L'ex segretario rompe gli indugi e trasforma la lotta per la guida del partito in un affare per tre. L'ufficializzazione della sua corsa verrà data giovedì in una conferenza nel quartiere San Lorenzo di Roma. Sarà sostenuto da diversi big dem tra i quali Graziano Delrio, Tommaso Nannicini e Debora Serracchiani
Maurizio Martina corre per la segreteria del Pd contro Nicola Zingaretti e Marco Minniti. L’ex segretario dem ufficializzerà la sua candidatura giovedì alle 13 in una conferenza stampa a Roma in un circolo del quartiere San Lorenzo, quello teatro dell’omicidio di Desirée Mariottini.
Rompe gli indugi, quindi, l’ex ministro dei governi Renzi e Gentiloni e trasforma le primarie in una sostanziale lotta a tre che vedrà presenti anche le mozioni di Cesare Damiano, Matteo Richetti, Francesco Boccia e del giovane Dario Corallo.
A sostegno della sua candidatura, stando a quanto filtra da ambienti dem, si schiereranno diversi importanti esponenti tra i quali il capogruppo alla Camera Graziano Delrio, l’ex sottosegretario Tommaso Nannicini, nonché Carla Cantone, Debora Serracchiani, Chiara Gribaudo e Andrea De Maria.
L’obiettivo del segretario che ha traghettato il Pd dopo la sconfitta del 4 marzo è quella di coinvolgere soprattutto su una serie di segretari di circolo, che hanno apprezzato le sue scelte, compresa quella rischiosa di convocare la manifestazione contro il governo il 30 settembre scorso in Piazza del Popolo. Martina punta inoltre a coinvolgere l’elettorato democratico del Nord-Italia con una serie di proposte per l’economia del Paese, potendo contare su di una base forte nel Pd lombardo, specialmente quello giovanile.
Ma ai tesserati si rivolge anche Nicola Zingaretti, che proprio a loro vuole ridare un ruolo nel suo Pd. Oggi ha rilanciato una sua proposta: “Il nuovo Pd che vogliamo costruire deve diventare il partito dove i territori sono protagonisti e decidono e dove le persone partecipano davvero anche grazie al web. A partire dalla destinazione di parte del 2 per mille alle Federazioni provinciali”.
Marco Minniti da questo punto di vista, potendo contare sull’appoggio di 550 sindaci di centri presenti in tutte le province italiane, si sente di poter affrontare la fase congressuale tra i soli iscritti con le carte in regola. Moltissimi di questi sindaci sono renziani, mentre alcune tensioni ci sono tuttora con i dirigenti nazionali vicini a Renzi sulla questione dell’appoggio alla sua candidatura di una o di più liste per l’Assemblea nazionale. Minniti gode dell’appoggio di Luca Lotti e Lorenzo Guerini, i due deputati che più si sono spesi per raccogliere le firme in appoggio alla candidatura dell’ex titolare del Viminale.
Arrivando ai numeri, la candidatura di Martina rischia di livellare ancora di più la corsa alla segreteria, rendendo la soglia del 51 per cento ancora più difficile da raggiungere. A quel punto bisognerà capire se varrà la regola che decide l’assemblea o se la commissione congresso – che si riunisce giovedì intorno alle 12 – cambierà le norme e vincerà chi ha preso più voti, senza quorum da rispettare.