La famiglia Martiradonna, guidata dal cassiere del clan Capriati, ha oltrepassato i confini regionali: rapporti e affari con la 'ndrangheta e la mafia siciliana. Un giro d'affari enorme con ramificazioni in Nigeria e paradisi fiscali. Il salto di qualità di Vito Martiradonna è stato possibile grazie al decisivo contributo della nuova generazione di famiglia e, in particolare, dalle competenze tecniche acquisite nel settore delle scommesse dai figli
C’ è un cambio generazionale nelle mafie. C’è un nuovo modo per imporre il proprio potere, i canali per fare denaro sono cambiati. Adesso i clan hanno bisogno di “quelli che cliccano” e che quindi movimentano i soldi. Di menti e non di mani pronte a sparare (che fanno “bam bam”, come dicono loro). Sono tantissime le intercettazioni telefoniche raccolte dalla Guardia di finanza di Bari nelle oltre settecento pagine di una maxi-inchiesta partita dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo pugliese e coordinata dalla Direzione Nazionale Antimafia. Sono 68 gli arrestati. Tra questi 22 nel filone pugliese, sette in carcere e 15 ai domiciliari. I reati contestati, a vario titolo, vanno dall’associazione mafiosa al trasferimento fraudolento di valori, dal riciclaggio all’autoriciclaggio, dall’illecita raccolta di scommesse on line alla fraudolenta sottrazione ai prelievi fiscali dei relativi guadagni.
Sono diversi gli appartenenti a due gli storici clan baresi – Capriati e Parisi – a oltrepassare i confini regionali: tessono rapporti, fanno affari con la ‘ndrangheta e la mafia siciliana. Un giro di affari che dal 2012 al 2016 produce guadagni per 20 milioni di euro e che ruota attorno a un imponente gioco d’azzardo online. Il traffico di droga, le estorsioni e gli omicidi per imporre l’egemonia di una strada o di un quartiere non sono più sicuri. Ora i clan puntano ad affari meno pericolosi e più rinumerativi. Un nuovo mercato al limite tra il legale e l’illegale, il gioco online e le scommesse. Meglio ancora se il mercato raggiunge i paradisi fiscali. Tra le società indagate c’è Centurionbet Ltd, riconducibile alla famiglia Martiradonna, appartenente al clan Capriati, e che apre sedi a Malta, nel Curacao e nelle Isole Vergini.
Vito Martiradonna, detto Vitino l’Enél, è considerato la mente di questo sistema. È lui il cassiere del clan Capriati (pericoloso sodalizio criminale del capoluogo pugliese) finito nei guai già in diverse occasioni compresa l’operazione Domino condotta dai finanzieri nel 2009, dalla quale poi negli anni esce pulito. I rapporti con i Capriati non si interrompono. Quando il capo Tonino va in carcere, la famiglia Martiradonna è ancora custode dei beni e del denaro del boss e continua a sostenere economicamente la famiglia del boss pagando anche le spese legali.
Ma Vitino non si ferma, secondo la Dda barese guidata da Giuseppe Volpe. Inventa un nuovo modo per far girare denaro e, stando alla gip che ne ha disposto l’arresto, tesseva anche rapporti con polizia giudiziaria e servizi segreti. Costituisce un “brand” autonomo, crea una struttura piramidale e una serie di piattaforme informatiche per raccogliere le scommesse, prevalentemente in Italia. Da cassiere a bookmaker, quindi. Questo è il grande salto di qualità di Martiradonna, reso possibile dal decisivo contributo della nuova generazione di famiglia e, in particolare, dalle straordinarie competenze tecniche acquisite nel settore delle scommesse dai figli Francesco, Michele e Mariano.
E poi ci sono fratelli, cugini, e persino la “zia” Mariella Franchini (cognata di Vitino), che svolge il ruolo di contabile. C’è anche una vasta filiera di master, di agenti e sub-agenti: sono loro quella vasta “zona grigia” che ha il compito di acquisire “pezzi di territorio” e fidelizzare il cliente-scommettitore proponendo delle quote più favorevoli. Sono la sinergia tra conoscenza tecnica e fama criminale, il binomio vincente su cui i Martiradonna fondano il successo economico e la rapida ascesa imprenditoriale, diventando un vero e proprio punto di riferimento anche per le altre organizzazioni mafiose interessate a questo business.
Lo spiega chiaramente Mario Gennaro – arrestato nell’operazione Gambling risalente a tre anni fa, poi divenuto collaboratore di giustizia: “In Puglia, per quello che è la mia esperienza dove ho lavorato io, quindi nella zona di Bari o anche di Foggia, anche nel barese non è possibile fare questo se non con personaggi che hanno il suo spessore criminale sul territorio. Perché come ti posso dire, questa tipologia di attività è suddivisa su diverse persone che sono legate alla criminalità organizzata da tempo. Ed è così anche in Calabria, è così anche in Sicilia. A differenza appunto di altre regioni. Quindi è importante fare la distinzione fra regione e regione”.
E il ruolo di Vitino cresce appunto proprio in Sicilia, Calabria e Campania, dove Martiradonna è considerato un nome pesante. Attraverso mirate indagini economico-patrimoniali, gli investigatori hanno individuato e sequestrato significativi investimenti economico-patrimoniali effettuati, nel corso del tempo, dai Martiradonna e dai Parisi. Il denaro accumulato illegalmente, infatti, veniva poi reinvestito in patrimoni immobiliari e posizioni finanziarie all’estero intestati a persone, fondazioni e società, tutte ovviamente schermate grazie alla complicità di diversi prestanome.
Un sistema completamente illegale e sconosciuto al fisco che, proprio grazie alla complessa articolazione degli assetti societari, ha oramai assunto una proiezione transnazionale, conseguendo importanti spazi commerciali anche in altre nazioni come Brasile, Colombia, Nigeria, Romania, Vietnam, Panama, Paraguay Argentina, Russia. In queste il rischio, anche a causa di una legislazione poco incisiva, è nullo se confrontato con gli enormi profitti. Perché incassa oggi e incassa domani, secondo gli investigatori, nelle società riconducibili a Vitino l’Enél e ai suoi famigliari erano arrivate centinaia di milioni di euro.