Canzoni di una certa età è il secondo disco de La MalaStrada, che arriva a poco più di due anni dal precedente Tra la macchina e il portone (2016). Nel frattempo, la band guidata da Andrea Caovini da progetto si è trasformata in vero e proprio gruppo, con l’ingresso in formazione del chitarrista Giancarlo Andreacchio e del batterista Alberto Croce: oltre alla conferma del bassista Luca Balsamo, col quale il già citato Caovini aveva avuto modo di dividere palchi e fortune sin dagli esordi. Un disco, questo, che affronta tematiche care ai 40enni di oggi: quali la separazione, le difficoltà quotidiane, la disillusione tipica delle nuove consapevolezze che giungono e il timore di nuove e improvvise separazioni che portano ad un repentino quanto irrinunciabile bisogno di risposte altre. “Volevamo il primo disco suonasse più acustico, che fosse possibile riproporlo nella stragrande maggioranza dei locali in giro. Siamo riusciti a fare oltre 40 date proprio grazie al fatto di avere un set ridotto”.
L’album muove da una forma di cantautorato che trae ispirazione – già nel monicker – dalla scuola classica romana e non, dei De Gregori sì ma anche degli eroi nazionali alla De André, che strizza l’occhio nelle sue sortite più folk e blues, al Tom Waits irriverente che transita, attraversa e vive sempre e comunque dalla parte sbagliata della strada. Canzoni di una certa età è questo, sì, ma anche un saggio compendio: che del genere conserva i pattern e le strutture, ma anche la dovuta ripetitività e le misure. “Ad un certo punto ci siamo ritrovati a non condividere più i temi che affronta la musica che si ascolta oggi” – rispondono ancora incalzati sul titolo dell’opera – “Lasciamo tutta la parentesi dell’amore delle medie, degli incontri all’università: li lasciamo agli artisti che vogliono trattarne, anche se molti di questi hanno la nostra stessa età. Noi ci occupiamo invece di ciò che può accadere dopo, dei problemi che subentrano quando le vite diventano più mature”.
Per i più fortunati, sarà possibile ascoltarlo dal vivo domani a Roma, a L’Asino Che Vola, nel corso di una speciale serata dedicata appunto alla sua release ufficiale. “Vorrei le persone colgano più di ogni altra cosa il fatto che questo sia un disco suonato” – dice Caovini – “Nel bene come nel male abbiamo in mano anche stavolta un prodotto che è quello che renderemo dal vivo. Chi lo ascolta si avvicinerà al live trovando una certa coerenza tra quello che c’è su disco e quello che ascolteranno dal vivo”. Poi ancora: “Mi farebbe anche piacere qualcuno potesse essere sollevato da ciò che trova nelle mie canzoni, così come io mi sono sentito sollevato ascoltando le canzoni dei cantautori che ho sempre amato.”. E proprio nella sincerità di quest’ultima affermazione sta il valore di tutta l’opera, Canzoni di una certa età è un disco onesto, oltre che un racconto coerente: che va vissuto e fatto proprio dalla prima all’ultima canzone, accogliendo il ristoro e il calore che se ne ricavano in tempi in cui la musica non solo non è più suonata ma ha ancor meno qualcosa da dire. Che si tratti di storie di tutti i giorni o che sia per affrontare problematiche più grandi, un album come questo de La MalaStrada restituisce – senza pretesa alcuna di voler fare statistica – alla musica il valore della narrazione: in un crogiuolo continuo che muove verso il nuovo mostrando al contempo un rispetto enorme verso coloro i quali hanno lasciato un segno nelle loro e nelle nostre vite.