Per la prima volta il contratto di governo non determina più i confini, gli obiettivi, la linea. O almeno, per Salvini è così se si parla di rifiuti. Un tema che negli ultimi giorni ha aperto un nuovo fronte di scontro all’interno della maggioranza. Se il vicepremier leghista si dice favorevole agli inceneritori, Di Maio insiste: l’argomento non rientra nel contratto di governo, dunque non si pone. E oggi, a poche ore da un nuovo rogo di immondizia scoppiato nella notte a Torre del Greco, il ministro dell’Interno torna sull’argomento dall’assemblea nazionale della Cna: “Dico agli amici di governo, con cui ho firmato un contratto, che quando prendo un impegno con qualcuno do l’anima e il sangue per andare fino in fondo. Poi la realtà cambia e c’è bisogno di andare avanti e non indietro”. Ma se Salvini tifa per gli inceneritori Di Maio insiste: “La grande sensibilità di Gianroberto Casaleggio per l’ambiente è nel nostro contratto di governo: c’è l’economia circolare, ci sono i cicli virtuosi dei rifiuti, c’è il grande sviluppo delle tecnologie alternative per l’energia rinnovabile e c’è il graduale spegnimento degli inceneritori”. Poi ribadisce che “gli inceneritori non sono nel contratto”. Una visione contrapposta sulla quale intervengono fonti di Palazzo Chigi che, interpellate dall’Ansa sul nodo dello smaltimento dei rifiuti, ricordano che il premier Giuseppe Conte è il garante dell’osservanza del contratto di governo, su tutto il programma, quindi anche sul tema dell’ambiente. Le stesse fonti ricordano che lunedì a Caserta si affronterà, con la firma di un protocollo d’intesa, l’emergenza dei roghi tossici nella Terra dei Fuochi.
Di Maio: “Fermare il business dei rifiuti” – Per Salvini “i rifiuti vanno smaltiti producendo anche utili, energia, ricchezza e non producendo i roghi tossici che avvelenano e ammazzano. Se produci dei rifiuti, quasi ovunque quei rifiuti significano ricchezza non devastazione. Bisogna spiegare alla nostra gente che per il nostro bene, per la nostra salute e il nostro business non possiamo più far finta di niente”. Parla di business anche Di Maio, ma in altri termini. Ricordando che “in Campania” c’è un inceneritore “tra i più grandi d’Europa” e che lì vive la sua famiglia “credo di sapere – dice – che in quella regione non bisogna fermare il business degli inceneritori ma il business dei rifiuti“.
Si schiera con Di Maio e invita a guardare al futuro e oltre l’emergenza il presidente della Camera Roberto Fico che su Facebook scrive: “In Campania c’è oggi una emergenza, quella dei roghi. Incendi dolosi nei depositi e nelle discariche abusive. Su questo ci deve essere un impegno serio, costante e senza sosta. Poi però dobbiamo anche andare oltre l’emergenza e pensare al futuro che vogliamo. Non un futuro che guarda a mille anni – scrive – ma più vicino a noi. La soluzione è l’economia circolare, la soluzione è considerare il rifiuto una risorsa e poterlo riusare e riciclare, avviando una filiera impiantistica e imprenditoriale virtuosa e sostenibile”.
Costa: “In Campania non c’è emergenza, ma sofferenza” – Respinge l’ipotesi inceneritori anche il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa in due interviste a Stampa e Mattino. “Il mio no agli inceneritori non è apodittico ma argomentato, e si tratta di argomenti di cui si è parlato nella fase preparatoria del governo, infatti sono nel contratto di governo firmato perché esisteva un accordo di tutti”. Per Costa i termovalorizzatori “sono il fallimento del ciclo integrato, e con l’incremento della differenziata tra qualche anno saranno inutili”. Poi ha sottolineato che in Campania “non c’è emergenza ma sofferenza. Ci vedremo lunedì a Caserta per affrontare la questione roghi tossici. Ci saranno sette ministri, il presidente del Consiglio e il presidente della Regione“, spiega Costa.
