“La Rai non può svendere la propria merce con sconti del 90-95 percento, solo perché ha la riserva del canone. La pubblicità è contingentata, con questo comportamento butta via la merce. Ecco perché faccio appello all’arbitro. Fatevi aiutare dalla Var se ritenete, ma intervenite”. Fedele Confalonieri attacca i vertici di viale Mazzini nel corso di un convegno Agcom al Senato. “Per abbassare un prezzo ci vogliono cinque minuti, ma per recuperarlo ci vuole la fatica di Sisifo”, continua il presidente di Mediaset.

L’accusa diretta al competitor è quella di fare “dumping” vale a dire vendere spazi pubblicitari a prezzi di saldo o addirittura stracciati. Accusa che l’amministratore delegato Fabrizio Salini rispedisce al mittente: “La Rai non fa dumping, anzi. Abbiamo il tetto pubblicitario, alcuni canali non ospitano la pubblicità e non facciamo pubblicità agli operatori di betting. Non c’è nessuna pratica di dumping. Anzi tutt’altro.” Più volte nei mesi scorsi Fabrizio Piscopo, ex amministratore delegato di Rai Pubblicità, era stato criticato per gli sconti agli inserzionisti. Una scelta che non era piaciuta agli esponenti di Forza Italia.

A dicembre 2017 Anna Maria Bernini, capogruppo al Senato del partito di Silvio Berlusconi, si era mossa sul tema depositando in Vigilanza una “risoluzione sull’adozione da parte della Rai di procedure idonee a valorizzare la vendita degli spazi pubblicitari”. Nel documento si sostiene “che a partire dal 2012 e fino a tutto il 2016, ma con un dato che risulta essere attuale anche per il 2017, gli sconti mediamente praticati dalla Rai, sulla base di dati Nielsen, sono progressivamente aumentati fino a un valore medio superiore all’85 percento con punte superiori anche al 90 percento” riducendo “gli spazi competitivi per tutte le imprese che operano nel settore della comunicazione, deprimendo le loro potenzialità di investimento e di incidere sulla qualità economica e dimensionale degli inserzionisti, sottraendo in tal modo anche risorse al mercato della stampa e dell’emittenza locale. Una politica di vero e proprio dumping che la Rai ha potuto perseguire grazie alle risorse garantite dal canone”.

Parole simili nella forma e nel contenuto a quelle pronunciate da Confalonieri. Che arrivano nello stesso periodo in cui sta entrando nel vivo la “guerra” per occupare la poltrona di amministratore delegato di Rai Pubblicità, lasciata vacante da Piscopo dopo quasi cinque anni e con l’interim affidato al presidente Antonio Marano. Una nomina di peso che si ritroverà a gestire una raccolta pubblicitaria di quasi 700 milioni di euro. A inizio 2018 aveva preso quota il nome di Mauro Gaia, ex manager Seat, che – come raccontato dal Fatto Quotidiano – aveva incrociato gli affari dell’azienda della famiglia Renzi. Nomina poi archiviata. Nelle ultime settimane ha iniziato a circolare il nome di Matteo Tarolli, attuale deputy general manager di Zenith Roma. Sostenuto, scrive Dagospia, da Giancarlo Giorgetti, numero due della Lega: il candidato al ruolo vertice di Rai Pubblicità è il figlio di Ivo Tarolli, ex senatore Udc, e suo fratello Carlo ha sposato Eugenia Fazio, figlia dell’ex governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio.

Il suo curriculum, però, non sarebbe considerato all’altezza di un incarico così prestigioso. In più sul suo nome il M5s avanzerebbe più di qualche perplessità. Nelle ultime settimane, poi, si è aggiunto alla lista anche Alessandro Ronco, manager di Ferrero. Se Salini e Marcello Foa dovessero confermare la linea di valorizzazione dei dirigenti interni, invece, potrebbero salire le quotazioni di Paolo Del Brocco ma solo se “costretto” a lasciare Rai Cinema. A Viale Mazzini raccontano che, dopo aver abbandonato la poltrona di dg, Mario Orfeo avrebbe iniziato le sue manovre sognando di sostituire proprio Piscopo. Il giornalista, però, ha un problema: è considerato troppo renziano. E la nomina in ballo è importante: decide infatti quale politica pubblicitaria seguire. Una scelta che, come si è visto, ha effetti anche sulla concorrenza, cioè su Mediaset. E in ballo ci sono milioni e milioni di euro.

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