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Russia, morto il generale Igor Korobov: era il capo dell’intelligence russa, accusata del “caso Skripal”

Il generale 62enne - a capo dell'agenzia dal 2016 - è morto per "una lunga e grave malattia", come si apprende da una nota del ministero degli esteri russo. La guida sarà presa ad interim dal vice ammiraglio Igor Kostyukov

Il generale Igor Korobov, capo dell’intelligence russa Gru, è morto ieri a 62 anni al termine di “una grave e lunga malattia”. A renderlo noto è il ministero della difesa russa in una nota. Il Gru – l’agenzia incaricata di compiere operazioni internazionali sotto copertura – è accusata dall’Occidente di essere l’agenzia responsabile dell’avvelenamento della ex spia russa Sergey Skripal, e della figlia Yulia, avvenuto nel Regno Unito lo scorso 4 marzo con un agente nervino. Il successore di Korobov – a capo del Gru dal 2016 dopo la morte del predecessore Igor Sergun – non è ancora stato annunciato, ma la guida ad interim è stata assunta dal suo vice, il vice ammiraglio 57enne Igor Kostyukov.

Koborov era entrato nelle forze armate nel 1973 ed era al servizio dell’intelligence dal 1985. Durante la sua lunga carriera militata è stato insignito di numerose medaglie, tra le quali quella di Eroe di Russia, il più alto riconoscimento dello Stato. Per le presunte ingerenze russe nelle elezioni americane del 2016 fu aggiunto alla lista dei funzionari russi colpiti da sanzioni Usa. Secondo i media russi Korobov sarebbe stato convocato dal presidente russo Vladimir Putin e duramente criticato per il fallimento l’operazione contro Skripal, che ha scatenato una dura reazione della comunità internazionale. All’inizio di novembre però, alla serata di gala in occasione del centenario del Gru, Putin elogiò l’agenzia parlando di “capacità uniche, anche nell’ambito delle operazioni speciali”.

L’attacco al 66enne Sergej Skripal (ex agente del Gru accusato di alto tradimento) e alla figlia Yulia, 33enne, a Salisbury portò al loro ricovero in ospedale per diverse settimane. La sostanza tossica sarebbe stata portata in Gran Bretagna nascosta in una falsa boccetta spray di profumo. Per avvelenamento da Novichok era deceduta l’8 luglio scorso a Salisbury una donna inglese di 44 anni, rimasta contaminata dopo essere entrata in contatto con l’agente nervino. Secondo le accuse mosse da Londra e respinte da Mosca, l’azione sarebbe stata compiuta materialmente dai sospetti Alexander Mishkin e Anatoly Chepiga. Per i due Londra ha emesso nel settembre scorso dei mandati d’arresto. Il caso ha portato Londra ha chiamare in causa direttamente il presidente russo come mandante dell’operazione, creando una crisi internazionale culminata con l’espulsione di 100 diplomatici russi tra Europa, Canada e Stati Uniti. Una misura a cui la Russia aveva risposto con altrettante espulsioni britanniche dal territorio russo.