I 4,8 miliardi da pagare allo Stato italiano sulla base della sentenza della Corte di giustizia Ue che impone di recuperare anche gli arretrati? “E’ una cifra irrealistica”. Parola del segretario generale della Cei, il vescovo Stefano Russo, che in un’intervista al Sole 24 Ore smentisce che siano già in corso trattative per l’applicazione della “pace fiscale” a questo dossier. E chiarisce: “Non mi sento di avallare assolutamente questa cifra. Tra l’altro bisogna ricordare, e farlo con molta chiarezza: le attività potenzialmente coinvolte sono davvero molte e vanno da quelle della scuola alla sanità, dalla cultura all’assistenza, e non sono tutte della Chiesa, ma riguardano tutto il mondo no profit“.
“Dopo la sentenza della Corte di Giustizia dobbiamo avere ancora contatti con il governo”, dice Russo. “Quello che si legge su possibili ripercussioni sono solo delle ipotesi. Credo che su questo siamo davvero in una fase prematura”, dichiara Russo. Che ricorda come la sentenza faccia presente che “la Commissione Ue avrebbe dovuto verificare in maniera non puntuale la non possibilità per l’Italia di poter arrivare a riscuotere le cifre eventualmente dovute per i cinque anni, 2006-2011”.
In generale però è pacifico – come già affermato da Papa Francesco – che “chi svolge attività commerciale deve pagare”. E “nella stragrande maggioranza dei casi è così, da molto tempo”. “Se c’erano delle zone di opacità questo era anche da attribuire alla legge sull’Ici, che lasciava questi spazi. Con l’introduzione dell’Imu”, nel 2012 con il decreto Monti, “questo non è certamente più possibile, non solo per gli enti ecclesiastici ma per tutto il no profit. La nuova legge riconosce l’esenzione del pagamento dell’imposta immobiliare alle attività che offrono dei veri servizi sociali. Mi sembra che non si tratta affatto di un privilegio”.