“Firmeremo un piano d’azione. A 200 militari toccherà presidiare i siti individuati dai comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica riuniti dalle prefetture. Ma ci saranno anche 100 carabinieri che avranno il compito di investigare: si costituisce un nucleo ad hoc per stanare ecomafiosi“, mentre “i medici di base si sono offerti di effettuare in modo volontario il monitoraggio sanitario che ci permetterà di sapere perché e dove ci si ammala”. Guardando anche al resto dell’Italia, ha proseguito, “sto lavorando a un disegno di legge. Si chiamerà ‘Terra mia’ per dare il senso del desiderio di riappropriarsi delle terre combattendo chi commette reati ambientali”, annuncia Costa. “Si agirà in fase preventiva: prima di attivare una gestione di rifiuti, ad esempio, le aziende dovranno fornire una garanzia per evitare che in caso di fallimento sia sempre lo Stato a doversi fare carico degli oneri. Ci saranno poi norme che equipareranno chi commette reati di strage ambientale ai mafiosi prevedendo l’inversione dell’onere della prova”. Per Costa, inoltre, “bisogna vietare a chi si è macchiato di reati ambientali di partecipare agli appalti, e impedire alle amministrazioni di concedere autorizzazioni“.
A Torre del Greco anche la pineta di De Nicola è piena di spazzatura – Nel Comune in provincia di Napoli è piena emergenza rifiuti: nella notte ignoti hanno dato fuoco a montagne di spazzatura non raccolta presso l’ecopunto di via del Lavoro, quartiere Sant’Antonio, a ridosso di un complesso di palazzine di edilizia popolare e in un’area dove è stato ricavato anche un parco giochi oramai inutilizzato dai bambini della zona. A spegnere il rogo sono stati i vigili del fuoco, allertati da chi dalle proprie finestre vedeva levarsi alte le fiamme mentre si era rintanato in casa per evitare di respirare i fumi potenzialmente tossici derivanti dal materiale plastico incendiato insieme alle altre frazioni di una differenziata che in città nell’ultimo anno è precipitata ben al di sotto del 30 per cento.
Fino all’estate scorsa la differenziata a Torre del Greco era stata stabilmente sopra il 50 per cento, poi il sindaco dimissionario Ciro Borriello fu arrestato a seguito di un’inchiesta legata al mondo dei rifiuti per presunte tangenti intascate dalla vecchia ditta che si occupava della raccolta, la Fratelli Balsamo. L’emergenza, dovuta in parte al collasso degli Stir campani e accentuata in città dalla profonda crisi che attanaglia il settore e che ha portato l’amministrazione a rescindere il contratto con la società Gema che gestisce l’appalto di nettezza urbana, non sta risparmiando nessuna zona di Torre del Greco, dal centro alla periferia.
Ed è invasa dai rifiuti anche la pineta della villa nella quale Enrico De Nicola trascorreva i suoi momenti di relax dedicandosi a passeggiate di riflessione e lunghe letture. Lì il primo Presidente della Repubblica avrebbe voluto fosse realizzato un parco giochi. Per questo ha anche lasciato – come ribadito più volte dai referenti del consiglio dell’ordine degli avvocati di Torre Annunziata – precise disposizioni testamentarie. Invece in quell’area, nel corso degli anni, si è addirittura arrivati a realizzare un’isola ecologica per il deposito dei rifiuti.
Fatto sta che oggi proprio la zona di via Tironi – come raccontato dal Mattino – è uno degli emblemi dell’ennesima crisi che sta interessando la Campania e in particolare proprio Torre del Greco, per numero di abitanti la quarta città più popolosa della regione. Cumuli di rifiuti non raccolti, solo in parte differenziati: di fatto una montagna di tal quale. La scena non sfugge a chi transita in una delle zone “in” della città, qui dove la dimora che fu di De Nicola è oggi sede dell’associazione forense che porta il suo nome e dove insiste la villa che fino al 2012 ospitò la sede della Deiulemar compagnia di navigazione, la società amatoriale fallita nel maggio di sei anni fa e nella quale quasi tredicimila persone avevano investito oltre 720 milioni di euro.
