Opere pubbliche per un miliardo di euro e illeciti nelle procedure di affidamento. E’ una potenziale polveriera l’inchiesta che la Procura di Gorizia e la Guardia di Finanza stanno conducendo e che ha portato quattrocento finanzieri del Comando Regionale Friuli-Venezia Giulia a effettuare centinaia di perquisizioni non solo nel Triveneto, ma in 14 regioni italiane. Nel mirino decine di enti pubblici, società e abitazioni di soggetti indagati.
L’elenco delle procedure di affidamento è lunghissimo. Si va dalla manutenzione e costruzione di strade, autostrade, ponti, viadotti, cavalcavia, sottopassi, gallerie. Ma anche piste aeroportuali, edifici, opere fluviali e di sistemazione idraulica, acquedotti, gasdotti, opere marittime e lavori di dragaggio. E per finire impianti di bonifica e protezione ambientale.
Il lavoro investigativo è enorme perché punta a ricostruire le catene di appalti e subappalti e verificare la regolarità di circa 150 procedimenti di aggiudicazione delle opere pubbliche, riferite a gare indette negli anni 2015/2018. Queste le regioni coinvolte: Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto-Adige, Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Puglia, Lazio, Campania, Sicilia, Sardegna.
Cosa cercano i finanzieri? “Prove in ordine ad accordi tra imprese diretti alla preordinata spartizione delle opere nell’ambito di più complessive alleanze tra società” è stato spiegato in una conferenza stampa a Gorizia. Erano presenti il procuratore di Gorizia, Massimo Lia, il sostituto Valentina Bossi, il comandante della Finanza della Regione Friuli, generale Giuseppe Bottillo e il comandante provinciale di Gorizia Giuseppe Antonio D’Angelo.
Le società avevano realizzato una fitta rete di comunicazione. Conoscevano, in tal modo, “le rispettive intenzioni di partecipare o meno ad una gara piuttosto che ad un’altra, ovvero ad un lotto piuttosto che ad un altro nell’ambito delle medesime gare d’appalto”. Inoltre si comunicavano “l’entità e/o i contenuti delle offerte da formulare in modo da permettere di volta in volta all’impresa individuata e facente parte della ‘cordata’ di riferimento di aggiudicarsi l’appalto alle condizioni più favorevoli”. La costituzione di questi cartelli alterava la libera concorrenza tra i partecipanti e dava assicurare maggiori possibilità di aggiudicarsi un appalto.
Dalle indagini emergerebbe una ragnatela inquietante, un vero sistema dell’intrallazzo. Sono stati costituiti associazioni e raggruppamenti temporanei soltanto sulla carta. Sono stati utilizzati contratti di subappalto per quote superiori al limite normativo del 30%, ovviamente in cambio di percentuali di guadagno. Si cercano anche le prove di falsi nell’indicazione documentale di dotazioni logistiche e strumentali, così da alterare a proprio vantaggio il punteggio tecnico che veniva attribuito dalle commissioni aggiudicatrici.
I risultati dell’istruttoria in alcuni casi sono già avanzati e hanno portato a scoprire frodi con l’utilizzo di materiali non certificati, difformi da quelli dichiarati e in quantitativi inferiori rispetto a quelli richiesti e fatturati. L’inchiesta ha preso avvio dai controlli riguardanti un appalto relativamente modesto a Gorizia, il rifacimento della pavimentazione di corso Italia per 3 milioni di euro, aggiudicato a una società di Bari. I lavori erano stati poi eseguiti da due imprese venete che avevano ricevuto una percentuale, in violazione del limite dei subappalti del 30 per cento. Da lì l’inchiesta si è estesa a macchia d’olio. Il nome “Grande Tagliamento” dato al blitz sintetizza una grande spartizione di lavori da realizzare sia a destra che a sinistra del fiume che divide il Friuli dal Veneto.
