“La scuola è aperta a tutti”. Così almeno dice la Costituzione, ma nei fatti per Francesco, studente 16enne autistico del liceo statale “Edmondo De Amicis” di Cuneo, non è così. Dal 18 ottobre, infatti, non mette più piede in classe. Per la scuola il “punto critico è inerente alla sicurezza di tutti: sua, degli insegnanti, dell’intera comunità scolastica e delle persone esterne”. Un caso che ha scatenato la reazione dei genitori ma non solo: online, infatti, sono in tanti ad aver accolto l’appello della madre, Claudia Pirotti, e ad aver lanciato l’hashtag #iosonofrancesco. E lei, nonostante altri due figli di cui prendersi cura, ha deciso insieme al marito di aprire un fronte legale nei confronti della scuola. Tanto che oggi, scrive La Stampa, è previsto un incontro tra i genitori e il provveditore di Cuneo, Maria Teresa Furci, per trovare una soluzione.
“Francesco – spiega la mamma – fino a giugno ha frequentato regolarmente e serenamente la scuola; cinque anni di primaria e quattro anni di secondaria di primo grado. A settembre è passato alla secondaria di secondo grado, alla Edmondo De Amicis di Cuneo. Fin da gennaio siamo stati in contatto con la nuova scuola per preparare al meglio passaggio e inserimento. Purtroppo le cose non sono andate per il verso giusto e il 17 ottobre siamo stati convocati. Ci è stato comunicato che dal giorno dopo Francesco non sarebbe più potuto andare a scuola”.
In realtà nessuno lo ha estromesso dalla classe e in una lettera del dirigente dell’8 novembre “si precisa che questo Istituto non intende assolutamente escludere Francesco”. Parole che non sono seguite ai fatti visto che – come scrivono gli avvocati Paolo Fortina e Ida Lombi in un messaggio inviato ieri alla preside della scuola e per conoscenza ai vertici del ministero dell’istruzione – “oggi Francesco si trova in periodo di obbligo scolastico” ma “il fatto che non stia frequentando il proprio Istituto scolastico è diretta conseguenza delle scelte sue e dei suoi insegnanti e non certo per volontà o capriccio dei suoi genitori”.
La vicenda ha avuto inizio già nel periodo delle iscrizioni lo scorso anno: la mamma e il papà di Francesco consapevoli della situazione del figlio “hanno immediatamente, e molto pragmaticamente, indicato le problematiche correlate ad una adeguata preparazione dell’istituto, al fine di accogliere nel migliore dei modi possibili Francesco”.
Tuttavia, nonostante le rassicurazioni iniziali, “la scuola – scrivono i legali della famiglia – si è trovata nei fatti del tutto impreparata”. Gli avvocati a quel punto hanno chiesto che venisse formalizzata una dichiarazione di indisponibilità dell’istituto a ricevere Francesco, documento che avrebbe permesso ai genitori di cambiare, eventualmente, istituto scolastico: carta mai arrivata alla famiglia. “Nel verbale dell’incontro del 17 ottobre scorso – spiega la mamma – hanno scritto che la scuola, nella fase sperimentale di inserimento dell’allievo, è andata incontro a continui rischi: il ragazzo si è dimostrato difficilmente contenibile, aggressivo, oppositivo verso la maggior parte delle attività proposte per la sua inclusione in nuovi contesti”.
Oltre alle lettere e ai verbali Claudia, che è musicoterapista, spiega meglio di tante parole la situazione: “La scuola ci ha convocati e nella riunione è emersa la loro incapacità di gestire Francesco. Dal giorno dopo siamo stati costretti a tenerlo a casa. Da quel momento devo lavorare due soli giorni alla settimana e solo grazie al sostegno dell’associazione Fiori sulla luna e della cooperativa Momo possiamo permetterci degli educatori professionali che lo seguono quando non sono a casa. La verità che vale per Francesco ma anche per molte altre famiglie è una sola: il problema della sicurezza esiste ma si pone dove non sono state progettate le cose per bene. È mancata una struttura, un tempo e uno spazio. Lo spazio da dedicare a Francesco era da organizzare per tempo. C’è una progettualità che va rispettata”.