La procura di Milano ha chiuso le indagini sul Sole 24 Ore. L’avviso di chiusura riguarda l’ex direttore del giornale Roberto Napoletano, l’ex presidente del gruppo, già numero uno della Fondazione Fiera Milano, Benito Benedini, e Donatella Treu, ex amministratore delegato e direttore generale dell’editrice. È l’ultimo capitolo dell’inchiesta che nel marzo 2017 scosse il quotidiano economico. Il penultimo era stato il versamento, a titolo di risarcimento da quasi 3 milioni dalla Di Source Limited, la società Uk incaricata di gestire gli abbonamenti digitali all’estero fra il 2013 e il 2016 durante la gestione dell’ex presidente Benedini e dell’allora ad Treu. I pm lombardi, con gli accertamenti della Guardia di Finanza, aveva scoperto che molte copie digitali dichiarate erano farlocche, che quelle di carta finivano al macero e di conseguenza i ricavi erano gonfiati. Per la procura si trattava in realtà di account fantasma, attivati solo per far abbellire i disastrati conti della casa editrice e gonfiare i bilanci. Ma non solo: venivano mascherate le perdite del quotidiano aggregando ricavi di altri settori. Ed è così che le percentuali di crescita – anche comparati con i risultati di altre testate – erano di fatto “del tutto slegati dalla realtà economica”. Le notizie false sui risultati avrebbero anche alterato il prezzo del titolo del gruppo quotato in Borsa. Per questo che la procura, contestando l’aggiotaggio informativo, ha inserito nel capo di imputazione i comunicati del 18 marzo 2014 con le indicazioni sulla diffusione delle copie digitali del quotidiano, del 19 marzo 2015 sui ricavi consolidati del gruppo, e il comunicato del 16 marzo 2016 sui ricavi dell’intero 2015 della società. In quei comunicati si diceva che il giornale si confermava primo quotidiano digitale. Anche la società, in base alla legge 231 sulla responsabilità amministrativa degli enti, è stata iscritta nel registro degli indagati.
L’ex direttore: “Certo di chiarire estraneità” – “In tanta sofferenza sono almeno contento che le indagini si siano concluse perché in questo modo potrò finalmente conoscere gli elementi di accusa a mio carico”, è il commento di Napoletano che si dice “certo di potere fornire tutti i chiarimenti necessari per accertare la mia totale estraneità a qualsiasi condotta illecita”. Nel dicembre del 2017 Napoletano ha costituito un trust in cui ha allocato i suoi immobili.
Appropriazione indebita verso archiviazione per nuova norma
L’inchiesta era stata aperta per false comunicazioni sociali e appropriazione indebita. Ma quest’ultimo reato si estinguerà perché come prevede la nuova norma sull’appropriazione indebita la parte offesa deve presentare querela e dopo il risarcimento il gruppo editoriale, che fa riferimento a Confindustria, non procederà. Quindi il filone, in cui era coinvolti l’ex direttore dell’area digitale, Stefano Quintarelli (già ex deputato di Scelta Civica) suo fratello Giovanni Quintarelli, il commercialista Stefano Poretti, Massimo Arioli (ex direttore finanziario del gruppo), Alberti Biella (ex direttore dell’area vendite) e Filippo Beltramini (direttore della società inglese Fleet Street News Ltd), verrà archiviato.
I pm: “Sovrastimati i risultati di gestione”
Nel primo filone erano e restano indagati per false comunicazioni al mercato l’ex direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano, l’ex presidente del gruppo, già numero uno della Fondazione Fiera Milano, Benito Benedini, e Donatella Treu, ex amministratore delegato e direttore generale dell’editrice. L’accusa di false comunicazioni sociali contestata agli ex vertici del gruppo e all’ex direttore riguarda i presunti dati falsi sulle copie che hanno impattato sul bilancio del 2015. Il pm Gaetano Ruta e l’aggiunto Fabio De Pasquale hanno contestato anche l’aggiotaggio informativo. A Benedini, Treu e Napoletano i pm contestano di aver esposto nella “relazione finaziaria semestrale al 30 giugno 2015, nel resoconto intermedio di gestione al 30 settembre 2015 e nel bilancio al 31 dicembre 2015, fatti materiali non rispondenti al vero – come si legge nel capo di imputazione – sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società”, sull’andamento economico, sulla vendita delle copie digitali e cartacee e sui ricavi “ciòrealizzando con una rappresentazione tesa sempre a sovrastimare i risultati di gestione del più significativo asset della società – il quotidiano Il Sole 24 Ore – in particolare i ricavi generati dalla vendita delle copie e la penetrazione nel mercato, anche mimetizzando le perdite maturate attraverso la aggregazione di idfferenti aree di business”. Bugie al fine ” di assicurare a se stessi e a terzi un ingiusto profitto”.
