Poso il calice del biodinamico Batiĉ e mi alzo diretto al guardaroba alla ricerca di fazzoletti – sì, è novembre e sembra piovere da sempre anche se quella mattina l’Isonzo scorreva tra il celeste e il carta da zucchero – e quando torno, scopro (sorpresa!) che lo hanno fatto di nuovo: il mio tovagliolo, buttato a casaccio sul tavolo pochi minuti prima, si è trasformato in un’opera d’arte pronta ad accogliere il mio rientro lungo il percorso sensoriale scelto da Ana Roš e che avevo interrotto. Perché Hiša Franko è, tra le altre cose, anche questo: cura maniacale dei dettagli.
Il ristorante della miglior chef donna della 50 Best Restaurants 2017 è immerso nel verde delle foreste secolari slovene (che in realtà, in autunno, sono anche cremisi, carminio, giallo pastello e oro), dove la valle del Soĉa (Isonzo) si innesta in quella del Natisone.