Politica
Rifiuti, Salvini: “Inceneritori fuori dal contratto? Realtà cambia”. Di Maio: “Graduale spegnimento”
Ancora tensioni 5stelle-Lega. Leader del Carroccio per la prima volta contro termini del contratto. “Si deve andare avanti, non indietro”. Di Maio: "Sensibilità per l'ambiente è nel contratto". Fonti di Palazzo Chigi: "Conte garante". Roghi a Torre del Greco: in fiamme spazzatura non raccolta
Per la prima volta il contratto di governo non determina più i confini, gli obiettivi, la linea. O almeno, per Salvini è così se si parla di rifiuti. Un tema che negli ultimi giorni ha aperto un nuovo fronte di scontro all’interno della maggioranza. Se il vicepremier leghista si dice favorevole agli inceneritori, Di Maio insiste: l’argomento non rientra nel contratto di governo, dunque non si pone. E oggi, a poche ore da un nuovo rogo di immondizia scoppiato nella notte a Torre del Greco, il ministro dell’Interno torna sull’argomento dall’assemblea nazionale della Cna: “Dico agli amici di governo, con cui ho firmato un contratto, che quando prendo un impegno con qualcuno do l’anima e il sangue per andare fino in fondo. Poi la realtà cambia e c’è bisogno di andare avanti e non indietro”. Ma se Salvini tifa per gli inceneritori Di Maio insiste: “La grande sensibilità di Gianroberto Casaleggio per l’ambiente è nel nostro contratto di governo: c’è l’economia circolare, ci sono i cicli virtuosi dei rifiuti, c’è il grande sviluppo delle tecnologie alternative per l’energia rinnovabile e c’è il graduale spegnimento degli inceneritori”. Poi ribadisce che “gli inceneritori non sono nel contratto”. Una visione contrapposta sulla quale intervengono fonti di Palazzo Chigi che, interpellate dall’Ansa sul nodo dello smaltimento dei rifiuti, ricordano che il premier Giuseppe Conte è il garante dell’osservanza del contratto di governo, su tutto il programma, quindi anche sul tema dell’ambiente. Le stesse fonti ricordano che lunedì a Caserta si affronterà, con la firma di un protocollo d’intesa, l’emergenza dei roghi tossici nella Terra dei Fuochi.
Di Maio: “Fermare il business dei rifiuti” – Per Salvini “i rifiuti vanno smaltiti producendo anche utili, energia, ricchezza e non producendo i roghi tossici che avvelenano e ammazzano. Se produci dei rifiuti, quasi ovunque quei rifiuti significano ricchezza non devastazione. Bisogna spiegare alla nostra gente che per il nostro bene, per la nostra salute e il nostro business non possiamo più far finta di niente”. Parla di business anche Di Maio, ma in altri termini. Ricordando che “in Campania” c’è un inceneritore “tra i più grandi d’Europa” e che lì vive la sua famiglia “credo di sapere – dice – che in quella regione non bisogna fermare il business degli inceneritori ma il business dei rifiuti“.
Si schiera con Di Maio e invita a guardare al futuro e oltre l’emergenza il presidente della Camera Roberto Fico che su Facebook scrive: “In Campania c’è oggi una emergenza, quella dei roghi. Incendi dolosi nei depositi e nelle discariche abusive. Su questo ci deve essere un impegno serio, costante e senza sosta. Poi però dobbiamo anche andare oltre l’emergenza e pensare al futuro che vogliamo. Non un futuro che guarda a mille anni – scrive – ma più vicino a noi. La soluzione è l’economia circolare, la soluzione è considerare il rifiuto una risorsa e poterlo riusare e riciclare, avviando una filiera impiantistica e imprenditoriale virtuosa e sostenibile”.
Costa: “In Campania non c’è emergenza, ma sofferenza” – Respinge l’ipotesi inceneritori anche il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa in due interviste a Stampa e Mattino. “Il mio no agli inceneritori non è apodittico ma argomentato, e si tratta di argomenti di cui si è parlato nella fase preparatoria del governo, infatti sono nel contratto di governo firmato perché esisteva un accordo di tutti”. Per Costa i termovalorizzatori “sono il fallimento del ciclo integrato, e con l’incremento della differenziata tra qualche anno saranno inutili”. Poi ha sottolineato che in Campania “non c’è emergenza ma sofferenza. Ci vedremo lunedì a Caserta per affrontare la questione roghi tossici. Ci saranno sette ministri, il presidente del Consiglio e il presidente della Regione“, spiega Costa.
“Firmeremo un piano d’azione. A 200 militari toccherà presidiare i siti individuati dai comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica riuniti dalle prefetture. Ma ci saranno anche 100 carabinieri che avranno il compito di investigare: si costituisce un nucleo ad hoc per stanare ecomafiosi“, mentre “i medici di base si sono offerti di effettuare in modo volontario il monitoraggio sanitario che ci permetterà di sapere perché e dove ci si ammala”. Guardando anche al resto dell’Italia, ha proseguito, “sto lavorando a un disegno di legge. Si chiamerà ‘Terra mia’ per dare il senso del desiderio di riappropriarsi delle terre combattendo chi commette reati ambientali”, annuncia Costa. “Si agirà in fase preventiva: prima di attivare una gestione di rifiuti, ad esempio, le aziende dovranno fornire una garanzia per evitare che in caso di fallimento sia sempre lo Stato a doversi fare carico degli oneri. Ci saranno poi norme che equipareranno chi commette reati di strage ambientale ai mafiosi prevedendo l’inversione dell’onere della prova”. Per Costa, inoltre, “bisogna vietare a chi si è macchiato di reati ambientali di partecipare agli appalti, e impedire alle amministrazioni di concedere autorizzazioni“.
