Il rapporto sulla Stabilità finanziaria ricorda che in base alle stime ufficiali la legge di Bilancio dovrebbe spingere il pil dello 0,6%, ma l'effettivo impatto dipenderà "dal mantenimento della fiducia degli investitori". La quota di titoli pubblici detenuta da investitori esteri si è ridotta di tre punti percentuali, il maggior calo dal 2012. Se i tassi non scendono lo Stato nel 2019 pagherà 5 miliardi in più per rifinanziarsi
Mentre il governo tira dritto sulla legge di Bilancio bocciata dalla Ue, scommettendo sugli effetti positivi per la crescita, Bankitalia avverte ancora una volta che l’aumento dei tassi di interesse sul debito può far saltare i conti. “Il rialzo registrato da maggio”, evidenzia via Nazionale nel rapporto sulla Stabilità finanziaria, “rischia di vanificare l’impulso espansivo atteso dalla politica di bilancio”. La manovra, ricorda il documento, “determinerebbe nelle valutazioni ufficiali una maggiore crescita rispetto al tendenziale di circa 0,6 punti percentuali nel 2019″, cosa che di per sé “presuppone moltiplicatori di bilancio piuttosto elevati”, ma l’effettivo impatto dipenderà anche “dal mantenimento della fiducia degli investitori”.
Fiducia che è già sensibilmente calata, come emerge dai dati sulla fuga degli investitori stranieri: “Nel secondo trimestre dell’anno la quota di titoli pubblici italiani detenuta da investitori esteri si è ridotta di circa tre punti percentuali, al 24 per cento, la variazione negativa più alta dal secondo trimestre del 2012. Nello stesso periodo la percentuale delle banche italiane è tornata a crescere, aumentando di circa due punti percentuali, al 18 per cento. Il calo della quota dell’estero e l’incremento di quella delle banche sono proseguiti nel terzo trimestre, sebbene a un ritmo più moderato”.
Finora l’incremento dei tassi all’emissione ha già determinato “negli ultimi sei mesi un’espansione della spesa per interessi di quasi 1,5 miliardi rispetto a quella che si sarebbe avuta con i tassi che i mercati si aspettavano in aprile; costerebbe oltre 5 miliardi nel 2019 e circa 9 nel 2020 se i tassi dovessero restare coerenti con le attuali aspettative dei mercati. Un rialzo pronunciato e persistente dei rendimenti, a parità di tassi di crescita nominale dell’economia, aumenta il rischio che la dinamica del debito si collochi su una traiettoria crescente“.
Gli effetti negativi dello spread intanto hanno già colpito la ricchezza delle famiglie. “Il calo dei prezzi delle attività ha determinato una riduzione del valore della ricchezza finanziaria delle famiglie che alla fine di giugno era inferiore del 2 per cento (poco meno di 85 miliardi) rispetto alla fine del 2017, nonostante i significativi investimenti netti (oltre 24 miliardi). Negli ultimi mesi il peggioramento dei corsi azionari e obbligazionari si sarebbe riflesso in un’ulteriore perdita di valore di circa l’1,5 per cento”, intorno ai 60 miliardi. “Il risparmio finanziario è infatti investito per la metà in attività esposte alle tensioni sui mercati (obbligazioni pubbliche e private, azioni, fondi comuni, fondi pensione e alcuni prodotti assicurativi). Gli investimenti in queste attività sono più elevati per le famiglie con redditi superiori alla mediana; incidono tuttavia per una frazione non trascurabile (circa il 25 per cento) anche sulla ricchezza dei nuclei con redditi più bassi”.
Intanto Moody’s, in un aggiornamento ai mercati sull’Italia, prevede che lo scontro con l’Europa continuerà a pesare sullo spread e aumenterà i rischi di un rallentamento dell’economia. “Mentre non ci aspettiamo una crisi di funding (finanziamento, ndr) per il governo italiano, notiamo che gli investitori stranieri sono stati prevalentemente venditori di asset italiani negli ultimi mesi, un trend che ci aspettiamo continui. A nostro avviso gli investitori retail italiani giocheranno probabilmente un ruolo più importante nel fornire funding al governo”.