Sul serio? Quando è iniziata la polemica sul pugno alzato di Danilo Toninelli ho pensato a uno strampalato tentativo di fare polemica da parte delle opposizioni, che sarebbe morto nel giro di un paio d’ore. La sera invece tutti i Tg ne parlavano, e stamattina lo fanno i giornali. Dunque, la cosa che oggi tutti gli italiani sanno in merito al decreto Genova diventato legge è che il ministro Toninelli ha esultato col pugno alzato. 

Visto che si fa sul serio, provo anche io a parlarne seriamente, analizzando dal punto di vista della comunicazione ciò che è successo. Il fatto che si stia parlando tanto di questo gesto del ministro dei Trasporti, vedremo, deve preoccuparci sotto molti aspetti. Ma alla fine ci dà anche un po’ di speranza.

1. Il fatto che se ne parli è colpa dell’ignoranza degli italiani

Senza offendere nessuno, parlo del dato di fatto che l’Italia è leader nell’analfabetismo funzionale. Dato che gli italiani non capiscono i concetti tecnici e complessi, se gli parli di un decreto articolato come quello per Genova (diventato legge ieri) e del condono/non condono di Ischia la gente non capisce. La foto di un pugno alzato invece si capisce facilmente, quindi può diventare virale più facilmente di una legge. Il Pd infatti prima di puntare sul pugno alzato del ministro Toninelli aveva provato a fare polemica sul condono di Ischia, con scarsi risultati.

2. È colpa della comunicazione moderna

La comunicazione on line non favorisce la qualità dell’informazione, anzi la abbassa. Essendo ancora principalmente basata sui clic (gli introiti dipendono dalla quantità di traffico che arriva sui siti dei giornali), l’informazione di oggi deve sempre stupire. Dunque si ricorre continuamente al sensazionalismo, cercando lo scandalo anche dove non c’è. Vedendo la polemica del Pd che chiedeva le dimissioni del ministro per questo gesto, la stampa ha cavalcato la vicenda amplificandola oltremodo con illustri opinionisti che si sono uniti alla condanna, invece di liquidarla con poche righe dentro un resoconto della giornata d’Aula.

3. È colpa della comunicazione scadente delle opposizioni

Non sapendo più come far parlare di loro in un contesto in cui Lega e M5S hanno monopolizzato il dibattito, le opposizioni sono costrette ad alzare i toni. Matteo Renzi aveva promesso che il Pd non avrebbe mai occupato i banchi per protesta, ma come abbiamo visto ieri lo ha fatto. È normale, è una regola della comunicazione: se non si parla di te, devi alzare i toni. Il Pd lo ha fatto, come detto, occupando i banchi e chiedendo le dimissioni di Toninelli per questo pugno chiuso. Forza Italia attraverso la sua capogruppo Anna Maria Bernini ha intimato a Toninelli: “Non si permetta mai più di alzare un pugno in questa aula!”. 

Forse il centrodestra si è scandalizzato scambiando quel gesto per un pugno comunista? Sui social e alcuni giornali si è aperto un dibattito: “è un pugno comunista”, “no il saluto comunista è col braccio sinistro, lui ha usato il destro”. Anche Giuseppe Civati, che appartiene alla sinistra radicale dei pugni chiusi, vede un saluto comunista nel gesto di Toninelli che stigmatizza con un gioco di parole su Twitter: “Ischia il vento”.

Prendendo sul serio il dibattito, visto che serio è diventato, basta vedere il video per capire che non era un gesto comunista ma un’esultanza classica, un gesto di vittoria, dato che il braccio non è rimasto alzato per qualche secondo come dovrebbe essere in un saluto comunista o fascista. È un pugno dato in aria che dura una frazione di secondo. Facendo un fermo immagine di ogni video in cui si saluta la folla, o un amico da lontano, diventeremmo tutti fascisti.

Concludiamo con il lato positivo della vicenda. Se oggi ci si scandalizza per un’esultanza in Aula significa che è da tanto che non sentiamo più parlare di scandali veri, ruberie e porcate varie a opera dei membri di un governo. Dunque, tutto sommato, dovremmo esultare un po’ tutti alla Toninelli.

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