerie e servizi amministrativi grazie a 3mila ingressi di unità non dirigenziali da attuare tramite scorrimento delle graduatorie e nuovi concorsi. Si parte nel 2019 con le prime mille unità, e un onere di 30 milioni. A regime, nel 2021, la spesa sarà di 114 milioni. Sul fronte della magistratura vera e propria, invece, l’articolo 29 della manovra stabilisce che da questo dicembre sarà possibile assumere i magistrati ordinari vincitori del concorso da 360 posti bandito due anni fa (elevabili a 396), appena sarà completata la relativa graduatoria. Viene poi autorizzata la spesa di 78 milioni necessari a coprire l’incremento di organico con 600 unità per i prossimi 12 anni, con contestuale autorizzazione alle procedure concorsuali per i primi 200 nel triennio 2020-2022. Al comparto della giustizia amministrativa vanno 26 posti tra Tar e Consiglio di Stato. La nuova Agenzia per la sicurezza ferroviaria e delle infrastrutture stradali (Anfisa) fa incetta di personale con 135 unità che nel 2020 portano la dotazione a 569 (si parte dal 1 luglio 2019).

Il Ministero dell’Ambiente potrà assumere 20 dirigenti e 400 non dirigenti. Ma la relazione avverte che le prime assunzioni non potranno arrivare prima di giugno 2019 a causa delle procedure concorsuali (oneri previsti per il primo anno: 800mila euro). L’avvocatura dello Stato potrà prendere sei dirigenti, 35 aree funzionali e 50 unità amministrative. Dal 2019 al 2021 è prevista una spesa di otto milioni. Quanto al Mibact sono autorizzate mille unità in deroga ai limiti assunzionali, 550 a partire dal 2020. A regime, cioè entro il triennio, le unità saranno mille per una spesa compessiva che tocca i 20 milioni di euro. All’articolo 32 c’è poi un “piano straordinario” di reclutamento a vantaggio di mille ricercatori la cui immissione in servizio, avverte la scheda tecnica della manovra, non potrà avvenire prima dell’autunno 2019. Inail è autorizzata ad assumere 90 persone. L’Ispettorato nazionale del lavoro potrà assumere mille persone nel prossimo triennio, partendo con 300 unità nel 2019 (non prima di luglio). Sulla scuola la manovra promette il superamento per i primi in graduatoria del pasticcio dei 779 assistenti con funzioni tecnico-amministrative ex cococo assunti al 50% di part time per effetto della precedente manovra di bilancio. I posti disponibili sono 113.

Infine c’è il capitolo sulle retribuzioni e rinnovi contrattuali, il numero 34 della legge. Un capitolo spinoso, a partire dal fatto che inizialmente non era tra le voci inviate a Bruxelles. La manovra riconosce aumenti a oltre 1,8 milioni di statali contrattualizzati (è escluso il personale in regime di diritto pubblico destinatario di miglioramenti retributivi automatici). Gli aumenti medi riconosciuti sono pari all’1,3% per il 2019 e all’1,6% per il 2020, 1,9 per il 2021. Per questa voce vengono stanziati 1,1 miliardi nel 2019, 1,4 nel 2020 e 1,7 nel 2021. Sulla carta, però. Il Sole 24 Ore ha infatti rilevato come il 70% di questi fondi è già “prenotato”, per vincoli di legge o per destinazioni di fatto obbligate. Sul tavolo delle trattative restano insomma 330 milioni, che si tradurrebbero in un aumento medio da poco meno di 10 euro a dipendente. Difficile quindi che il confronto parta davvero. E anche per il 2020 e 2021 i binari sono stretti.

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