Il piano d’azione del governo contro i roghi tossici e gli interramenti abusivi di rifiuti punta molto sulla prevenzione, con un rafforzamento della sorveglianza nei punti sensibili. Ruolo attivo anche di Asl e cabina di regia a Palazzo Chigi. Il desiderio di esportare il modello Campania anche in altre regioni italiane dove nell'ultimo periodo sono aumentati gli incendi, compresa la Lombardia
La prevenzione, prima di tutto, con la sorveglianza dei punti sensibili grazie all’esercito, ai droni e ai carabinieri. E poi salute e ambiente, oltre a un’azione sinergia con le Asl. Sono questi i cardini del protocollo d’intesa sulla Terra dei Fuochi in Campania firmato a Caserta dal premier Giuseppe Conte e sette ministri, nel pieno della bufera – poi appianata almeno mediaticamente – sugli inceneritori da costruire nella regione.
Il piano d’azione del governo contro i roghi tossici e gli interramenti abusivi di rifiuti punta molto sulla prevenzione, con un rafforzamento della sorveglianza nei punti sensibili. Per questo saranno impiegati l’esercito – che presidierà i siti di lavorazione dei rifiuti che, secondo le prefetture di Napoli e Caserta, sono a rischio di incendi dolosi – i droni e un centinaio di carabinieri specializzati in reati ambientali. Saranno anche aumentati i vigili del fuoco pronti a intervenire sul territorio.
L’azione sarà anche affidata alle Asl e ai medici di base, per controllare l’aria e il territorio con la presenza anomala di malattie più o meno gravi legate all’inquinamento da rifiuti. Di qui la presenza del governatore regionale Vincenzo De Luca che ha competenza sulla sanità. La task force che il governo metterà in campo sarà guidata direttamente da Palazzo Chigi e vi svolgerà un ruolo di primo piano il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che da generale della Forestale ha perseguito i clan camorristici attivi nel settore. L’idea dell’esecutivo è quella di esportare il modello Campania in altre regioni, perché come ha detto il vicepremier Luigi Di Maio, “i roghi tossici sono un fenomeno che riguarda tutte le zone d’Italia”, in misura differente, compresa nell’ultimo periodo la Lombardia.
Nel lungo termine, come da giorni ripete Costa, l’obiettivo è il cosiddetto “end of waste”, la fine della dispersione dei rifiuti, la loro trasformazione nell’ambito di un’economia circolare, come ha sottolineato il premier Giuseppe Conte. Per far ciò, non solo repressione, ma anche premi. “Il 31 marzo scade l’accordo Anci-Conai (Associazione dei Comuni e Consorzio nazionale imballaggi, ndr) – ha detto Costa – Io per il governo farò da pontiere per ottenere una differenziata di qualità e avviare il porta a porta con tariffa: chi inquina di meno paga di meno”. È questo il vero obiettivo che i Cinque Stelle si sono posti. Del resto, secondo quanto stabilito dall’Unione Europea, entro il 2035 non più del 10% dovrà essere conferito in discarica. Se la differenziata prenderà davvero piede in Italia, assicura il ministro dell’Ambiente, “non ci sarà più neppure abbastanza materiale per gli impianti”.