La mobilitazione coinvolgerà tutte le professioni sanitarie. Potrebbero saltare migliaia di interventi. Saranno tutelati solo quelli "indifferibili". Gelli (Pd): "Giusto lo sciopero". Sileri (5s): "Le opposizioni non ci facciano la predica"
A rischio 40mila interventi. A comunicarlo è il Sindacato degli Anestesisti Rianimatori che – in riferimento allo sciopero generale dei medici del Servizio Sanitario Nazionale indetto per venerdì 23 novembre – “provocherà forti disagi negli ospedali italiani con il probabile blocco delle sale operatorie che avrà come conseguenza l’annullamento di migliaia di interventi. Saranno invece garantiti tutti gli interventi indifferibili e tutelati i pazienti fragili”. “Questo sciopero è anche per i cittadini – dichiara Alessandro Vergallo, presidente di Aaroi-Emac – danneggiati dalla malagestione della sanità italiana”. “Il SSN – continua Vergallo – deve continuare a garantire a tutti il diritto alla salute, anche attraverso la tutela del personale che vi lavora e il rispetto del Contratto e dei diritti fondamentali dei lavoratori che talvolta vengono violati”. Allo sciopero – a cui aderiranno tutte le sigle sindacali della categoria – parteciperanno medici, veterinari e dirigenti sanitari.
Secondo l’Anaao Assomed (l’Associazione dei medici e dei dirigenti del SNN) i nodi da sciogliere riguardano “un finanziamento del Fondo sanitario nazionale 2019 che preveda le risorse indispensabili per garantire i vecchi e i nuovi Lea (livelli essenziali di assistenza) ai cittadini, il rinnovo del contratto fermo da 10 anni, la cancellazione dell’anacronistico blocco della spesa per il personale della sanità che frena le assunzioni e il finanziamento di almeno 3.000 nuovi contratti di formazione specialistica post lauream”. Per Carlo Palermo, segretario nazionale di Anaao Assomed i problemi denunciati “sembra quasi che riguardino solo noi. Tutto è prioritario mentre il momento degli ospedali, dei medici e dirigenti sanitari, della sanità pubblica arriva solo quando si vuole tagliare, chiudere, risparmiare. Lo sciopero mira anche a correggere questa deriva per mettere i nostri temi e i nostri valori al centro del confronto politico”.
“È inaccettabile – dichiara il presidente della Fnomceo (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri) Filippo Anelli – che da dieci anni non si rinnovi il contratto dei medici dipendenti e non si individuino le risorse per il rinnovo dei contratti di lavoro del mondo della sanità. La classe medica ha garantito livelli di assistenza elevati pur in un momento in cui il blocco del turnover, la gravissima carenza del personale, i tagli lineari hanno messo a dura prova la tenuta del sistema”. “Lo sciopero in sanità è sempre un’anomalia – aggiunge Anelli – e rappresenta per i medici l’extrema ratio per far sentire la loro voce. Chiediamo al governo di inserire la sanità tra le priorità dell’agenda politica”. Presidente del Fnomceo che si augura che “governo e le regioni convochino le organizzazioni sindacali dei medici e mettano in atto tutte le azioni possibili per scongiurare lo sciopero“.
Secondo una ricerca che l’Aaroi-Emac sta effettuando su 211 risposte di rappresentanti sindacali ben 192 (il 91%) affermano di lavorare in carenza di organico. Secondo l’analisi gli anestesisti rianimatori sono costretti a turni massacranti e a rispondere alle tante chiamate di emergenza, tanto da arrivare a passare la notte in hotel vicino l’ospedale per non allontanarsi troppo dal lavoro. In 65 (31%) risposte viene denunciato il ricorso alla Pronta Disponibilità notturna e festiva sostitutiva lì dove sarebbe, invece, prevista la Guardia attiva H24.
Sulla sciopero del 23 novembre Federico Gelli, già membro per il Pd della Commissione Affari Sociali alla Camera nella passata legislatura, dichiara: “Medici, veterinari e dirigenti sanitari fanno bene a scioperare. In manovra non ci sono ulteriori risorse per i rinnovi contrattuali 2016-2018, manca ancora l’accordo sul rinnovo del contratto della dirigenza. Non si parla di nuove assunzioni né si interviene per rimodulare l’attuale tetto di spesa per il personale”. “Si pensa illusoriamente – prosegue Gelli – di risolvere il problema delle liste d’attesa nei pronto soccorso con uno stanziamento complessivo di 50 milioni senza intervenire sulle dotazioni di personale”. La parte più preoccupante per Gelli riguarda però il fatto che “gli aumenti del Fondo sanitario nazionale siano stati tutti vincolati ad una irrealistica sottoscrizione del nuovo Patto per la salute entro il 31 gennaio 2019″. “Era stata inoltre annunciata – conclude l’esponente del Pd – l’abolizione del superticket e, invece, nella migliore delle ipotesi si andrà lievemente ad incrementare il Fondo per la sua riduzione già stanziato dalla passata legge di bilancio. Come riportato dall’Ufficio parlamentare di bilancio, in caso di una crescita del Pil inferiore alle attese, per riportare il deficit entro i limiti previsti, potrebbero scattare tagli automatici alla spesa che andrebbero a colpire principalmente la spesa sanitaria”.
“I problemi sollevati dai medici, a partire dal rinnovo del contratto, sono giusti e sacrosanti e vanno risolti e noi a questo stiamo lavorando. Purtroppo, non abbiamo la bacchetta magica per risolvere con un colpo di spugna problemi strutturali che vanno avanti da 15 anni e che, a quanto pare, le opposizioni non hanno chiaramente risolto”. Lo afferma una nota del presidente della Commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama, il senatore 5s Pierpaolo Sileri rispondendo alle accuse mosse dall’opposizione. “Se mancano i medici – continua la nota – non è certo colpa di chi governa da nemmeno 6 mesi. Noi ci troviamo a rimediare alle lacune dei governi precedenti e lo stiamo facendo destinando 4 miliardi nel triennio al Servizio sanitario nazionale. Ma non solo, per le liste di attesa ci sono 50 milioni di euro. Voglio dire, dopo tutto quello che hanno lasciato abbiano almeno il buon gusto di non farci la predica”.