Per non eseguire un aborto d’urgenza un medico si sarebbe dichiarato obiettore. L’intervento è stato compiuto da un suo collega e il ginecologo è stato licenziato dall’Asl per omissione di assistenza. È tutto avvenuto a luglio, come riporta La Repubblica, all’ospedale “San Giuliano” di Giugliano (Napoli”. Vittima della vicenda, suo malgrado, una donna alla diciottesima settimana di gravidanza. La donna era arrivata in ospedale dopo un malore e le sue condizioni avrebbero consigliato un intervento urgente. Ma il ginecologo presente in corsia si sarebbe dichiarato obiettore, tanto da dover richiedere l’intervento di un altro specialista che era a casa sua e che è giunto in ospedale nel giro di una decina di minuti.
Portato a termine l’intervento, quest’ultimo ha riferito ai vertici dell’Asl quanto accaduto. Sono state avviate le procedure previste dinanzi al consiglio di disciplina e al termine dell’istruttoria è stata assunta da parte dei vertici dell’Azienda sanitaria locale Napoli 2 Nord la decisione di licenziare, senza preavviso, il medico. “Dinanzi al consiglio di disciplina il ginecologo licenziato, a quanto risulta, non ha ribadito di essere un obiettore. Per questo è stata assunta la decisione di procedere al licenziamento. Come dirigenti di una struttura sanitaria abbiamo innanzitutto il compito di vigilare sull’operato del personale, di verificare ciò che accade e di prendere le decisioni che riteniamo più opportune a tutela di tutti, innanzitutto dei pazienti – spiega Antonio D’Amore, direttore generale dell’Asl Napoli 2 Nord – Stiamo lavorando per rendere le nostre strutture sanitarie sempre più efficienti”
“Apriremo una procedura disciplinare. Obiezione di coscienza non significa infischiarsene della salute delle pazienti. L’obbligo di assistenza non può essere deontologicamente ignorato – ricorda il presidente dell’Ordine dei medici di Napoli, Silvestro Scotti – La procedura sarà avviata per appurare i fatti e sentire la posizione del medico. Chiederemo all’azienda di inviarci valutazione che ha portato a licenziamento. Qualora si confermasse la mancata assistenza, ci saranno anche le sanzioni previste“. Scotti ribadisce l’importanza della questione deontologica in questi casi e rivendica il ruolo dell’Ordine dei medici “a tutela dei cittadini”. Un ruolo, però, denuncia, “spesso ignorato. In questo caso, ad esempio, preoccupa che nessuno abbia inviato una segnalazione all’Ordine. Né i medici venuti a conoscenza del fatto, né l’azienda stessa. Se da un lato, correttamente si attivano procedure disciplinari contrattuali, si sottovaluta la segnalazione all’Ordine professionale che pure rappresenta una maggiore garanzia di controllo deontologico dei professionisti e di tutela della salute dei cittadini”. Tra l’altro informare l’Ordine avrebbe anche vantaggi pratici, secondo Scotti. “Avere il polso della conoscenza e della coscienza del livello di formazione deontologica dei medici – conclude – ci permetterebbe di valutare, ad esempio, corsi di formazione ad hoc, specifici sull’obiezione o su temi simili“.