L'ex segretario dal quartiere San Lorenzo, a Roma, ufficializza il suo nome verso il congresso e le primarie: "Ci candidiamo, al plurale". Nel suo discorso non risparmia riferimenti impliciti a Renzi e dice: "Sarò garante dell’unità contro i mostri del nazional-populismo"
“Ci candidiamo, al plurale“. Sceglie questa formula Maurizio Martina per lanciare la sua corsa alla segreteria del Pd. Parla dal quartiere San Lorenzo, a Roma, quello dove è morta Desirée Mariottini. “Ci tenevo a dare un segno che per me è normalità e coerenza rispetto al lavoro che ho sempre cercato di fare. Partire da un circolo, in un quartiere come questo, vuole dire ringraziare per la passione che i nostri iscritti del Pd dimostrano”, spiega l’ex segretario. “L’io ci ha fatto male, il noi è il futuro”, dice Martina, senza risparmiare un riferimento implicito a Matteo Renzi. “Il Pd deve cambiare”, farsi “squadra“, stare “fianco a fianco alle persone che vuole rappresentare. Non sopra, con la spocchia di avere tutte le risposte”, Per questo Martina dice di volersi fare “garante dell’unità contro i mostri del nazional-populismo“.
Dopo l’ufficialità delle candidature di Nicola Zingaretti prima e Marco Minniti poi, i suoi sfidanti annunciati in quella che sarà la corsa a tre delle primarie, Martina sceglia “pluralità” come la parola chiave del suo discorso. È quello che deve essere “un grande partito di sinistra”, in cui secondo Martina “servono le correnti delle idee“. “Credo a un Congresso che eviti la trappola dei veti e dei contro veti, che si misuri nella battaglia delle idee. Un congresso che liberi le energie, che deve chiamare al centro giovani e donne. Senza donne e giovani la sinistra non è cambiamento“, dice l’ex segretario. La sua idea, annuncia, è quella di portare al Pd “una squadra di ragazzi, donne e persone che hanno la voglia di lavorare insieme e pensare al futuro dell’Italia”.
“Con una nuova idea di comunità credo si sconfigga l’individualismo e le paure“, ribadisce Martina. Il Congresso “deve vivere un riformismo radicale“, con l’obiettivo di combattere il nemico comune, quel governo che “ha provocato la procedura d’infrazione” della Commissione Ue, che non si rende conto “conto del rischio che sta provocando sulla pelle degli italiani” con la manovra.
Per questo, secondo Martina, “il Pd deve cambiare”. “Se c’è un titolo che possiamo dare a questa proposta è: ‘fianco a fianco‘. Fianco a fianco alle persone che vuole rappresentare. Non sopra, con la spocchia di avere tutte le risposte”, aggiunge Martina, criticando la vecchia gestione del partito. Per questo l’ex segretario crede che il futuro congresso”debba andare oltre gli steccati, le correnti, i capi, capetti e i capibastone, oltre l’idea di un congresso tattico: deve essere un congresso delle idee, partecipativo, dove ognuno mette a disposizione quel che può per costruire un pezzo fondamentale di questa alternativa”.