L’elenco dei reati contestati va dall’associazione a delinquere alla turbativa d’asta, da inadempimenti e frodi in pubbliche forniture, dai subappalti in violazione di legge alla concussione, ovvero somme di denaro o altre utilità pretese da pubblici ufficiali. Non è facile districarsi nel ginepraio delle 120 società e dei 220 soggetti, in 14 regione italiane, oggetto delle perquisizioni. Sono coinvolti praticamente tutti gli aeroporti del Nord Est e le società pubbliche e private che si occupano della rete viaria, in particolare delle autostrade. Alcune procedure di affidamento si riferiscono a opere da realizzare in diverse aree colpite dal sisma del 2016 nel centro Italia, tra cui “Norcia”, “San Benedetto”, “Tre Valli Umbre”.
Questa l’elenco dei principali enti pubblici interessati all’inchiesta:
– Commissario Delegato per l’emergenza della mobilità riguardante la A4 (tratto Venezia – Trieste) ed il Raccordo Villesse – Gorizia;
– Autovie Venete s.p.a., concessionaria delle tratte autostradali comprese tra la tangenziale di Mestre e Sistiana, tra Palmanova e Udine, tra Portogruaro, Pordenone e Conegliano, tra Villesse e Gorizia;
– Autostrade per l’Italia s.p.a., concessionaria di numerose tratte autostradali tra cui la Venezia / Belluno e la Udine Sud / Tarvisio;
– Friuli-Venezia Giulia Strade s.p.a., società che si occupa della gestione e manutenzione delle strade regionali del Friuli Venezia Giulia;
– Veneto Strade s.p.a., società che cura la manutenzione delle strade regionali e provinciali del Veneto;
– Anas s.p.a., concessionario della rete stradale nazionale;
– Concessioni Autostradali Venete s.p.a., concessionario del passante di Mestre, della tangenziale di Mestre e del raccordo con l’aeroporto Marco Polo di Tessera;
– Commissario Delegato per l’Emergenza determinatasi nel settore del traffico e della Mobilità nel territorio delle province di Treviso e Vicenza, titolare della realizzazione della Pedemontana Veneta;
– Aeroporto Friuli-Venezia Giulia s.p.a., società che gestisce il “Trieste Airport”;
– Aer Tre s.p.a., società che gestisce l’aeroporto “Canova” di Treviso;
– Save s.p.a., società che gestisce l’aeroporto “Marco Polo” di Venezia;
– Aeroporto “Valerio Catullo” di Verona Fillafranca s.p.a., società che gestisce lo scalo aeroportuale veronese;
– Aeroporto “Guglielmo Marconi” di Bologna s.p.a., società che gestisce lo scalo aeroportuale bolognese;
– Regione Friuli-Venezia Giulia, competente tra l’altro per le opere di costruzione, ampliamento, ristrutturazione e manutenzione dei porti e degli approdi marittimi, nonché per le concessioni di ghiaia;
– Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, società deputata alla gestione del Porto di Trieste;
– Consorzio per lo sviluppo economico del Monfalconese, competente tra l’altro sul porto di Monfalcone.
Tutte le società citate in diverse note sottolineano di essere parte offesa. In particolare Autostrade per l’Italia sottolinea che “la cui procedura di aggiudicazione per quanto riguarda Aspi, peraltro, avviene tramite una commissione di gara nominata dal ministero delle Infrastrutture e trasporti, come previsto dalla normativa vigente. La società resta a disposizione degli organi inquirenti per fornire il massimo supporto e collaborazione”. Anche Anas, nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Gorizia su alcune irregolarità in appalti pubblici, sottolinea in una nota che “sta offrendo piena collaborazione alle forze dell’ordine che conducono l’indagine e precisa di essere parte offesa”.
