Il Garante della Privacy ha bocciato il ritorno all’indicazione di “padre” e “madre” al posto di “genitore 1 e 2” nei moduli per il rilascio della carta d’identità elettronica per i figli minorenni. Era stato il ministro dell’Interno Matteo Salvini ad annunciare di aver dato disposizione agli uffici del Viminale di modificare la modulistica ripristinando la vecchia dicitura che specifica il sesso dei genitori. “Noi andiamo avanti, non esiste privacy che neghi il diritto ad un bimbo di avere una mamma e un papà”, ha commentato Salvini. A settembre era stato lo stesso ministero aveva chiesto il parere del Garante della Privacy a riguardo. L’Authority ha rilevato però una serie di criticità che l’hanno portata a bocciare lo schema di decreto che avrebbe introdotto la riforma.
Per il Garante infatti, “la modifica è suscettibile di introdurre profili di criticità nei casi in cui la richiesta della carta di identità, per un minore, è presentata da figure che esercitano la responsabilità genitoriale che non siano esattamente riconducibili alla specificazione terminologica ‘padre’ o ‘madre’ . Ciò, in particolare, nel caso in cui sia prevista la richiesta congiunta (l’assenso) di entrambi i genitori del minore (documento valido per l’espatrio)”.
Le ipotesi, spiega ancora l’Autorità, sono quelle in cui la responsabilità genitoriale e la trascrizione nei registri dello stato civile dei figli seguono una sentenza di adozione in casi particolari, la trascrizione di atti di nascita formati all’estero, il riconoscimento in Italia di provvedimenti di adozione pronunciati all’estero, la rettifica di attribuzione del sesso, oppure quando a registrare sia direttamente il sindaco. In questi casi, il rilascio del documento “potrebbe essere impedito dall’ufficio – in violazione di legge – oppure, potrebbe essere subordinato a una dichiarazione non corrispondente alla realtà, da parte di uno degli esercenti la responsabilità genitoriale. Infatti, nella richiesta del documento, nella ricevuta rilasciata dall’ufficio e, soprattutto, nel documento d’identità rilasciato per il minore, il dato relativo a uno dei genitori sarà indicato in un campo riportante una specificazione di genere non corretta, non adeguata o non pertinente alla finalità perseguita”.
“Condivido interamente il parere del Garante per la Privacy a proposito delle modalità tecniche di emissione della carta di identità elettronica: con argomentazioni che appaiono ineccepibili, si afferma l’inopportunità di sostituire la parola ‘genitori’ con le parole ‘padre’ e ‘madre'”, ha detto Luigi Manconi direttore dell’Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
“La modifica – osserva Manconi – esporrebbe al rischio di disparità di trattamento nei casi in cui la richiesta della carta di identità, per un soggetto minore, sia presentata da figure esercenti la responsabilità genitoriale che non siano esattamente riconducibili alla specificazione terminologica ‘padre’ o ‘madre’, come nel caso di persone dello stesso sesso. E ciò, in particolare, nel caso in cui sia prevista la richiesta congiunta, l’assenso, di entrambi i genitori del minore per il documento valido per l’espatrio”.
Inoltre, “disporre di sostituire il termine ‘genitorì con le parole ‘padre’ e ‘madre’ rischierebbe di imporre in capo ai soggetti richiedenti una dichiarazione di dati inesatti o di informazioni non necessarie di carattere estremamente personale. E, in alcuni casi, si arriverebbe a escludere la possibilità di rilascio del documento a fronte di dichiarazioni che non rispecchino la veridicità. L’Unar chiede al Governo di accogliere interamente il parere del Garante per la Privacy nella elaborazione delle modalità tecniche di emissione della carta di identità elettronica”.