L'ex direttore dell'Economist in un articolo per Project Syndicate dal titolo "Dare una chance al governo italiano" scrive: "Forzare uno scontro con il più populista e popolare governo della zona euro in nome di regole antiquate e troppo rigide sarebbe davvero stupido"
Punire ora il governo italiano “è stupido“, sia da un punto di vista politico che economico, perché “sta sfidando le regole fiscali che dovevano essere comunque riformate“. A rivolgersi all’Unione europea che mercoledì renderà pubblica la sua seconda opinione sulla manovra italiana è Bill Emmott, ex direttore dell’Economist. Nel suo articolo per Project Syndicate dal titolo “Dare una chance al governo italiano”, il giornalista economico spiega come mai a suo avviso, tra la possibilità di penalizzare l’Italia immediatamente per aver ignorato le regole di bilancio dell’eurozona e quella di ritardare la punizione, esista una terza via: “Perché non evitare la punizione completamente e dare al governo italiano una possibilità?”.
Emmott, ripreso anche dal Blog delle stelle come difensore della manovra gialloverde, è in realtà critico con la bozza della legge di Bilancio, ma sottolinea che le misure contenute al suo interno “possono rivelarsi inutili o inefficaci, ma non salgono al livello di essere considerate spericolate“. Tra gli esempi positivi, anche se da “implementare”, il giornalista cita il reddito di cittadinanza: “Era ora che un governo italiano avviasse almeno il processo”. E quindi conclude che mentre “uno scontro con l’Ue potrebbero portare a una recessione e persino a un disastro, l’Italexit“, al contrario “un approccio più accomodante potrebbe evitare il peggio“. “Forzare uno scontro con il più populista e popolare governo della zona euro in nome di regole antiquate e troppo rigide sarebbe davvero stupido”, è la conclusione della sua analisi.
Non giudicare il governo dopo appena sei mesi – Emmott tiene subito a specificare che il motivo per cui lui darebbe una chance all’Italia “non risiede nel fatto che la coalizione sia particolarmente simpatica“. Il giornalista cita gli attacchi del M5s ai suoi colleghi italiani e la politica della Lega sull’immigrazione, con Matteo Salvini definito “guida de facto” dell’esecutivo. “Tuttavia – aggiunge – ci sono buone ragioni per riservarsi il verdetto sul governo”. La prima è che “sta sfidando le regole fiscali che dovevano essere comunque riformate“. La seconda è che “ha appena sei mesi. Nessun governo dovrebbe essere giudicato così rapidamente a meno che le sue azioni siano così imprudenti da mettere in pericolo la Costituzione, la sicurezza o la stabilità del paese”. “La coalizione M5s-Lega non l’ha ancora fatto“, spiega Emmott.
La manovra non può essere considerata “spericolata” – L’ex direttore dell’Economist scrive che il governo Conte ha proposto “un bilancio annuale che comporta un disavanzo del 2,4% del Pil nel 2019, che supera di circa tre volte il deficit proposto dal precedente governo, ma che è difficile definire enorme rispetto agli standard internazionali“. Inoltre Emmott sottolinea un altro aspetto: quel che è contenuto nella legge di bilancio, per cui ora la Commissione europea potrebbe aprire una procedura per disavanzo eccessivo, non è altro che “mantenere le promesse elettorali” fatte dai due partiti che compongono la maggioranze e che ancora godono di “più del 60% dell’appoggio degli elettori italiani”. “Questo successo potrebbe non durare, ma non può essere ignorato“, ammonisce Emmott.
Reddito di cittadinanza? “Era ora” – Secondo il giornalista una parte della popolarità della coalizione M5s-Lega non fa altro che riflettere “il desiderio degli elettori di avere uno Stato sociale modernizzato“. “Un’interpretazione indulgente dell’obiettivo della coalizione – scrive Emmott – è che sta perseguendo un sistema modellato sulle efficaci misure di ‘flexicurity‘ lanciate dalla Danimarca“. La flexicurity è l’idea di coniugare l’esigenza di flessibilità imposta dal mercato con le garanzie di sicurezza dell’occupazione di ogni lavoratore ed Emmott cita come esempio il reddito di cittadinanza. Il giornalista definisce l’idea proposta dal M5s “decisamente difficile da implementare” , ma “anche se ci sono buone ragioni per essere scettici, è comunque un passo nella giusta direzione“. “Era ora che un governo italiano avviasse almeno il processo”, scrive Emmott.
I Paesi dell’Eurozona riflettano sul Fiscal compact – Quindi, gli economisti “hanno sicuramente ragione” nel dire che la manovra non darà “l’impulso alla crescita promesso“, ma, ecco la soluzione proposta da Emmott, “piuttosto che rischiare una vera e propria crisi respingendo la manovra italiana, la Commissione europea farebbe meglio a spingere per riforme strutturali più mirate nel 2020, dopo che le parti della coalizione avranno rispettato le loro promesse elettorali”. Questo è “l’approccio accomandante” che eviterebbe la crisi. “Nel frattempo, i restanti 18 Stati membri dell’eurozona dovrebbero valutare se il Fiscal compact del 2012, che hanno forgiato nel pieno della crisi del debito sovrano dell’euro, debba essere rivisto“, ammonisce Emmott. E consiglia di seguire l’idea di Mario Monti, che “ha a lungo insistito” per differenziare tra “investimenti di capitale” e “spese correnti“. In questo modo, sostiene l’ex direttore dell’Economist, l’Italia potrebbe perseguire il suo bisogno di spesa infrastrutturale. Un punto su cui M5s e Lega sono distanti: “Questa impasse deve essere rotta, all’interno della coalizione o attraverso una nuova elezione nel 2019, se necessario”, scrive Emmott.