Le false comunicazioni sociali e gli spostamenti delle perdite
Per quanto rigaurda le false comunicazioni sociali secondo il pubblico ministero gli indagati aggregavano all’interno del settore denominato Editrice le aree Publishing&Digital (al cui interno era incluso il quotidiano Il Sole 24 Ore, versione cartacea e digitale, i prodotti collaterali e periodici allegati, i nuovi prodotti digitali, il sito del quotidiano e i contenuti online a pagamento), Tax&legal, Radio, Agenzia e Pa. Un’aggregazione che di fatto impediva di comprendere i risultati di ciascuno settore e “in tal modo impedendo di valutare la natura e gli effetti sul bilancio della società dei risultati di ciascun settore e del contesto economico nel quale ciascun settore operava”. Ed è così che i risultavi positivi di alcuni settori finivano “per compensare l’andamento negativo del settore operativo Publishing&Digital costituito per la gran parte dal quotidiano Il Sole 24 Ore”. Le perdite del quotidiano venivano di fatto mascherate nei bilanci.
Trasferiti i ricavi di altri settori al quotidiano
Ma come avveniva questa alterazione dei risultati con la diffusione del quotidiano? Secondo la procura a partire dall’esercizio del 2013 venivano trasferiti al quotidiano digitale i ricavi delle banche dati grazie all’offerta del quotidiano digitale in abbinamento agli abbonati di altri prodotti editoriali del gruppo… senza alcuna maggiorazione del prezzo e senza alcun accordo contrattuale con il cliente al quale veniva lasciato inalterato il valore della fattura. Ma le fatture sarebbero state regolrizzate solo a partire dal 2015 attraverso lo scorporo del prezzo del quotidiano. Ed è così che venivano indicati ricavi dalla diffusione quelli che in realtà erano soldi guadagnati con la vendita di prodotti dati in abbinamento. Informazioni false ad azionisti e mercato sull’attribuzione delle voci di ricavo. Ed è così che nel corso dell’esercizio 2015, “la vendita simulata di abbonamenti al quotidiano digitale a favore di grandi clienti, cui venivano concessi sconti e omaggi sulle spese pubblicitarie quale contropartita alla sottoscrizione dei suddetti abbonamenti che finivano per essere privi di un effettivo corrispettivo”. Secondo la procura venivano fatti passare per fruttuosi i rapporti contrattuali con DiSource,Johnson, Edifreepress che invece facevano registrare segno negativo. Questo perché per ogni copia venduta veniva retrocesso all’intermediario un importo superiore a quello fatturato. Ma non solo anche le vendite erano “fittizie”: le copie cartacee distribuite da Johnson e Edifreepress finivano al macero. Un rapporto quello tra Il Sole e questa società sempre in perdita. Gli inquirenti hanno scoperto anche che a partire dal 2013 non era stata contabilizzata la cessione, con modalità sale and lease back, della Rotativa a favore di Mps L&F. L’accordo prevedeva l’impegno da parte del quotidiano di subentrare in un contratto di leasing. Valore dell’operazione 8 milioni 134 mila euro.
Una settimana fa annunciati 103 licenziamenti
Una mala gestio, che dovrà essere certificata dai giudici, ma che ha però avuto già effetti sul lavoro dei dipendenti. Solo una settimana fa la società ha inviato un comunicato, indirizzato anche ai sindacati e alle Rsu di grafici e poligrafici del gruppo, per l’avvio della procedura di licenziamento di 103 persone su 545. Una decisione, avevano spiegato fonti sindacali del gruppo a ilfattoquotidiano.it, che era attesa da tempo. “Siamo in solidarietà da sei anni, continuano a risparmiare sui costi perché non riescono a recuperare i ricavi. Quindi risparmiano sulla pelle dei lavoratori. Il problema della malagestione è in alto, non in basso. Del resto le false comunicazioni sociali e perquisizioni della Guardia di finanza qualcosa vorranno dire“. Oggi da Confindustria arriva poche righe di commento alla chiusura indagini che era attesa da tempo: “In relazione al provvedimento assunto dalla Procura di Milano a conclusione delle indagini relative a Il Sole 24 ore, e valutate le ipotesi di reato contestate, Confindustria, in qualità di azionista di controllo della società, comunica che assumerà tutte le iniziative necessarie alla tutela del proprio patrimonio e dei propri associati“.