Articolo aggiornato alle 18.21 da redazione web
Giustizia & Impunità
Appalti pubblici, indagine su 150 gare da un miliardo di euro: anche quelle della ricostruzione post terremoto Centro Italia
Mercoledì mattina all'alba è scattato il blitz della Guardia di Finanza che sta eseguendo controlli e perquisizioni in 120 società e 220 soggetti, tra cui Autostrade per l'Italia e Anas, in 14 regioni. Tra i reati ipotizzati anche frodi nella realizzazione di ponti, viadotti e altre infrastrutture costruite con materiali difformi da quelli dichiarati dalle ditte
Opere pubbliche per un miliardo di euro e illeciti nelle procedure di affidamento. E’ una potenziale polveriera l’inchiesta che la Procura di Gorizia e la Guardia di Finanza stanno conducendo e che ha portato quattrocento finanzieri del Comando Regionale Friuli-Venezia Giulia a effettuare centinaia di perquisizioni non solo nel Triveneto, ma in 14 regioni italiane. Nel mirino decine di enti pubblici, società e abitazioni di soggetti indagati.
L’elenco delle procedure di affidamento è lunghissimo. Si va dalla manutenzione e costruzione di strade, autostrade, ponti, viadotti, cavalcavia, sottopassi, gallerie. Ma anche piste aeroportuali, edifici, opere fluviali e di sistemazione idraulica, acquedotti, gasdotti, opere marittime e lavori di dragaggio. E per finire impianti di bonifica e protezione ambientale.
Il lavoro investigativo è enorme perché punta a ricostruire le catene di appalti e subappalti e verificare la regolarità di circa 150 procedimenti di aggiudicazione delle opere pubbliche, riferite a gare indette negli anni 2015/2018. Queste le regioni coinvolte: Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto-Adige, Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Puglia, Lazio, Campania, Sicilia, Sardegna.
Cosa cercano i finanzieri? “Prove in ordine ad accordi tra imprese diretti alla preordinata spartizione delle opere nell’ambito di più complessive alleanze tra società” è stato spiegato in una conferenza stampa a Gorizia. Erano presenti il procuratore di Gorizia, Massimo Lia, il sostituto Valentina Bossi, il comandante della Finanza della Regione Friuli, generale Giuseppe Bottillo e il comandante provinciale di Gorizia Giuseppe Antonio D’Angelo.
Le società avevano realizzato una fitta rete di comunicazione. Conoscevano, in tal modo, “le rispettive intenzioni di partecipare o meno ad una gara piuttosto che ad un’altra, ovvero ad un lotto piuttosto che ad un altro nell’ambito delle medesime gare d’appalto”. Inoltre si comunicavano “l’entità e/o i contenuti delle offerte da formulare in modo da permettere di volta in volta all’impresa individuata e facente parte della ‘cordata’ di riferimento di aggiudicarsi l’appalto alle condizioni più favorevoli”. La costituzione di questi cartelli alterava la libera concorrenza tra i partecipanti e dava assicurare maggiori possibilità di aggiudicarsi un appalto.
Dalle indagini emergerebbe una ragnatela inquietante, un vero sistema dell’intrallazzo. Sono stati costituiti associazioni e raggruppamenti temporanei soltanto sulla carta. Sono stati utilizzati contratti di subappalto per quote superiori al limite normativo del 30%, ovviamente in cambio di percentuali di guadagno. Si cercano anche le prove di falsi nell’indicazione documentale di dotazioni logistiche e strumentali, così da alterare a proprio vantaggio il punteggio tecnico che veniva attribuito dalle commissioni aggiudicatrici.
I risultati dell’istruttoria in alcuni casi sono già avanzati e hanno portato a scoprire frodi con l’utilizzo di materiali non certificati, difformi da quelli dichiarati e in quantitativi inferiori rispetto a quelli richiesti e fatturati. L’inchiesta ha preso avvio dai controlli riguardanti un appalto relativamente modesto a Gorizia, il rifacimento della pavimentazione di corso Italia per 3 milioni di euro, aggiudicato a una società di Bari. I lavori erano stati poi eseguiti da due imprese venete che avevano ricevuto una percentuale, in violazione del limite dei subappalti del 30 per cento. Da lì l’inchiesta si è estesa a macchia d’olio. Il nome “Grande Tagliamento” dato al blitz sintetizza una grande spartizione di lavori da realizzare sia a destra che a sinistra del fiume che divide il Friuli dal Veneto.
