Secondo la bozza dell'esecutivo, i soldi per le federazioni e quelli della ricca Coni Servizi andranno al nuovo ente, i cui vertici saranno nominati da Giorgetti. Il presidente: "Se questa riforma fosse partita per fine 2019 mi sarei dimesso contestualmente. C'è una profonda illogicità in tutto questo. Facciamola partire alla fine del quadriennio. Io sono stato eletto per essere presidente di un altro Coni"
Lo svuotamento del Coni e la contemporanea nascita della società Sport e Salute non va giù al presidente del Comitato olimpico italiano. Giovanni Malagò ha usato parole dure per descrivere l’iniziativa del governo al Consiglio nazionale: “Questa non è una riforma dello sport italiano, è un discorso in modo elegante di occupazione del Comitato olimpico nazionale italiano. Quello che uscirebbe o potrebbe uscire da questa norma – ha detto Malagò – non la considero una riforma, è una precisa e fortissima volontà della politica di oggi di trasformare il Coni”. Secondo la bozza dell’Esecutivo Conte, i soldi per le federazioni e quelli della ricca Coni Servizi andranno al nuovo ente, i cui vertici saranno nominati dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti. Un disegno aspramente criticato dal presidente del Coni, secondo cui “con questa riforma il Coni, il comitato olimpico più importante al mondo, diventa l’ultimo comitato al mondo”.
Gli effetti, per Malagò, saranno disastrosi: “Il Coni si ridurrebbe ad una bellissima agenzia di viaggi che ogni due anni organizza le Olimpiadi. Conosco perfettamente la materia – ha spiegato Malagò – e sento delle cose che mi fanno sorridere perché si capisce benissimo la non conoscenza della materia“. Altre accuse: “Io devo rinunciare a questo scudetto, ai cinque cerchi ed alla scritta Coni, il secondo marchio più prestigioso forse dopo la Ferrari, per un marchio che si chiama Sport e Salute, che se vai su internet ne trovi a centinaia. Ma vi rendete conto?” A queste parole tutti i membri del Consiglio si sono alzati in piedi applaudendo. Secondo quanto risulta al Fatto Quotidiano, però, i tentativi di resistenza del Coni non stanno avendo i risultati sperati. Da qui l’inasprimento dialettico.
Malagò, del resto, ha rivelato un retroscena importante: “Abbiamo spiegato al governo che questa riforma non è applicabile per il 2019, ci hanno detto che riguarda il 2020 – ha detto – Peggio mi sento, nel 2020 ci sono le Olimpiadi. Se questa riforma fosse partita per fine 2019 mi sarei dimesso contestualmente – ha raccontato – c’è una profonda illogicità in tutto questo. Facciamola partire alla fine del quadriennio. Io sono stato eletto per essere presidente di un altro Coni”. La riforma, oltretutto, non è stata annunciata preventivamente ai vertici dello sport italiano, almeno a sentire il presidente del Coni: “Non sapevo niente, non ero al corrente di nulla. Non è stato piacevole sapere indirettamente che c’era questa bozza di legge” ha sottolineato, aggiungendo che “è stato un fatto inaspettato proprio in virtù del fatto che con il governo ho dei rapporti a dir poco quotidiani”. Ma come è nata la riforma? “Ho cercato di capire come si è arrivati a questa decisione fortissimamente caduta dall’alto – ha detto Malagò – La risposta mi è stata data con grande franchezza e sincerità: è la politica“.