L’aggiornamento di Windows 10, noto come Windows 10 October 2018, torna disponibile dopo essere stato bloccato a inizio ottobre. Questa volta non dovrebbe creare grossi problemi ai computer degli utenti. Si conclude così – si spera – uno degli eventi recenti che ha sollevato il maggior numero di polemiche contro il produttore software californiano Microsoft.
Tutto era iniziato il 6 ottobre, quando il colosso mondiale del software è stato costretto a bloccare la distribuzione di un importante aggiornamento di Windows 10 (October 2018 Update, appunto) perché aveva cancellato i file personali dalla cartella “Documenti” sui computer di alcuni utenti. Il problema fortunatamente aveva colpito pochissime persone, perché gli aggiornamenti sono distribuiti a scaglioni. Per evitare un’ecatombe, Microsoft aveva bloccato tutto: un provvedimento che non ha precedenti nella storia. In un post sul blog ufficiale, il Vice Presidente di Windows, Michael Fortin, ha spiegato che “è stata la prima volta nella storia che abbiamo dovuto fare un’azione simile e ciò ci ha portato a […] farci testare e convalidare la qualità di Windows prima di iniziare a distribuirlo in modo più ampio“.
In altre parole, prima sono state apportate le modifiche del caso (tecnicamente le patch), poi la versione riveduta e corretta è stata messa nelle mani dei Windows Insiders (una comunità ristretta di tester qualificati) che l’hanno provato. Quando tutto è risultato funzionante, allora è ripresa la distribuzione su larga scala.
Attenzione, questo non significa che il nuovo aggiornamento è del tutto esente da bug. Però i problemi – qualora ci fossero – dovrebbero essere minimi, non certo delle proporzioni di quelli segnalati a inizio ottobre. Perché Windows non può essere perfetto al primo colpo su tutti i PC? Perché questo sistema operativo è in uso su oltre 700 milioni di dispositivi attivi mensilmente, basati a loro volta su 16 milioni di combinazioni di componenti hardware. Ciascun componente, per funzionare, ha bisogno di un driver (un programma software che gli permette di essere correttamente riconosciuto e usato dal sistema), che a sua volta è in costante evoluzione. Insomma, per quanto si possano fare simulazioni, assicurarsi che tutto funzioni alla perfezione è difficilissimo.
Un modo per contenere i danni è appunto quello – già adottato da tempo – di scaglionare gli aggiornamenti. In altre parole, il vostro computer con Windows 10 potrebbe installare l’aggiornamento una settimana prima o due settimane dopo quello del vostro collega. Come accaduto a ottobre, se i primi a riceverlo segnalano grossi problemi si può evitare che la debacle diventi globale, fermando tutto. A decidere chi riceve l’aggiornamento per primo concorre un modello di machine learning (una intelligenza artificiale) che seleziona i dispositivi su cui è meno probabile avere problemi. Allo stesso modo, può essere interdetta l’installazione dell’aggiornamento su quei sistemi che potrebbero non garantire una buona esperienza d’uso.
Detto questo, Microsoft promette che continuerà a lavorare per affinare i sistemi di “prevenzione” dei problemi, e che in futuro farà test più approfonditi prima di iniziare la distribuzione di Windows su larga scala. A noi non resta che sperare che questo lavoro ci porti pochi problemi e facilmente risolvibili.