A livello italiano è il primo sostegno economico istituito e dedicato a quei ragazzi chiamati anche care leavers che, al compimento della maggiore età, sono in uscita dai percorsi di accoglienza fuori dalla famiglia di origine. Giovani che hanno vissuto sia in affido familiare che all’interno di comunità e che, a 18 anni e un giorno, devono arrangiarsi da soli per trovare un lavoro e mantenersi economicamente. Si tratta di un capitolo di spesa specifico, inserito nel Fondo per la lotta alla povertà e all’inclusione sociale, costituito da 15 milioni di euro per il triennio 2019-2021, risorse che ora accompagneranno i neomaggiorenni fino ai 21 anni di età. “È solo un primo passo nel percorso verso l’indipendenza dei ragazzi che vivono fuori dalla famiglia di origine”, ammette al fattoquotidiano.it Samantha Tedesco, responsabile programmi e advocacy di SOS Villaggi dei Bambini, “ma è uno strumento inedito per l’Italia e importante perché viene riconosciuto un target di ragazze e ragazzi maggiormente esposti a vulnerabilità rispetto agli altri” .

L’organizzazione SOS Villaggi dei Bambini aiuta bambini e famiglie in difficoltà da oltre 60 anni in tutto il mondo. In Italia sono circa 3mila i ragazzi che ogni anno al compimento della maggiore età diventano care leavers. “Il grande lavoro che abbiamo portato avanti, insieme alle altre realtà del Comitato Neomaggiorenni – spiega Tedesco – ha permesso di far conoscere il problema e di far comprendere come fosse necessario garantire la prosecuzione di un sostegno all’autonomia di questi giovani. Ora la politica ha recepito questa urgenza“. Un’urgenza che l’organizzazione ha ricordato anche il 6 novembre scorso, proprio in occasione della firma del decreto legge che darà avvio a questa nuova sperimentazione, durante l’incontro Il futuro si costruisce giorno per giorno, alla presenza, tra gli altri, del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Filomena Albano. Perché un’urgenza? “Perché sono ragazzi che, proprio a causa della fragilità dei rispettivi nuclei familiari, vengono sostenuti dallo Stato fino ai 18 anni ma poi vengono lasciati soli“, spiega Tedesco.

“Trovarsi da soli è difficile” – Negli ultimi due anni, 60 ragazzi del gruppo Giovani di SOS Villaggi dei Bambini e del Care Leavers Network di Agevolando hanno raccontato le loro esperienze dirette e le raccomandazioni personali. “Nel confronto con altri ragazzi – racconta al fattoquotidiano.it Adina, una care leaver – una delle cose che ci sta più a cuore, e che suggeriamo agli operatori dell’accoglienza, è che loro abbiano un’attenzione al mantenimento della relazione, oltre il rapporto lavorativo e il tempo passato insieme nella comunità o nelle case famiglia. È difficile trovarsi soli ad affrontare una responsabilità così grande“. “Ricordarci che quelli che fanno la differenza nel nostro percorso di vita siamo proprio noi, che ne abbiamo le potenzialità, è fondamentale per aiutarci a superare le paure e le ansie di un periodo di transizione così delicato”, racconta ancora Adina.

“Il diritto all’istruzione non può finire a 18 anni” – In Italia, aggiunge ancora Tedesco, la situazione “è molto complicata e a macchia di leopardo. In alcuni territori sono già previsti degli strumenti di sostegno, come per esempio in Sardegna o in altre aree che a livello provinciale hanno stabilito dei fondi, ma nella maggior parte dei territori non c’è nulla. La Convenzione di New York prevede il sostegno ai ragazzi affinché il diritto all’istruzione e alla salute psicofisica siano garantiti per tutti”. “La Convenzione parla di bambini e ragazzi dai 0 ai 18 anni, ma va da sé che il diritto all’istruzione non può essere interrotto a diciotto anni e un giorno”, afferma Tedesco.

“Rischiamo di trovarci in mezzo alla strada” – “Nell’incontro del 6 novembre sono rimasta molto colpita da chi diceva che i ragazzi vanno ascoltati prima di prendere le decisioni: non è così, c’è bisogno di prenderle insieme le decisioni, abbiamo diritto che ci venga spiegato cosa succede e perché”, dice al fattoquotidiano.it Diana, un’altra care leaver. “Per me è successo così nel mio percorso, con tutti gli operatori che mi circondavano, l’educatrice, il direttore della comunità, l’assistente sociale, il giudice. Queste persone mi hanno sostenuto nel mio percorso di crescita e ci sono ancora per me, anche se sono uscita dalla comunità da 8 mesi“. “Spesso un care leaver a 18 anni – aggiunge Diana – rischia di trovarsi in mezzo a una strada e deve tornare a casa dalla sua famiglia: per questo la famiglia stessa dovrebbe seguire dei percorsi come li seguiamo noi e dovrebbe essere possibile fare dei rientri graduali anche per vedere se la nostra decisione di tornare è fattibile o se ci sono ancora delle incongruenze”, spiega.

“Investire su di loro per combattere l’emarginazione” – Dopo l’approvazione del decreto, SOS Villaggi dei Bambini intende proseguire con le iniziative: “Faremo campagne di sensibilizzazione volte a far sì che le Regioni accedano al Fondo perché l’utilizzo sarà di loro competenza. Inoltre – dice Samantha Tedesco – saremo a disposizione per collaborare ed essere di supporto per la buona riuscita della sperimentazione. SOS Villaggi dei Bambini fa parte del Comitato per il sostegno ai neomaggiorenni e quindi parteciperà, attraverso il Comitato, al tavolo di monitoraggio della sperimentazione coordinato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali“. “Lavoreremo affinché questo ‘Fondo’ temporaneo diventi permanente e venga integrato per poter raggiungere tutti i care leavers. Investire sull’accompagnamento all’autonomia di questi ragazzi vuol dire allontanarli dall’emarginazione e consentire loro di contribuire alla crescita del Paese”, conclude Tedesco.

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