Il bicarbonato di sodio non cura il cancro. Neanche i clisteri di caffè, l’olio di cannabis o il miele. Lo zenzero non è diecimila volte più efficace di una chemioterapia. Non è un rimedio anticancro nemmeno il digiuno. Idem gli integratori. Né l’astinenza sessuale né gli eventi traumatici o lo stress provocano la crescita di cellule maligne. E un tumore una volta diagnosticato è impossibile che regredisca naturalmente. Contro le centinaia di bufale in oncologia che circolano nei blog e nei social network è nato il portale Tumore ma è vero che?, su iniziativa della Fondazione Aiom (Associazione italiana di oncologia medica). Presentato al ministero della Salute lo scorso maggio, in quasi sei mesi ha registrato 150mila visitatori unici. E le mail con richieste di informazioni inviate al comitato scientifico di oncologi sono state oltre 50mila.

A scrivere non sono stati solo i pazienti e i loro familiari (il 27 per cento). “Nel 16% dei casi anche medici di famiglia e farmacisti – nota Fabrizio Nicolis, presidente della Fondazione Aiom – perché il tumore oggi sta diventando sempre di più una malattia cronica che coinvolge il personale sanitario sul territorio, non più soltanto lo specialista”. Il resto dei contatti, cioè la maggior parte, invece è arrivata da cittadini in cerca di consigli sulla prevenzione contro le neoplasie.

Gli italiani che sono caduti nella trappola delle fakenews in oncologia sono quasi nove milioni (fonte Censis). Gli oncologi hanno censito circa 400 bufale su presunte cure alimentari, oltre 175 sulle terapie alternative proposte da medici o sedicenti esperti, più di 160 sulle cause dei tumori e 85 sulla loro scomparsa naturale. E sul portale Tumore ma è vero che? smontano tutte le falsità con tanto di spiegazione scientifica e bibliografia. Dagli assorbenti interni cancerogeni al reggiseno con ferretto che causa il cancro al seno o le creme solari che sviluppano quello alla pelle.

“Non abbiamo ancora finito, ne abbiamo inserite una sessantina per ora e ne stiamo elaborando altre 27”, ci fa sapere Massimo Di Maio, direttore dell’oncologia dell’ospedale Mauriziano di Torino, a capo anche del comitato scientifico. “L’errore più frequente – continua l’oncologo – è sperare che esista una dieta magica contro il cancro oppure che eliminando lo zucchero o la carne rossa si possa guarire. O che la digiunoterapia sia miracolosa. Sbagliatissimo. Bisogna mangiare un po’ di tutto, senza esagerare con la carne, soprattutto quella alla brace o gli insaccati, massimo una o due volte la settimana. Il paziente deve essere forte per reagire alle cure”. La sezione più cliccata nel sito è proprio quella sull’alimentazione.

Le principali armi contro il cancro sono la chirurgia, la radioterapia, la chemioterapia, le terapie ormonali, quelle mirate (terapie a bersaglio molecolare) e l’immuno-oncologia. Per ciascuno di questi approcci esiste una descrizione fatta dagli oncologi. Un altro errore molto diffuso, ci spiega Di Maio, “è pensare che la chemioterapia sia letale. Come ogni farmaco ha degli effetti collaterali ma assolutamente inferiori rispetto ai benefici. Se il malato muore pochi giorni dopo l’ultima dose di chemio significa che il medico non ha sospeso la terapia quando ormai per il paziente non c’era più niente da fare”. Tra le domande poste dagli utenti anche quelle sulle nuove molecole anticancro riportate negli articoli di giornale. “In realtà spesso si tratta di farmaci testati solo sui topi e non ancora sperimentati sugli uomini. Il lettore però crede di trovarli già in commercio. Oppure legge la notizia di una radioterapia di ultima generazione ma non sa che non funziona per tutti i pazienti”.

Tra i bollini rossi che identificano le fakenews spuntano anche i bollini gialli per le notizie parzialmente vere. Per esempio, l’associazione tra uso prolungato del cellulare e sviluppo di un tumore al cervello è definita possibile dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc): le evidenze sono limitate e gli studi ancora in corso.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Fruttosio al posto dello zucchero: quando il rimedio è peggiore del male

next