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Manovra, Tito Boeri (Inps): “Quota 100? Con tutti gli scenari cresce la spesa”. Di Maio: “Eviterei allarmismi inutili”

Il numero uno dell'Istituto: "L’idea di una dotazione piatta e costante a sette miliardi l’anno non è minimamente supportata da alcuna delle simulazioni che ci hanno chiesto. Ma quando ho sollevato il problema, ho avuto solo aggressioni verbali e tentativi di screditarmi. A questo punto non vorrei si arrivasse a soluzioni incompatibili con le risorse accantonate"

Lo aveva già detto: i conti del governo sulle pensioni non tornano. Ora Tito Boeri, presidente dell’Inps da quattro anni, intervistato dal Corriere della Sera ribadisce un altro punto di scontro con l’esecutivo: la fiducia. “Se il presidente del Consiglio mi convocasse e mi dicesse che non c’è più fiducia in me, non aspetterei un minuto di più. Lascerei. Ma non posso farlo per un tweet. E trovo pericolosa per la nostra democrazia la delegittimazione sistematica di organi indipendenti, autorità di controllo, regolatori o pareri tecnici“.

Già quattro mesi fa il numero uno dell’Istituto nazionale della previdenza sociale aveva inviato lo stesso messaggio. Ma non c’era in programma alla commissione Lavoro della Camera la discussione sull’ordinamento e la struttura organizzativa di Inps e Inail. “Quello che il governo deciderà, noi ci metteremo pancia a terra a realizzarlo. Come sempre. Ma spetta all’Inps segnalare per tempo potenziali violazioni del patto intergenerazionale di cui è garante”, quella quota 100 che secondo Boeri  “premia uomini con reddito medio-alto e che penalizza le donne”.

La prima replica a Boeri è arrivata dal vicepremier Luigi Di Maio, con cui non sono mancati scontri, anche pesanti, in passato: “Io eviterei allarmismi inutili. Quota 100 si farà”, ha detto a margine della sua visita all’Its Barsanti di Pomigliano. Il presidente dell’Inps però sembra preoccupato anche dell’impatto che potrebbero avere “promesse non mantenute”: “Le persone mi fermano per strada e mi chiedono se le loro pensioni verranno pagate. Quando i chiarimenti sulle intenzioni effettive del governo non ci vengono dati nelle sedi istituzionali, siamo costretti a chiederli pubblicamente. Perché dobbiamo essere messi nelle condizioni di prepararci e ragguagliare i cittadini. Non vogliamo fare da parafulmine per reazioni a promesse non mantenute. I nostri dipendenti negli uffici territoriali subiscono quotidianamente aggressioni al punto che, Salvini lo sa bene, abbiamo dovuto chiedere di rafforzare la sorveglianza davanti alle sedi”.

Boeri punta nuovamente il dito contro le “promesse impegnative” come l’abolizione della legge Fornero, cavallo di battaglia della Lega, e quello della lotta alla povertà, obiettivo del M5s. Anche se riconosce che c’è un governo che “finalmente prende a cuore il problema della povertà” Boeri sostiene che per raggiungere chi vive sotto le soglie minime ed evitare le frodi “c’è bisogno di coinvolgere i comuni, che hanno la maggiore esperienza e prossimità”. Ma su questi temi dalle elezioni a oggi “non c’è stato ridimensionamento delle aspettative. Solo continui rilanci, come l’idea di bloccare l’aggiustamento dell’età del ritiro alla speranza di vita. Uno pensa che a un certo punto si scenda con i piedi per terra e si obblighi tutti a misurarsi con i vincoli. Invece, si ribadisce di continuo che le misure promesse partiranno l’anno prossimo. Ma sin qui esiste solo un disegno di legge di bilancio che istituisce due fondi, uno per le pensioni e l’altro per il reddito di cittadinanza. Quello per la previdenza ha 6,7 miliardi nel 2019, poi sempre sette a seguire“.

E su quota 100 non sembrano esserci soluzioni che non prevedano l’aumento di spesa perché ogni anno ci sono persone che maturano i requisiti per accedere alla pensione e perché le finestre per un eventuale ritardo non funzionerebbero, a suo parere. E poi le risorse messe nero su bianco appaiono insufficienti: “L’idea di una dotazione piatta e costante a sette miliardi l’anno non è minimamente supportata da alcuna delle simulazioni che ci hanno chiesto. Ma quando ho sollevato il problema, ho avuto solo aggressioni verbali e tentativi di screditarmi. A questo punto non vorrei si arrivasse a soluzioni incompatibili con le risorse accantonate. Noi all’Inps per primi ci troveremmo in una posizione difficile”. Con l’ipotesi di dovere, per la “logica del rubinetto” essere costretti a risorse terminate a fare accedere alle pensioni “solo coloro il cui diritto viene certificato da noi”.

Una situazione in cui il presidente vede un pericolo potenziale: “E se la cittadinanza inizia a temere che questo accada, rischiamo che le sedi Inps vengano prese d’assalto perché tutti cercheranno di scappare prima che scattino le chiusure“. Sul reddito di cittadinanza Boeri condivide quella che è stata una valutazione anche dall’Istat sulla plaeta di beneficiari anche in relazione alla proprietà di una casa: “Si guarderà a redditi e patrimoni per decidere a chi concedere il trasferimento. E si terrà conto di chi ha la proprietà della casa, giustamente da trattare in modo diverso rispetto a chi è in affitto. Spero che ci diano gli strumenti per impedire abusi, compreso l’accesso all’anagrafe dei rapporti finanziari. Il problema è che neanche qui abbiamo un articolato e non si stanno discutendo gli aspetti decisivi”.

Sulle tensioni con l’Ue che chiede modifiche sostanziali che il governo non intende fare Boeri però sembra ottimista: “Più che a Bruxelles è stata accolta duramente dagli altri governi dell’area euro (come Olanda e Austria per esempio, ndr). Il fatto che si sia contravvenuto a impegni presi da questo stesso governo qualche mese fa e che le ipotesi di crescita siano molto ottimiste non ha giovato. Ma si può ancora recuperare“. Alla domanda su quale sia la strada Boeri risponde: Prevedere più misure per la crescita. “Una manovra che destina il grosso delle risorse a chi non lavora non può piacere in Europa. Se però documentassimo che staremo sotto ai limiti di spesa stabiliti sulle pensioni senza aumentare il debito pensionistico e che le misure sociali servono a dare un futuro ai tantissimi minori oggi al di sotto della soglia di povertà, questa scelta potrebbe essere vista anche come un investimento nei lavoratori del futuro. Gli altri Paesi europei sanno che c’è un problema di povertà nei Paesi del sud Europa causato dalla crisi. L’evoluzione del quadro politico li ha messi di fronte a questa realtà. Io vedo segnali di disponibilità, anche in Germania”. Un mese fa fu proprio il premier Conte, dopo un colloquio con Angela Merkel, a dichiarare che la cancelleria era stata rimasta favorevolmente impressionata.