Lui è deceduto ma i giudici hanno confiscato i beni che ha lasciato in eredità ai figli. La sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo ha confiscato i beni dell’imprenditore Vincenzo Rappa. Rappa è morto da alcuni anni e quindi la confisca riguarda solo il patrimonio da lui lasciato in eredità ai figli Filippo, Sergio e Maurizio. I giudici, nello stesso provvedimento, hanno ritenuto, invece, non socialmente pericolosi il figlio di Rappa, Filippo, e i nipoti Vincenzo Corrado e Gabriele escludendo che siano stati prestanome del nonno e restituendo loro tutti i beni sequestrati. Tra le società restituite ai Rappa ci sono anche quelle che gestiscono le emittenti televisive Trm e Publimed.
Si conclude così un procedimento di prevenzione che quattro anni fa aveva portato al sequestro milionario di immobili e società. Vincenzo Rappa fu condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio aggravato. Secondo i giudici, dopo una prima fase in cui sarebbe stato vittima di estorsione l’imprenditore avrebbe stretto rapporti con le famiglie mafiose dei Ganci, dei Madonia e dei Galatolo. Proprio in virtù delle sue relazioni sarebbe stato “scelto, ossia preferito ad altri imprenditori per la conclusione di affari di non certo limitata rilevanza economica”. Con la sua condotta avrebbe consentito a Cosa nostra di ottenere ingentissimi guadagni e il controllo di attività economiche.
Diverso il discorso fatto per i figli e i nipoti dell’imprenditore. Secondo i giudici il figlio Filippo non avrebbe dato un “apporto individuale alla vita dell’organizzazione potendosene solo affermare con certezza la collateralità insufficiente a qualificarlo come appartenente al sodalizio”. Da qui l’assenza della pericolosità sociale e l’impossibilità dell’applicazione delle misure patrimoniali. Lo stesso ragionamento vale per i nipoti del capostipite, Vincenzo Corrado e Gabriele.