La California continua ad andare a fuoco. Finora sono almeno 1.300 i dispersi e 76 i morti accertati a causa degli incendi – finora domati al 55% – che dall’8 novembre hanno devastato 600 chilometri quadrati e distrutto quasi 10mila abitazioni. Circa 50mila gli sfollati. È il peggiore rogo della storia americana. Intanto arriva un altro allarme: San Francisco, Sacramento (la capitale) e Stockton sono “le città più inquinate” del mondo, con una qualità dell’aria peggiore di alcuni luoghi noti tradizionalmente per lo smog in Cina e in India, secondo PurpleAir, una organizzazione nonprofit che aggrega i dati dei siti che monitorano la qualità dell’aria nel mondo. “Sembra la peggior qualità dell’aria mai sperimentata a San Francisco”, ha ammesso Dan Jaffe, professore di chimica ambientale all’università di Washington, definendo la situazione “una vera e propria emergenza”.

Il 17 novembre Trump è arrivato nelle zone devastate: l’odore del fumo si sente anche quando il presidente sbarca alla base aerea di Beale, a nord di Sacramento, accolto dal governatore uscente Jerry Brown e dal governatore eletto che gli subentrerà, Gavin Newsom, entrambi democratici e suoi fieri avversari. Il presidente, non accompagnato da Melania, ha effettuato vari sopralluoghi e incontrato i soccorritori, evitando per ora le polemiche. Prima di partire aveva additato la gestione del patrimonio forestale – e non il cambiamento climatico – come responsabile degli incendi suscitando reazioni sdegnate. “È una questione molto grossa e costosa, ma molto economica se si paragona anche ad uno solo di questi orribili incendi e al fatto che salveremo un sacco di vite”, ha sottolineato.

I roghi, alimentati da venti forti su una vegetazione secca a causa di una lunga siccità, sono scoppiati l’8 novembre nel nord della California distruggendo la cittadina di Paradise, che contava 27 mila abitanti, e le comunità vicine. Incenerite anche le ville di molte star, da Guillermo del Toro a Neil Young. I vigili del fuoco stanno rafforzando le linee di contenimento e tenendo d’occhio i focolai in attesa di venti che si dovrebbero rinforzare nelle prossime ore, arrivando a 60-70 km l’ora. La pioggia è prevista solo verso metà della prossima settimana: aiuterà i pompieri ma renderà più difficile le ricerche dei resti delle vittime.

Intanto New York torna alla normalità dopo l’anomala tempesta di neve che ha colpito tutta la parte orientale e il midwest degli Stati Uniti, provocando almeno 8 vittime (soprattutto a causa di incidenti stradali) e lasciando 389 mila persone senza luce. La Grande Mela era andata in tilt, il traffico e i trasporti pubblici erano rimasti paralizzati per ore a causa di una nevicata (quasi 20 cm) che in questo periodo non si vedeva dal 1938. Le polemiche però restano, con il sindaco Bill de Blasio sotto accusa per la cattiva gestione dell’emergenza.

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