Per la prima volta il contratto di governo non determina più i confini, gli obiettivi, la linea. O almeno, per Salvini è così se si parla di rifiuti. Un tema che negli ultimi giorni ha aperto un nuovo fronte di scontro all’interno della maggioranza. Se il vicepremier leghista si dice favorevole agli inceneritori, Di Maio insiste: l’argomento non rientra nel contratto di governo, dunque non si pone. E oggi, a poche ore da un nuovo rogo di immondizia scoppiato nella notte a Torre del Greco, il ministro dell’Interno torna sull’argomento dall’assemblea nazionale della Cna: “Dico agli amici di governo, con cui ho firmato un contratto, che quando prendo un impegno con qualcuno do l’anima e il sangue per andare fino in fondo. Poi la realtà cambia e c’è bisogno di andare avanti e non indietro”. Ma se Salvini tifa per gli inceneritori Di Maio insiste: “La grande sensibilità di Gianroberto Casaleggio per l’ambiente è nel nostro contratto di governo: c’è l’economia circolare, ci sono i cicli virtuosi dei rifiuti, c’è il grande sviluppo delle tecnologie alternative per l’energia rinnovabile e c’è il graduale spegnimento degli inceneritori”. Poi ribadisce che “gli inceneritori non sono nel contratto”. Una visione contrapposta sulla quale intervengono fonti di Palazzo Chigi che, interpellate dall’Ansa sul nodo dello smaltimento dei rifiuti, ricordano che il premier Giuseppe Conte è il garante dell’osservanza del contratto di governo, su tutto il programma, quindi anche sul tema dell’ambiente. Le stesse fonti ricordano che lunedì a Caserta si affronterà, con la firma di un protocollo d’intesa, l’emergenza dei roghi tossici nella Terra dei Fuochi.
Di Maio: “Fermare il business dei rifiuti” – Per Salvini “i rifiuti vanno smaltiti producendo anche utili, energia, ricchezza e non producendo i roghi tossici che avvelenano e ammazzano. Se produci dei rifiuti, quasi ovunque quei rifiuti significano ricchezza non devastazione. Bisogna spiegare alla nostra gente che per il nostro bene, per la nostra salute e il nostro business non possiamo più far finta di niente”. Parla di business anche Di Maio, ma in altri termini. Ricordando che “in Campania” c’è un inceneritore “tra i più grandi d’Europa” e che lì vive la sua famiglia “credo di sapere – dice – che in quella regione non bisogna fermare il business degli inceneritori ma il business dei rifiuti“.
Si schiera con Di Maio e invita a guardare al futuro e oltre l’emergenza il presidente della Camera Roberto Fico che su Facebook scrive: “In Campania c’è oggi una emergenza, quella dei roghi. Incendi dolosi nei depositi e nelle discariche abusive. Su questo ci deve essere un impegno serio, costante e senza sosta. Poi però dobbiamo anche andare oltre l’emergenza e pensare al futuro che vogliamo. Non un futuro che guarda a mille anni – scrive – ma più vicino a noi. La soluzione è l’economia circolare, la soluzione è considerare il rifiuto una risorsa e poterlo riusare e riciclare, avviando una filiera impiantistica e imprenditoriale virtuosa e sostenibile”.
Costa: “In Campania non c’è emergenza, ma sofferenza” – Respinge l’ipotesi inceneritori anche il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa in due interviste a Stampa e Mattino. “Il mio no agli inceneritori non è apodittico ma argomentato, e si tratta di argomenti di cui si è parlato nella fase preparatoria del governo, infatti sono nel contratto di governo firmato perché esisteva un accordo di tutti”. Per Costa i termovalorizzatori “sono il fallimento del ciclo integrato, e con l’incremento della differenziata tra qualche anno saranno inutili”. Poi ha sottolineato che in Campania “non c’è emergenza ma sofferenza. Ci vedremo lunedì a Caserta per affrontare la questione roghi tossici. Ci saranno sette ministri, il presidente del Consiglio e il presidente della Regione“, spiega Costa.
