A Milano il cielo di novembre ha spesso il colore della ‘pioggia prima che cada’. È grigio, però di un grigio tenue, non livido come quando sta per arrivare un temporale. È il colore che ti tiene sull’attenti, quello che sta lì e dice “due gocce d’acqua potrei anche farle, oppure no”. Dipende da come gli gira.
Non c’è forse cielo migliore per leggere “Gli Spaiati“, l’ultimo romanzo di Ester Viola, scrittrice e avvocato che con la sua posta del cuore su Vanity Fair ha conquistato mezza Italia, per poi andare a prendersi l’altra metà a colpi di tweet con consigli sentimentali e osservazioni che lasciano al palo la pagina Wikiquote di chicchessia.
Olivia Marni, la protagonista di questo libro da godersi a piccoli morsi come quando si mangia una fetta di torta di riso, somiglia al cielo novembrino di Milano. È una che, pure quando la relazione sentimentale nella quale si trova coinvolta sembra andare bene, teme. Suppone, sospetta, sente che le cose potrebbero rovinarsi da un momento all’altro. Gocce di pioggia pronte a cadere, oppure no.
Con questo nuovo romanzo che segue il best seller “L’amore è eterno finché non risponde“, Ester Viola disegna la figura di quei single che oggi sono in continua crescita (l’Istat ne conta 8,5 milioni nel nostro Paese, cioè 1,8 milioni in più rispetto a 10 anni fa) e, tanto per cominciare, gli cambia il nome: li fa diventare “Gli Spaiati”.
È “spaiato” non solo chi realmente vive da solo, per scelta. Lo è anche chi vive in coppia: ci sono gli “spaiati naturali”, ovvero quelli che hanno una o più fidanzate ma in fondo pensano a se stessi come “uno”. Ci sono gli “spaiati per legittima difesa”, cioè chi ha avuto così tanta rogna nelle precedenti relazioni da evitare le storie d’amore come il cercatore di funghi scansa la tignosa verdognola. E poi esistono gli “spaiati ipocondriaci”. Loro vorrebbero disperatamente essere felici e a vivere la coppia ci provano davvero ma hanno una paura fottuta che le cose possano cambiare, anzi finire, da un momento all’altro. “Quelli – scrive Viola – con una specie di ultrasensibilità. Non sono solo attenti ai dettagli, è più come avere piccoli anticipi di futuro, arrivare a sentire che le cose stanno prendendo un altro verso rispetto a quello buono. Vedono crepe imperecettibili, movimenti minimi. Insomma, certi hanno antenne, da qualche parte che avvisano quando sta per succedere qualcosa. Un disastro, di solito“. E la cosa grottesca è che alla fine, con questo atteggiamento, rischiano di innescare loro stessi una reazione di rottura.
Olivia Marni vive la sua vita da ipocondriaca sentimentale in una Milano che “non si intromette”, lontana da Napoli, dove ha lasciato la sua casa, le sue amiche (o forse ex amiche) e dove nessuno ordinerebbe mai la quinoa con riso e insalata più “cadaveri di verdure lesse e tonno”, che poi è il tipico pranzo di molti milanesi. E mentre la sua storia “spaesata” si compie, l’avvocato Marni sciorina aforismi che andrebbero segnati su un taccuino da non lasciare mai a casa e dà consigli provvidenziali che in fondo conosciamo ma quasi mai mettiamo in pratica. Per esempio, qual è un modo semplice per evitare di innescare “la profezia che si autoavvera” (cioè: a forza di dire che “si rompe, si romperà”) nelle relazioni sentimentali? Non leggere. “Non leggergli gli estratti conto della carta di credito, non leggergli i messaggi privati, non leggergli le chat“… Insomma, niente di niente. Ignorare, beatamente, per evitare di ritrovarsi intrappolati in un attimo nel “sottosopra” delle congetture.
E ne “Gli Spaiati” si imparano anche cose molti utili sulle separazioni e sui divorzi al tempo dei social network. “Mio marito si è iscritto a Tinder”, per esempio, basta per come prova in una causa di separazione? Difficile, non impossibile. Come mai ce lo spiega Olivia così come ci spiega un bel po’ di altre cose: “Sapevate che era inutile sposarsi per amore? Bene, adesso diventa inutile anche sposarsi per soldi. Fate voi“, ammonisce l’avvocato Marni. E il perché è addirittura una sentenza della Cassazione.
“Gli spaiati” è un manuale sentimentale che Barthes leggerebbe con una certa attenzione, sorridendo e pensando d’aver avuto ragione su un un mucchio di cose mentre Nick Hornby, arrivato all’ultima pagina in scioltezzza, si convincerebbe d’aver trovato un alter ego femminile. Perché questo romanzo scorre via come un camparino alle sette di sera. Unico difetto? Lo stesso del camparino. Due sorsi in più non sarebbero stati male. Anche per riuscire a non pensare troppo alla domanda che questo libro ti lascia addosso: perché, se tanto prima o poi tutto finisce a sciabolate di separazione, continuiamo a volerci innamorare di nuovo?
La risposta, forse, è nella scena finale di Io e Annie. C’è questo monologo di Woody Allen che parla di uova ma non ha niente a che fare con le confezioni da due che i single acquistano al supermercato. Dice pressappoco così: “Era stato grandioso rivedere Annie, mi resi conto che donna fantastica era e di quanto fosse divertente solo conoscerla. E io pensai a quella vecchia barzelletta, sapete, quella dove uno va da uno psichiatra e dice: “Dottore mio fratello è pazzo, crede di essere una gallina” e il dottore dice “Perché non lo interna?” e quello risponde “e poi a me le uova chi me le fa”? Ecco, credo corrisponda molto a quello che penso io dei rapporti uomo-donna e cioè che sono assolutamente irrazionali, e pazzi e assurdi ma che continuino perché la maggior parte di noi, ha bisogno di uova“.
In più
Tre frasi da “Gli Spaiati” che faranno venire voglia di comprarsi un taccuino
– Nessuno, nemmeno tuo padre, è capace di farti sentire un’inetta quanto quelle che stanno sole e sono più equilibrate di te
– Si invecchia a colpi di “signora” che ti dicono
– Passeremo alla storia come la generazione che non trovava nessuno e poi ci metteva un attimo a lasciarsi. E se invece la prova di coraggio fosse restare?
Aver citato Nick Hornby impone la scelta di almeno quattro brani per accompagnare la lettura
– Sonate Pacifique (L’Impératrice), per quando la storia d’amore va bene e tutto sembra filare liscio.
– Roma Fade (Andrew Bird), per quando la storia va bene ma il dubbio che stia per arrivare la catastrofe si insinua.
– Nobody Loves You, When You’re Down and Out (John Lennon), per quando si ha la certezza (vera o presunta) che nessuno di nessuno ci ami.
– I Want You (Bob Dylan), per quando tutto torna a scorrere, bene o male. E si richiede la famosa “prova di coraggio”: restare.