A Torre del Greco anche la pineta di De Nicola è piena di spazzatura – Nel Comune in provincia di Napoli è piena emergenza rifiuti: nella notte ignoti hanno dato fuoco a montagne di spazzatura non raccolta presso l’ecopunto di via del Lavoro, quartiere Sant’Antonio, a ridosso di un complesso di palazzine di edilizia popolare e in un’area dove è stato ricavato anche un parco giochi oramai inutilizzato dai bambini della zona. A spegnere il rogo sono stati i vigili del fuoco, allertati da chi dalle proprie finestre vedeva levarsi alte le fiamme mentre si era rintanato in casa per evitare di respirare i fumi potenzialmente tossici derivanti dal materiale plastico incendiato insieme alle altre frazioni di una differenziata che in città nell’ultimo anno è precipitata ben al di sotto del 30 per cento.
Fino all’estate scorsa la differenziata a Torre del Greco era stata stabilmente sopra il 50 per cento, poi il sindaco dimissionario Ciro Borriello fu arrestato a seguito di un’inchiesta legata al mondo dei rifiuti per presunte tangenti intascate dalla vecchia ditta che si occupava della raccolta, la Fratelli Balsamo. L’emergenza, dovuta in parte al collasso degli Stir campani e accentuata in città dalla profonda crisi che attanaglia il settore e che ha portato l’amministrazione a rescindere il contratto con la società Gema che gestisce l’appalto di nettezza urbana, non sta risparmiando nessuna zona di Torre del Greco, dal centro alla periferia.
Ed è invasa dai rifiuti anche la pineta della villa nella quale Enrico De Nicola trascorreva i suoi momenti di relax dedicandosi a passeggiate di riflessione e lunghe letture. Lì il primo Presidente della Repubblica avrebbe voluto fosse realizzato un parco giochi. Per questo ha anche lasciato – come ribadito più volte dai referenti del consiglio dell’ordine degli avvocati di Torre Annunziata – precise disposizioni testamentarie. Invece in quell’area, nel corso degli anni, si è addirittura arrivati a realizzare un’isola ecologica per il deposito dei rifiuti.
Fatto sta che oggi proprio la zona di via Tironi – come raccontato dal Mattino – è uno degli emblemi dell’ennesima crisi che sta interessando la Campania e in particolare proprio Torre del Greco, per numero di abitanti la quarta città più popolosa della regione. Cumuli di rifiuti non raccolti, solo in parte differenziati: di fatto una montagna di tal quale. La scena non sfugge a chi transita in una delle zone “in” della città, qui dove la dimora che fu di De Nicola è oggi sede dell’associazione forense che porta il suo nome e dove insiste la villa che fino al 2012 ospitò la sede della Deiulemar compagnia di navigazione, la società amatoriale fallita nel maggio di sei anni fa e nella quale quasi tredicimila persone avevano investito oltre 720 milioni di euro.
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Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Vogliamo il pilastro europeo dell'Alleanza atlantica e non lo delegheremo alla Francia e alla Gran Bretagna". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo. "Per avere i granai pieni -ha aggiunto- bisogna avere gli arsenali pieni, la difesa è la premessa della libertà e della democrazia".
Bruxelles, 18 mar. - (Adnkronos) - Le sedici aziende dell’Alleanza “Value of Beauty”, lanciata a febbraio 2024, hanno presentato a Bruxelles uno studio commissionato a Oxford Economics sull’impatto socioeconomico del settore. Il Gruppo L’Oréal, Kiko Milano, Beiersdorf, Iff, e altri grandi marchi dell’industria vogliono inserirsi nello spiraglio aperto dalla Commissione europea per favorire la semplificazione normativa in vari ambiti, e per chiedere un dialogo strategico sul futuro del settore, come già successo per agricoltura e automotive.
Il settore guarda con attenzione alle proposte su una legge europea vincolante per le biotecnologie e alla strategia per la bioeconomia, che la Commissione si impegna a presentare entro la fine dell’anno. Ma guarda con attenzione anche agli sviluppi nelle relazioni commerciali in Occidente alla luce della recente entrata in vigore dei dazi di Washington sull’import dall’Unione europea.
