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Anticorruzione, Conte dopo il ko assicura: “Correggiamo al Senato”. Accordo M5s-Lega su norma trasparenza partiti

La confusione e la tensione in maggioranza si proiettano sulla Camera. Anche il capo del governo e il leader della Lega "vigilano" nell'emiciclo sulle votazioni degli emendamenti. Il capo M5s: "Niente fiducia, non voglio scorciatoie". Ma tra rinvii e sospensioni, il voto sulle proposte di modifica va a rilento e riprenderà giovedì. Passa la norma sull'agente infiltrato

L’emendamento salva ladri approvato alla Camera – facendo andare sotto il governo – sarà corretto al Senato. “Ma la notizia è che la riforma verrà approvata alla Camera in terza lettura per la fine di dicembre”. Ad annunciare che il governo ha trovato un accordo sul ddl Anticorruzione è il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, alla fine del vertice a Montecitorio con Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Una situazione di confusione all’interno della maggioranza che si è proiettata anche sui lavori parlamentari. I lavori sono stati rinviati in un primo momento alle 13 su richiesta dei Cinquestelle. Di fronte altri 43 voti segreti su circa 300 emendamenti ancora da votare sul provvedimento. Di Maio ha dovuto chiedere al capo del governo e al leader della Lega di essere in Aula per “vigilare” che incidenti come quello di ieri non capitino ancora. Non ci sono solo loro: c’è anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e l’esecutivo è quasi al completo a Montecitorio. Una notizia positiva c’è per la maggioranza: M5s e Lega hanno finalmente trovato l’accordo sulla norma per la trasparenza dei partiti, con soglia per le donazioni anonime fissata a 500 euro.

E dalla ripresa dei lavori, la coalizione non ha più registrato incidenti di percorso. Poco prima delle 20, la seduta è stata sospesa per la riunione della Conferenza dei capigruppo di Montecitorio, la quale ha stabilito che si punta a terminare giovedì entro le 17, quando è prevista l’informativa urgente del presidente del Consiglio sulla Manovra. Una prima conseguenza di questa decisione è lo slittamento a lunedì 26 novembre dell’inizio della discussione generale del dl Sicurezza, inizialmente prevista per venerdì 23. Il decreto voluto da Salvini deve essere approvato entro il 3 dicembre. “Mi pare che la giornata sia iniziata bene e sia finita meglio“, ha detto Di Maio passando in Transatlantico a fine seduta, dopo che l’Aula ha approvato anche la norma sull’agente infiltrato.

Caso in aula – Ma anche nel pomeriggio le opposizioni hanno chiesto di sospendere la seduta, visto che in programma c’erano una conferenza dei capigruppo e il question time. Le minoranze – Pd, Fratelli d’Italia e Forza Italia in testa – hanno contestato che in una situazione del genere l’esecutivo si sia precipitato in forze in Aula. “Dobbiamo fermare subito questo teatrino a cui stiamo assistendo ormai da ieri – dichiara dai banchi democratici Ettore Rosato – Serve che il governo riferisca su quello che sta succedendo dopo la bocciatura della manovra da parte della Commissione. Un teatrino straordinario“. La richiesta di sospensione di Guido Crosetto di Fratelli d’Italia – a cui si sono aggiunti Graziano Delrio per il Pd e Simone Baldelli di Forza Italia – è stata respinta per 101 voti. Ma è evidente che la tensione interna alla maggioranza si è proiettata sull’Aula. Emanuele Fiano, del Pd, ha accusato Conte di avergli fatto un gesto con il dito mentre stava intervenendo: “Se il presidente Conte con il suo gesto voleva dirmi ‘la aspetto fuori…’ vorrei che mi venga spiegato”. Mentre Fiano diceva questa frase, Conte ha fatto con la mano il gesto come a significare “ma che sta dicendo?”. Il premier, peraltro, dopo circa un’ora, è uscito dalla Camera mentre sono rimasti a Montecitorio (ma non in aula) Salvini e Di Maio.

LA CRONACA DALL’AULA
Salvini mediatore sull’agente infiltrato: la norma passa
Di sicuro la presenza in Aula di Salvini ha facilitato il confronto nell’emiciclo sul capitolo dell’agente infiltrato. Un emendamento presentato da Forza Italia prevede infatti la soppressione di questa figura. Ma è stato accantonato dopo una lunga mediazione proprio del leader della Lega che è stato visto muoversi parecchio da una parte all’altra dell’Aula e confrontarsi con il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e con il capogruppo della Lega Riccardo Molinari. Si tratta del primo degli emendamenti accantonati dal relatore, a testimonianza del fatto che è in corso un’opera di mediazione Lega-M5S che sta producendo nuovi accordi: su richiesta del Carroccio, infatti, sono stati accantonate le norme relative alle fattispecie di non punibilità in caso di corruzione, mentre quelle relative all’agente infiltrato non sono state toccate. A proporre questa soluzione è stato proprio Salvini, durante il dialogo con il Guardasigilli. In serata la Camera ha poi approvato l’articolo 6 del disegno di legge che contiene appunto la norma sull’agente infiltrato.

Tolto l’obbligo di arresto in flagranza
Salta dal disegno di legge l’obbligo di arresto in flagranza per i reati di corruzione, peculato, concussione e traffico illecito di influenze. Lo ha deciso all’unanimità l’Aula, eliminando la norma che era stata inserita durante l’esame del testo in commissione.

