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Yemen, la guerra di cui non si può parlare

Da quasi tre anni nello Yemen si combatte una guerra tra la minoranza sciita Houthi e il governo (Hadi) che rappresenta l’ala sunnita, quindi vicino all’Arabia saudita. Come ho avuto modo di denunciare nel mio intervento in Senato di martedì, in Yemen, in queste ore è in corso una violentissima battaglia per la conquista della città portuale di Hodeidah. Il porto è una delle poche vie d’accesso per gli aiuti umanitari che alleviano le sofferenze di una popolazione costretta alla fame dall’embargo della coalizione a guida saudita. Nelle ultime 48 ore i morti sono più di 150, inclusi i civili, tra questi anche tanti bambini come la piccola Amal di sette anni morta per fame e indifferenza. La piccola Amal è il simbolo di questo orrore che sembra non abbia fine ma sono 50mila i bambini malnutriti che rischiano di morire quest’anno. Un’ignobile carneficina che deve finire e che dobbiamo condannare con forza.

Il mondo intero si è giustamente indignato per l’uccisione di Kashoggi per mano dei sicari sauditi, come facciamo a rimanere silenti di fronte a una guerra che continua da anni, con immani sofferenze per la popolazione yemenita? Come hanno potuto i media nostrani a dedicare prime pagine all’albero di Natale “spelacchio” e ignorare del tutto chi muore sotto le bombe saudite? Cosa faranno quest’anno i signori dell’informazione mainstream? Continueranno a parlare dell’albero di Natale di Roma per colpire la Raggi o inizieranno, finalmente, a trattare tale argomento? Temo che l’oblio su questa guerra resterà per non contrastare i mercanti di morte che tanto stanno lucrando. L’informazione ha un ruolo centrale in ogni guerra, una volta si chiamava più propriamente propaganda.

I mass media possono scegliere di occuparsi o meno di una guerra, ma così facendo scelgono di schierarsi, con il proprio silenzio, verso uno o l’altro schieramento. L’opinione pubblica non si accorge di ciò che accade in Yemen, quando invece come dimostrano moltissimi casi negli ultimi anni, potrebbe mobilitarsi per chiedere la fine delle ostilità. Nessuno racconta l’epidemia di colera sta provocando la morte di migliaia di civili, le infrastrutture come ospedali, vie di collegamento, ma anche mercati, moschee e centri abitati vengono quotidianamente colpiti, causando la morte di moltissimi civili e l’interruzione di servizi vitali. Il Parlamento europeo ha chiesto l’avvio di un’iniziativa finalizzata all’imposizione di un embargo Ue sulle armi all’Arabia saudita mentre il segretario Generale dell’Onu Guterres ha condannato più volte i raid sauditi.

Come giustificare questo silenzio, se non con l’imbarazzo di contestare un attore internazionale economicamente forte come l’Arabia saudita? Eppure in queste settimane la stampa statunitense riporta sempre più notizie sullo Yemen, racconta storie come quella della piccola Amal, racconta la sofferenza di un popolo intero, come faceva anche Kashoggi prima di essere barbaramente assassinato da sicari sauditi. Se Kashoggi è stato soffocato e fatto a pezzi dai suoi aguzzini nel silenzio di una stanza di un consolato saudita in Turchia, anche lo Yemen è soffocato e fatto a pezzi a causa di un embargo insostenibile e di una violenza senza fine, nel silenzio dei governi e dell’opinione pubblica internazionale. Questo non può essere accettabile specie per noi che abbiamo venduto ingenti quantità d’armi all’Arabia saudita.

Al comunità internazionale deve fare pressioni nell’immediato per fermare la carneficina di civili a Hodeidah il prima possibile con una tregua che permetta di soccorrere i feriti e mettere in salvo i civili da una città sotto assedio da mesi. E’ necessario altresì garantire il transito degli aiuti umanitari alla popolazione yemenita. Secondo l’Onu ci sono 14 milioni di persone in condizioni di precarestia, di questi 2 milioni sono bambini. L’aviazione saudita e quella dei suoi alleati devono interrompere immediatamente i bombardamenti a strutture ospedaliere, mercati e centri abitati e rispettare le regole internazionali, già troppe volte ignorate. Dopo il risultato estremamente positivo del vertice di Palermo sulla Libia, sarebbe auspicabile che il nostro governo anche per lo Yemen intraprenda un’azione decisa all’interno degli organismi internazionali di cui fa parte. Un’azione che potrebbe partire con il sostegno alla Svezia, attualmente impegnata in una proposta di road map per la pace nell’area. Il ministro degli affari esteri degli Emirati arabi uniti, Anwar Gargash ha accolto con favore la proposta di tenere i colloqui di pace in Svezia e si spera che questa volta le cosa vadano diversamente.