L’elenco dei reati contestati va dall’associazione a delinquere alla turbativa d’asta, da inadempimenti e frodi in pubbliche forniture, dai subappalti in violazione di legge alla concussione, ovvero somme di denaro o altre utilità pretese da pubblici ufficiali. Non è facile districarsi nel ginepraio delle 120 società e dei 220 soggetti, in 14 regione italiane, oggetto delle perquisizioni. Sono coinvolti praticamente tutti gli aeroporti del Nord Est e le società pubbliche e private che si occupano della rete viaria, in particolare delle autostrade. Alcune procedure di affidamento si riferiscono a opere da realizzare in diverse aree colpite dal sisma del 2016 nel centro Italia, tra cui “Norcia”, “San Benedetto”, “Tre Valli Umbre”.
Questa l’elenco dei principali enti pubblici interessati all’inchiesta:
– Commissario Delegato per l’emergenza della mobilità riguardante la A4 (tratto Venezia – Trieste) ed il Raccordo Villesse – Gorizia;
– Autovie Venete s.p.a., concessionaria delle tratte autostradali comprese tra la tangenziale di Mestre e Sistiana, tra Palmanova e Udine, tra Portogruaro, Pordenone e Conegliano, tra Villesse e Gorizia;
– Autostrade per l’Italia s.p.a., concessionaria di numerose tratte autostradali tra cui la Venezia / Belluno e la Udine Sud / Tarvisio;
– Friuli-Venezia Giulia Strade s.p.a., società che si occupa della gestione e manutenzione delle strade regionali del Friuli Venezia Giulia;
– Veneto Strade s.p.a., società che cura la manutenzione delle strade regionali e provinciali del Veneto;
– Anas s.p.a., concessionario della rete stradale nazionale;
– Concessioni Autostradali Venete s.p.a., concessionario del passante di Mestre, della tangenziale di Mestre e del raccordo con l’aeroporto Marco Polo di Tessera;
– Commissario Delegato per l’Emergenza determinatasi nel settore del traffico e della Mobilità nel territorio delle province di Treviso e Vicenza, titolare della realizzazione della Pedemontana Veneta;
– Aeroporto Friuli-Venezia Giulia s.p.a., società che gestisce il “Trieste Airport”;
– Aer Tre s.p.a., società che gestisce l’aeroporto “Canova” di Treviso;
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– Regione Friuli-Venezia Giulia, competente tra l’altro per le opere di costruzione, ampliamento, ristrutturazione e manutenzione dei porti e degli approdi marittimi, nonché per le concessioni di ghiaia;
– Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, società deputata alla gestione del Porto di Trieste;
– Consorzio per lo sviluppo economico del Monfalconese, competente tra l’altro sul porto di Monfalcone.
Tutte le società citate in diverse note sottolineano di essere parte offesa. In particolare Autostrade per l’Italia sottolinea che “la cui procedura di aggiudicazione per quanto riguarda Aspi, peraltro, avviene tramite una commissione di gara nominata dal ministero delle Infrastrutture e trasporti, come previsto dalla normativa vigente. La società resta a disposizione degli organi inquirenti per fornire il massimo supporto e collaborazione”. Anche Anas, nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Gorizia su alcune irregolarità in appalti pubblici, sottolinea in una nota che “sta offrendo piena collaborazione alle forze dell’ordine che conducono l’indagine e precisa di essere parte offesa”.
Articolo aggiornato alle 18.21 da redazione web
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Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
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Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.