“Cinque delle sette più grandi aziende del settore hanno la loro sede nell’Ue”, ha sottolineato l’amministratore delegato del Gruppo L’Oréal, Nicolas Hieronimus.
A Bruxelles i sedici membri dell’Alleanza chiedono politiche per la produzione sostenibile di ingredienti e la formazione di personale per sbloccare il potenziale del settore. Un aspetto legato, secondo l’amministratore delegato di Kiko Milano, Simone Dominici, all’impatto positivo che la cura del corpo e dell’estetica ha sull’autostima e sulla salute mentale dei consumatori. Aspetti non trascurati dallo studio dell’Oxford Economics presentato all’ombra dei palazzi delle istituzioni europee. Il rapporto mostra che la spesa dei consumatori nell’Ue per i prodotti di bellezza e cura della persona ha superato i 180 miliardi di euro e dato lavoro a oltre tre milioni di persone, un numero che supera il totale della forza lavoro presente in 13 Stati membri dell’Ue. Troppi anche gli oneri per l'industria della cosmetica che rendono necessaria una revisione della direttiva sulle acque reflue. Forte dei 496 milioni di euro generati ogni giorno e dei 3,2 milioni di posti di lavoro, la cordata dei grandi nomi dell’industria della bellezza chiede che tutti i settori che contribuiscono ai microinquinanti nelle acque siano ritenuti responsabili, in linea con il principio “chi inquina paga”.
I riflettori dell’Alleanza, che guarda anche agli interessi di tutti gli attori della filiera - dagli agricoltori ai vetrai, importanti nella catena del valore quanto le case di fragranze - sono rivolti in primis sull’attesa revisione del regolamento Reach (Regulation on the registration, evaluation, authorisation and restriction of chemicals), che regolamenta le sostanze chimiche autorizzate e soggette a restrizione nell’Unione europea. L’Alleanza chiede che a questa iniziativa, annunciata nel 2020 come parte del pacchetto sul Green deal, si aggiunga anche una revisione del regolamento sui prodotti cosmetici.
L’appello ha come obiettivo la riduzione degli oneri amministrativi e lo stimolo all'innovazione, senza sacrificare l’approccio basato sul rischio per la salute e la responsabilità per la tutela dell’ambiente. Trasmette ottimismo l’iniziativa della Commissione di considerare delle esenzioni per alcune imprese colpite dalla direttiva della diligenza dovuta che imponeva oneri considerati sproporzionati alle piccole e medie imprese, la colonna portante del settore.
“Vogliamo impiegare più tempo alla sostenibilità, piuttosto che alla rendicontazione amministrativa”, è stato l’appello degli amministratori delegati durante la conferenza stampa che ha preceduto gli incontri istituzionali al Parlamento europeo, tra cui quello con la presidente dell’istituzione, Roberta Metsola. Lo studio presentato dimostra che una parte consistente della cura per la sostenibilità ambientale passa anche dalla cosmetica. L’Oréal ha già annunciato che entro il 2030 il 100% della plastica utilizzata nelle confezioni sarà ottenuta da fonti riciclate o bio-based.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Mandare soldati in Ucraina mentre ci sono i bombardamenti è una pazzia e l'Italia non farà questa scelta". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Gli inglesi sono usciti dall'Europa e adesso ci convocano una volta a settimana, facessero domanda per rientrare nell'Unione europea". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Dei Servizi segreti non si parla nell'Autogrill, si parla nel Copasir, io all'Autogrill ci vado a comprare il panino". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Da oggi sono autorizzato a dire che la Meloni non smentisce l'utilizzo di intercettazioni preventive nei confronti di un giornalista che attacca il Governo. È una cosa enorme, che ha a che fare con la dignità delle Istituzioni. Se non vi rendete conto che su questa cosa si gioca il futuro della libertà, allora sappiate che c'è qualcuno che lascia agli atti questa frase, perchè quando intercetteranno voi, in modo illegittimo, con i trojan illegali, saremo comunque dalla vostra parte per difendere il vostro diritto di cittadini, mentre voi oggi vi state voltando dal'altra parte". Lo ha affermato Matteo Renzi nella sua dichiarazione di voto sulle risoluzioni sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Giorgia Meloni va al Consiglio europeo senza una linea, senza sapere da che parte stare, senza aver avuto il coraggio di rispondere a quella frase che lei stessa aveva detto: 'come diceva Pericle la felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio'. Se la felicità e la libertà dipendono dal coraggio, Giorgia Meloni -ha concluso l'ex premier- non è felice, non è libera".