I lavoratori della Pernigotti, storica azienda del cioccolato di Novi Ligure, sono in assemblea permanente dallo scorso 6 novembre, quando la proprietà turca ha fatto richiesta di ammissione alla procedura di cassa integrazione straordinaria a seguito della parziale cessazione dell’attività. E rimangono freddi anche di fronte al moltiplicarsi dei nomi di imprenditori accostati all’azienda. L’ultimo in ordine di tempo è Riccardo Piacenza, proprietario dell’omonimo maglificio, che ha confermato all’Ansa le anticipazioni del quotidiano La Stampa: “Il mio impegno per i cento dipendenti e gli interinali è fermo, voglio garantire loro un futuro”. “Diciamo no a speculazioni sulla nostra pelle”, è il commento di Tiziano Crocco della Uila Uil.
“Abbiamo scelto di fidarci delle istituzioni”, spiega Luca Patelli, portavoce dei lavoratori. “Quindi – aggiunge – non possiamo che attendere l’esito dell’incontro tra il premier Giuseppe Conte e la proprietà turca”. E’ stato lo stesso governo nei giorni scorsi a chiedere un incontro con il gruppo turco Toksoz che nel 2013 ha acquistato la Pernigotti e che ora vuole chiudere lo storico stabilimento. Nello specifico, secondo quanto comunicato dal gruppo, si vuole “dare corso all’esternalizzazione delle proprie attività produttive unicamente presso il territorio nazionale“.
Sulle pagine della cronaca di Alessandria de La Stampa, l’imprenditore Piacenza ha annunciato di essere pronto a “riassumere tutti i lavoratori, anche senza il marchio” che invece “costerebbe troppo”. “Mi interessano i lavoratori e le loro competenze. Sarei pronto a produrre le stesse cose, ma anche nuove specialità, per esempio le uova di Pasqua. Investendo sul sito produttivo”, ha spiegato Piacenza. Lavoratori e sindacati sembrano però accogliere l’iniziativa con freddezza. “Ribadiamo la necessità di dialogare con imprenditori seri, disposti a rilevare marchio e stabilimento, innovando e programmando la produzione. Ovviamente qui, a Novi Ligure, e non altrove”, è l’appello dei dipendenti della Pernigotti.