Esiste una prima più attesa della Prima, quella con la pi maiuscola, quella della sera di Sant’Ambrogio. Sarà sempre a Milano e di sicuro qui saranno tutti presenti: Silvio Berlusconi, Matteo Salvini, Matteo Renzi, Giorgia Meloni, Pierluigi Bersani, Alessandro Di Battista, Danilo Toninelli. Non si faranno fotografare in un palco reale né si accomoderanno in platea: saranno loro, al contrario, dirimpetto al pubblico a cantare, ciascuno dentro un ruolo del Gianni Schicchi, una delle opere del Trittico di Giacomo Puccini. Il debutto è programmato per sabato 17 novembre (con replica domenica) allo Spazio Teatro 89.
L’idea imbottita di polvere pirica di usare le maschere dei leader politici per rappresentare un’opera lirica è ancora una volta di Gianmaria Aliverta, direttore artistico e regista di VoceAllOpera, associazione-gioiello che da tempo compie un triplice miracolo: dare un’opportunità ad artisti giovani se non giovanissimi, avvicinare il pubblico non avvezzo alla lirica spolverando un po’ dalle ragnatele allestimenti e poltroncine e offrire uno spettacolo di lirica a un prezzo non da leasing di finanziaria. Come se non bastasse, c’è ancora un pezzo di buono, dentro questa storia: le scenografie ideate da Aliverta con Alessia Colosso sono create dagli ospiti della comunità psichiatrica riabilitativa La Casa di Anania della Fondazione Castellini di Melegnano. Un esperimento che – più o meno con la stessa formazione in campo – nella scorsa stagione aveva già stravinto per esempio con La Cenerentola di Rossini, uno spasso accuratissimo, raffinato, in cui comparivano perfino le parodie di Donatella Versace e Karl Lagerfeld (nei personaggi di Tisbe e Dandini).
E quindi ecco un’altra “operazione esplosiva” come la chiamano la VoceAllOpera: un dittico che mette insieme una selezione delle Villi e, appunto, lo Schicchi. La prima è un’opera-ballo, sempre di Puccini ma di 34 anni prima, rappresentata con regia, costumi e scene di Anna Zwiefka e coreografia di Damian Malvacio, Michela Maggiolo e Accademia di Danza di Alessandria. Laura Esposito sarà Anna, mentre Maurizio de Valerio sarà Roberto.
La seconda è un’opera comica in un atto che Aliverta spintona con grazia fino a farla rotolare ai giorni nostri, cioè oltre settecento anni dopo l’epoca in cui è ambientata (cioè un po’ prima del Trecento). La trama è quella di un intrigo: gli stratagemmi che Gianni Schicchi – fiorentino acuto, astuto, svelto di sguardo e pieno di spirito – si deve inventare per aiutare i familiari del riccone Buoso Donati che è morto lasciando tutto in eredità non a loro bensì a un convento di frati. Schicchi, Donati, i parenti e tutti gli altri compongono la variopinta batteria di personaggi politici o simili, visto che c’è spazio anche per qualche comparsata di Lele Mora (senza pretese di direzioni di giornali comunisti) e di Apicella (ma senza chella canzone di quei celeberrimi eppure improbabili duetti a Villa Certosa).
Dunque: chi sarà il fiorentino astuto che viene dalla cosiddetta gente nova che con la burla rottama la vecchia? Chi sarà il riccone che non sembra mai uscire davvero dalla scena? Chi poteva assumere il compito di Lauretta (interpretata da Gesua Gallifoco, classe 1996) se non Maria Elena Boschi, tanto più che l’aria più celebre dell’opera (la sua) comincia – guarda il caso – con O mio babbino caro?
E, infine, poiché la lirica è magia, trascina lontano il pensiero, in un mondo onirico, riporta davanti agli occhi perfino ciò che non esiste più, comprese le storie di un tempo molto molto lontano, in scena si ritroverà nientemeno che Angelino Alfano che prima di scomparire nel nulla come un illusionista è stato uno dei ministri più longevi della storia della Repubblica.
A una cosa non possono arrivare invece neanche la lirica, il teatro, l’arte. Cioè a stravolgere completamente il finale: quello di Schicchi è un trionfo (sia pure con l’inganno), quello del suo epigono nella realtà appare a tutti (tranne che a lui) senza speranza.