Giustizia & Impunità
Il Sole 24 Ore, chiusa l’indagine per ex vertici ed ex direttore Napoletano: contestato anche l’aggiotaggio
Stralciato e verso l'archiviazione il filone relativo al reato di appropriazione indebita. La società DiSource Limited ha risarcito il gruppo editoriale e in base alla nuova norma per questo reato si procede solo su querela di parte. L'ex direttore: "Certo di chiarire la mia estraneità"
La procura di Milano ha chiuso le indagini sul Sole 24 Ore. L’avviso di chiusura riguarda l’ex direttore del giornale Roberto Napoletano, l’ex presidente del gruppo, già numero uno della Fondazione Fiera Milano, Benito Benedini, e Donatella Treu, ex amministratore delegato e direttore generale dell’editrice. È l’ultimo capitolo dell’inchiesta che nel marzo 2017 scosse il quotidiano economico. Il penultimo era stato il versamento, a titolo di risarcimento da quasi 3 milioni dalla Di Source Limited, la società Uk incaricata di gestire gli abbonamenti digitali all’estero fra il 2013 e il 2016 durante la gestione dell’ex presidente Benedini e dell’allora ad Treu. I pm lombardi, con gli accertamenti della Guardia di Finanza, aveva scoperto che molte copie digitali dichiarate erano farlocche, che quelle di carta finivano al macero e di conseguenza i ricavi erano gonfiati. Per la procura si trattava in realtà di account fantasma, attivati solo per far abbellire i disastrati conti della casa editrice e gonfiare i bilanci. Ma non solo: venivano mascherate le perdite del quotidiano aggregando ricavi di altri settori. Ed è così che le percentuali di crescita – anche comparati con i risultati di altre testate – erano di fatto “del tutto slegati dalla realtà economica”. Le notizie false sui risultati avrebbero anche alterato il prezzo del titolo del gruppo quotato in Borsa. Per questo che la procura, contestando l’aggiotaggio informativo, ha inserito nel capo di imputazione i comunicati del 18 marzo 2014 con le indicazioni sulla diffusione delle copie digitali del quotidiano, del 19 marzo 2015 sui ricavi consolidati del gruppo, e il comunicato del 16 marzo 2016 sui ricavi dell’intero 2015 della società. In quei comunicati si diceva che il giornale si confermava primo quotidiano digitale. Anche la società, in base alla legge 231 sulla responsabilità amministrativa degli enti, è stata iscritta nel registro degli indagati.
L’ex direttore: “Certo di chiarire estraneità” – “In tanta sofferenza sono almeno contento che le indagini si siano concluse perché in questo modo potrò finalmente conoscere gli elementi di accusa a mio carico”, è il commento di Napoletano che si dice “certo di potere fornire tutti i chiarimenti necessari per accertare la mia totale estraneità a qualsiasi condotta illecita”. Nel dicembre del 2017 Napoletano ha costituito un trust in cui ha allocato i suoi immobili.
Appropriazione indebita verso archiviazione per nuova norma
L’inchiesta era stata aperta per false comunicazioni sociali e appropriazione indebita. Ma quest’ultimo reato si estinguerà perché come prevede la nuova norma sull’appropriazione indebita la parte offesa deve presentare querela e dopo il risarcimento il gruppo editoriale, che fa riferimento a Confindustria, non procederà. Quindi il filone, in cui era coinvolti l’ex direttore dell’area digitale, Stefano Quintarelli (già ex deputato di Scelta Civica) suo fratello Giovanni Quintarelli, il commercialista Stefano Poretti, Massimo Arioli (ex direttore finanziario del gruppo), Alberti Biella (ex direttore dell’area vendite) e Filippo Beltramini (direttore della società inglese Fleet Street News Ltd), verrà archiviato.
I pm: “Sovrastimati i risultati di gestione”
Nel primo filone erano e restano indagati per false comunicazioni al mercato l’ex direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano, l’ex presidente del gruppo, già numero uno della Fondazione Fiera Milano, Benito Benedini, e Donatella Treu, ex amministratore delegato e direttore generale dell’editrice. L’accusa di false comunicazioni sociali contestata agli ex vertici del gruppo e all’ex direttore riguarda i presunti dati falsi sulle copie che hanno impattato sul bilancio del 2015. Il pm Gaetano Ruta e l’aggiunto Fabio De Pasquale hanno contestato anche l’aggiotaggio informativo. A Benedini, Treu e Napoletano i pm contestano di aver esposto nella “relazione finaziaria semestrale al 30 giugno 2015, nel resoconto intermedio di gestione al 30 settembre 2015 e nel bilancio al 31 dicembre 2015, fatti materiali non rispondenti al vero – come si legge nel capo di imputazione – sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società”, sull’andamento economico, sulla vendita delle copie digitali e cartacee e sui ricavi “ciòrealizzando con una rappresentazione tesa sempre a sovrastimare i risultati di gestione del più significativo asset della società – il quotidiano Il Sole 24 Ore – in particolare i ricavi generati dalla vendita delle copie e la penetrazione nel mercato, anche mimetizzando le perdite maturate attraverso la aggregazione di idfferenti aree di business”. Bugie al fine ” di assicurare a se stessi e a terzi un ingiusto profitto”.