“Firmeremo un piano d’azione. A 200 militari toccherà presidiare i siti individuati dai comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica riuniti dalle prefetture. Ma ci saranno anche 100 carabinieri che avranno il compito di investigare: si costituisce un nucleo ad hoc per stanare ecomafiosi“, mentre “i medici di base si sono offerti di effettuare in modo volontario il monitoraggio sanitario che ci permetterà di sapere perché e dove ci si ammala”. Guardando anche al resto dell’Italia, ha proseguito, “sto lavorando a un disegno di legge. Si chiamerà ‘Terra mia’ per dare il senso del desiderio di riappropriarsi delle terre combattendo chi commette reati ambientali”, annuncia Costa. “Si agirà in fase preventiva: prima di attivare una gestione di rifiuti, ad esempio, le aziende dovranno fornire una garanzia per evitare che in caso di fallimento sia sempre lo Stato a doversi fare carico degli oneri. Ci saranno poi norme che equipareranno chi commette reati di strage ambientale ai mafiosi prevedendo l’inversione dell’onere della prova”. Per Costa, inoltre, “bisogna vietare a chi si è macchiato di reati ambientali di partecipare agli appalti, e impedire alle amministrazioni di concedere autorizzazioni“.
A Torre del Greco anche la pineta di De Nicola è piena di spazzatura – Nel Comune in provincia di Napoli è piena emergenza rifiuti: nella notte ignoti hanno dato fuoco a montagne di spazzatura non raccolta presso l’ecopunto di via del Lavoro, quartiere Sant’Antonio, a ridosso di un complesso di palazzine di edilizia popolare e in un’area dove è stato ricavato anche un parco giochi oramai inutilizzato dai bambini della zona. A spegnere il rogo sono stati i vigili del fuoco, allertati da chi dalle proprie finestre vedeva levarsi alte le fiamme mentre si era rintanato in casa per evitare di respirare i fumi potenzialmente tossici derivanti dal materiale plastico incendiato insieme alle altre frazioni di una differenziata che in città nell’ultimo anno è precipitata ben al di sotto del 30 per cento.
Fino all’estate scorsa la differenziata a Torre del Greco era stata stabilmente sopra il 50 per cento, poi il sindaco dimissionario Ciro Borriello fu arrestato a seguito di un’inchiesta legata al mondo dei rifiuti per presunte tangenti intascate dalla vecchia ditta che si occupava della raccolta, la Fratelli Balsamo. L’emergenza, dovuta in parte al collasso degli Stir campani e accentuata in città dalla profonda crisi che attanaglia il settore e che ha portato l’amministrazione a rescindere il contratto con la società Gema che gestisce l’appalto di nettezza urbana, non sta risparmiando nessuna zona di Torre del Greco, dal centro alla periferia.
Ed è invasa dai rifiuti anche la pineta della villa nella quale Enrico De Nicola trascorreva i suoi momenti di relax dedicandosi a passeggiate di riflessione e lunghe letture. Lì il primo Presidente della Repubblica avrebbe voluto fosse realizzato un parco giochi. Per questo ha anche lasciato – come ribadito più volte dai referenti del consiglio dell’ordine degli avvocati di Torre Annunziata – precise disposizioni testamentarie. Invece in quell’area, nel corso degli anni, si è addirittura arrivati a realizzare un’isola ecologica per il deposito dei rifiuti.
Fatto sta che oggi proprio la zona di via Tironi – come raccontato dal Mattino – è uno degli emblemi dell’ennesima crisi che sta interessando la Campania e in particolare proprio Torre del Greco, per numero di abitanti la quarta città più popolosa della regione. Cumuli di rifiuti non raccolti, solo in parte differenziati: di fatto una montagna di tal quale. La scena non sfugge a chi transita in una delle zone “in” della città, qui dove la dimora che fu di De Nicola è oggi sede dell’associazione forense che porta il suo nome e dove insiste la villa che fino al 2012 ospitò la sede della Deiulemar compagnia di navigazione, la società amatoriale fallita nel maggio di sei anni fa e nella quale quasi tredicimila persone avevano investito oltre 720 milioni di euro.