Accordo sulla trasparenza dei partiti
Ma tra M5s e Lega è tornata la pace almeno su un altro aspetto che nei giorni scorsi era diventato fattore di ulteriore tensione. E’ stato infatti raggiunto l’accordo sull’articolo relativo alla trasparenza dei partiti e dei movimenti politici. Gli emendamenti che saranno presentato dai due relatori Francesca Businarolo (M5s) e Francesco Forciniti (Lega) prevedono che sia fissata a 500 euro annui la soglia entro la quale non è obbligatorio rendere pubblico il donatore. Oltre questa soglia viene richiesta la trasparenza degli incassi. E’ un punto-cardine tra quelli chiesti dai Cinquestelle. In cambio la Lega ottiene un allargamento della platea a tutte quelle attività “a contenuto non commerciale, professionale, o di lavoro autonomo di sostegno volontario all’organizzazione e alle iniziative del partito o del movimento politico”.

Di Maio: “Niente fiducia, non voglio scorciatoie”
Il day after della prima sonora sconfitta in Parlamento per il governo, con il Movimento 5 stelle battuto su un provvedimento, si è aperto con l’assemblea di ministri e parlamentari pentastellati. “Questa norma è il peggio perchè salva i politici che rubano i soldi: per noi è inaccettabile. Vogliono macchiare il ddl sulla corruzione. Noi non lo permetteremo. La più grande riparazione è l’approvazione in tempi più brevi. La riparazione è vedere a febbraio che i partiti devono rendicontare tutto”, ha detto Di Maio ai suoi. “L’unica cosa che so è che Salvini e Conte oggi saranno in aula, e i voti saranno palesi. Non voglio scorciatoie per riparare al disastro”, aggiunge.

Bonafede: “Fiducia al Senato? Vedremo” – “Approveremo la legge anticorruzione, nel testo originario, e un mese prima: come? Come prevede la Costituzione. La volontà della maggioranza e di cercare di fare tutto nel rispetto delle regole parlamentari”, dice il guardasigilli Alfonso Bonafede, che proposito della possibilità che si decida di apporre la fiducia al Senato risponde: “Sono valutazioni che verranno fatte successivamente. Non mi permetto di anticipare nulla al riguardo: ho rispetto del Parlamento e ritengo che possa fare il suo lavoro serenamente su un provvedimento che per la maggioranza è fondamentale. E non solo per la maggioranza ma per i cittadini onesti: sappiano che che dopo l’entrata in vigore di questa legge non ci sarà spazio per furbetti e corrotti”. 

Salvini: “Voto segreto mi sta sulle balle” – La maggioranza tiene? Hai voglia“, ha detto invece Salvini arrivando a Montecitorio confermando l’intenzione di cancellare la norma che sala i politici accusati di peculato. “Si torna a quello che era negli accordi. Il testo verrà approvato come doveva essere approvato. Quello di ieri non è stato il primo incidente e non sarà l’ultimo”, ha spiegato il leader della Lega. Che ieri aveva scaricato ogni responsabilità sui suoi: “La posizione della Lega la stabilisce il segretario. Il provvedimento arriverà alla fine come concordato dalla maggioranza“. Salvini oggi ha paura del voto segreto dei suoi? “A me  – risponde il ministro dell’Interno – il voto segreto sta sulle balle a prescindere dalla paura, perché ognuno dovrebbe metterci la faccia… lavoriamo con quello che c’è. Rischi? Non sarà il primo inciampo e non sarà l’ultimo, non è un problema”.

Il salvaladri – Parlando con i suoi, Di Maio ha cercato di restituire un po’ di entusiasmo all’ambiente. “Il voto di ieri voleva affossare il dll Anticorruzione. È evidente a tutti che noi non siamo stati perché noi quando abbiamo qualcosa da dire contro lo diciamo pubblicamente e non ci nascondiamo con il voto segreto”, sono alcuni dei passaggi principali del discorso del vicepremier. Un modo per comunicare ai parlamentari del M5s che il capo non crede a nessuna delle versioni leghiste. “Sono i fichiani che hanno votato a favore per mandare un segnale. Cercano una scusa per non votare il decreto sicurezza”, aveva detto Igor Iezzi. “Non siamo stati noi”, ci aveva provato il capogruppo Riccardo Molinari. Si tratta dello stesso Molinari che ha addirittura una condanna in appello a undici mesi per peculato: è quindi un ipotetico beneficiario dell’emendamento approvato ieri. Come il deputato leghista Paolo Tiramani, condannato a un anno e 5 mesi nell’inchiesta sulla  Rimborsopoli in Piemonte, e il viceministro Edoardo Rixi,  imputato per le “spese pazze” in Regione Liguria nel 2012: per lui l’accusa ha chiesto una condanna a tre anni e quattro mesi.

Cui prodest? – L’emendamento è firmato dall’ex M5s Catiello Vitiello (espulso in campagna elettorale per i suoi trascorsi nella massoneria). Se dovesse diventare legge ne beneficierebbero anche gli imputati del maxi processo milanese sulla presunta “rimborsopoli” al Pirellone. Tra gli imputati anche il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, l’eurodeputato del Carroccio, Angelo Ciocca, l’europarlamentare di Forza Italia, Stefano Maullu, Alessandro Colucci, segretario della Camera per il gruppo misto, oltre agli ex consiglieri Renzo Bossi e Nicole Minetti. L’autore della norma, però, nega di essere stato “usato” dai parlamentari della Lega.”Non avevo idea di provocare tutto questo, mi dispiace che l’emendamento venga strumentalizzato politicamente”, dice Vitiello. “Volevo porre rimedio alla discrepanza di interpretazioni su peculato e abuso d’ufficio – ha spiegato  – Il mio emendamento era incentrato sull’abuso d’ufficio, mentre quello della Lega riguarda il peculato. Non é vero che il loro emendamento era stato cancellato e che sono stato io a riproporlo. Io ho lavorato come su tutti gli emendamenti in punta di diritto”.