Su Libero di oggi abbiamo letto l’incredibile quanto paradossale affermazione: “Dove c’è tanto smog (e soldi) si vive di più”. Le mezze verità, a volte, come in questo caso, sono molto più pericolose delle bugie complete.
Scrive Libero che “Lombardia e Nordest sono tra le aree europee a più alta concentrazione di Pm10. Ma si muore a 84 anni, tre in più della media Ue”. Ma i numeri dicono anche che: “L’Italia è rimasta, sì, una nazione longeva, però secondo i dati dell’Eurostat nel periodo 2004-2012 si è abbassata l’età in cui si inizia a ricorre alle cure mediche per problemi gravi. In media se nel 2004 gli uomini si ammalavano a 69 anni e le donne a 71, nel 2012 gli uomini si ammalano a neanche 62 e le donne a 61. Al di sotto della media europea, dove nello stesso periodo si sono guadagnati due anni di salute, e la soglia si è alzata da 61 a 63 anni”. E questo vale soprattutto per il Nord Italia.
Riguardo alla Campania, invece, è falso dire che esistono 60 discariche che fanno male più degli inceneritori. Da molti anni, il principale problema della Campania è che ha ben otto inceneritori riuniti in uno solo (Acerra) ma nessuna discarica a norma intra-regionale per le sue ceneri tossiche (oltre 150mila tonnellate anno) che vanno tutte, in modo perfettamente legale, a Brescia!
In Lombardia, infatti, non solo c’è un eccesso sproporzionato di inceneritori, definiti per legge “impianti insalubri di classe I” (cioè impianti tossici di I classe comunque) ma anche un eccesso di discariche per rifiuti tossici e industriali che legalmente “ingoiano” le ceneri di Acerra e quelle delle fonderie del bergamasco, degli impianti industriali finanche del sud della Germania. Grazie al giro bolla cartaceo, poi, inventato dai Casalesi ma ormai adottato universalmente dai criminali lombardi e tedeschi, ci finisce di tutto e di più di tra i rifiuti tossici non tracciati.
Per questo oggi la prima Terra dei Fuochi di Italia è la lombarda Provincia di Brescia. E non certo per le misere 150mila tonnellate di ceneri tossiche di Acerra.
Ancora: è falso che gli inceneritori di ultima generazione non producano ceneri. Ogni incenerimento produce circa il 20% di ceneri. Quindi, incenerire, come in Lombardia, oltre 2,4 milioni di tonnellate di rifiuti, produce inevitabilmente almeno il 20% di ceneri tossiche, ovvero mezzo milione di tonnellate circa di ceneri da portare in discarica. Si diceva in Germania, ma ormai, col giro bolla, chissà dove.
Va detto chiaro e tondo che questo improvviso rigurgito di inceneritorismo ha una sola ed unica vera motivazione: per la crisi economica, l’Italia sta producendo una valanga di rifiuti speciali industriali prodotti in regime di evasione fiscale innanzitutto al nord. L’eccesso di incenerimento non serve né alla buona gestione del rifiuto urbano né alla migliore gestione dei rifiuti totali ma soltanto a smaltire in modo efficace e non tracciabile l’eccesso di produzione di rifiuti industriali assimilabili agli urbani, rifiuti che in Lombardia arrivano almeno a 800 kg/pro capite/anno rispetto alla produzione di quelli urbani che è 510.
Con un doppio danno: alle tasche dei cittadini che pagano con la tassa dei rifiuti lo smaltimento illecito dei rifiuti industriali sovrapposti, e con un danno alla salute certo. Si vive più a lungo ma si campa sempre peggio in Lombardia. E questo per favorire lo smaltimento – senza tracce e ceneri tossiche – non più di rifiuti urbani ma di rifiuti industriali: questa è la tristissima verità. Il solo inceneritore di Brescia ufficialmente incenerisce per oltre due terzi rifiuti industriali e non urbani, come a Copenaghen. Tutti legali? Ne siete certi, visto che sono tutti incamerati con codici Cer solo cartacei?
E certi giornali non fanno altro che ribadire a tutti i lombardi il malizioso augurio di Buon Natale di Lucariello allo zio Pasqualino-Salvini: “Tanti auguri di una lunga vita, ma con qualche malattia certa!” (Natale in casa Cupiello, Eduardo De Filippo). Non siamo stati noi campani a farlo: ma “bugiardoni” o “asinoni” lombardi. Alla follia delle mezze verità per favorire qualche industriale non c’è mai fine: quale sarà la prossima? Magari quella di inserire sui pacchetti di sigarette: “Muori pure, ma morirai contento! Fuma di più”?