Le false comunicazioni sociali e gli spostamenti delle perdite
Per quanto rigaurda le false comunicazioni sociali secondo il pubblico ministero gli indagati aggregavano all’interno del settore denominato Editrice le aree Publishing&Digital (al cui interno era incluso il quotidiano Il Sole 24 Ore, versione cartacea e digitale, i prodotti collaterali e periodici allegati, i nuovi prodotti digitali, il sito del quotidiano e i contenuti online a pagamento), Tax&legal, Radio, Agenzia e Pa. Un’aggregazione che di fatto impediva di comprendere i risultati di ciascuno settore e “in tal modo impedendo di valutare la natura e gli effetti sul bilancio della società dei risultati di ciascun settore e del contesto economico nel quale ciascun settore operava”. Ed è così che i risultavi positivi di alcuni settori finivano “per compensare l’andamento negativo del settore operativo Publishing&Digital costituito per la gran parte dal quotidiano Il Sole 24 Ore”. Le perdite del quotidiano venivano di fatto mascherate nei bilanci.
Trasferiti i ricavi di altri settori al quotidiano
Ma come avveniva questa alterazione dei risultati con la diffusione del quotidiano? Secondo la procura a partire dall’esercizio del 2013 venivano trasferiti al quotidiano digitale i ricavi delle banche dati grazie all’offerta del quotidiano digitale in abbinamento agli abbonati di altri prodotti editoriali del gruppo… senza alcuna maggiorazione del prezzo e senza alcun accordo contrattuale con il cliente al quale veniva lasciato inalterato il valore della fattura. Ma le fatture sarebbero state regolrizzate solo a partire dal 2015 attraverso lo scorporo del prezzo del quotidiano. Ed è così che venivano indicati ricavi dalla diffusione quelli che in realtà erano soldi guadagnati con la vendita di prodotti dati in abbinamento. Informazioni false ad azionisti e mercato sull’attribuzione delle voci di ricavo. Ed è così che nel corso dell’esercizio 2015, “la vendita simulata di abbonamenti al quotidiano digitale a favore di grandi clienti, cui venivano concessi sconti e omaggi sulle spese pubblicitarie quale contropartita alla sottoscrizione dei suddetti abbonamenti che finivano per essere privi di un effettivo corrispettivo”. Secondo la procura venivano fatti passare per fruttuosi i rapporti contrattuali con DiSource,Johnson, Edifreepress che invece facevano registrare segno negativo. Questo perché per ogni copia venduta veniva retrocesso all’intermediario un importo superiore a quello fatturato. Ma non solo anche le vendite erano “fittizie”: le copie cartacee distribuite da Johnson e Edifreepress finivano al macero. Un rapporto quello tra Il Sole e questa società sempre in perdita. Gli inquirenti hanno scoperto anche che a partire dal 2013 non era stata contabilizzata la cessione, con modalità sale and lease back, della Rotativa a favore di Mps L&F. L’accordo prevedeva l’impegno da parte del quotidiano di subentrare in un contratto di leasing. Valore dell’operazione 8 milioni 134 mila euro.
Una settimana fa annunciati 103 licenziamenti
Una mala gestio, che dovrà essere certificata dai giudici, ma che ha però avuto già effetti sul lavoro dei dipendenti. Solo una settimana fa la società ha inviato un comunicato, indirizzato anche ai sindacati e alle Rsu di grafici e poligrafici del gruppo, per l’avvio della procedura di licenziamento di 103 persone su 545. Una decisione, avevano spiegato fonti sindacali del gruppo a ilfattoquotidiano.it, che era attesa da tempo. “Siamo in solidarietà da sei anni, continuano a risparmiare sui costi perché non riescono a recuperare i ricavi. Quindi risparmiano sulla pelle dei lavoratori. Il problema della malagestione è in alto, non in basso. Del resto le false comunicazioni sociali e perquisizioni della Guardia di finanza qualcosa vorranno dire“. Oggi da Confindustria arriva poche righe di commento alla chiusura indagini che era attesa da tempo: “In relazione al provvedimento assunto dalla Procura di Milano a conclusione delle indagini relative a Il Sole 24 ore, e valutate le ipotesi di reato contestate, Confindustria, in qualità di azionista di controllo della società, comunica che assumerà tutte le iniziative necessarie alla tutela del proprio patrimonio e dei propri associati“.
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‘In Ucraina è guerra per procura’: a dirlo è il segretario di Stato Usa Marco Rubio. E il Cremlino plaude
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.