La società invia una lettera di accompagnamento al progetto esecutivo consegnato al commissario: una sorta di 'diffida' informale dall'escluderla dalla ricostruzione "tenuto conto che le cause del crollo non sono accertate". Poi precisa: "Interpretare le lettere come azione interdittiva è totalmente fuori luogo". Di Maio: "Hanno un bel fegato, non metteranno una pietra"
La lettera parla di “un obbligo e un diritto” alla ricostruzione e specifica che la società “si riserva di adottare ogni azione a tutela” se questi “obblighi e diritti fossero preclusi”. Insomma, il senso del testo scritto da Autostrade al commissario per la ricostruzione del ponte Morandi, Marco Bucci, pare proprio quello della ‘diffida’, seppur informale, a non escludere la società dai lavori del viadotto, crollato il 14 agosto facendo 43 morti, “tenuto conto che le cause del crollo sono ben lungi dall’essere accertate”.
Eppure la lettera, che accompagna il progetto esecutivo presentato al commissario-sindaco, risponde Autostrade dopo che il testo è stato anticipato da Il Secolo XIX e da La Stampa, non è affatto quello: “Interpretare tali lettere come azione interdittiva della ricostruzione del Ponte è totalmente fuori luogo”. Dopo mesi di disputa sull’esclusione della società dai lavori di ricostruzione – formalizzata nel decreto Genova approvato dal Parlamento – adesso la società sembra aver compiuto un primo passo ufficiale preallertando il commissario su una possibile strategia in caso di esclusione.
La lettera, firmata dal direttore generale di Autostrade, Roberto Tomasi, è stata inviata negli scorsi giorni a Bucci – che ora è il perno tra la società e il governo – e alle strutture ministeriali che hanno responsabilità sulla concessione, in particolare la Direzione generale per la vigilanza delle concessioni autostradali. Annunciando il completamento del progetto esecutivo realizzato dai tecnici di Aspi nell’ottobre scorso, in sostanza, Autostrade “ritiene quanto prospettato (in relazione al progetto, ndr) doveroso ai sensi della convenzione e rispondente agli obblighi della scrivente” e che “sia pienamente legittimo anche ai sensi della normativa vigente”. In chiusura, la frase “fatta salva ogni riserva a tutela della scrivente”.
Autostrade però in una nota chiarisce che quanto riportato negli articoli è corretto, ma “si riferisce a una lettera di accompagnamento del progetto definitivo inviata dalla società al Commissario in data 15 ottobre 2018, in esecuzione degli impegni previsti dalla convenzione”. Ma “interpretare tali lettere come azione interdittiva della ricostruzione del ponte è totalmente fuori luogo” poiché, fin dai primi momenti dopo la tragedia, Autostrade per l’Italia sostiene di aver “lavorato a una soluzione di ricostruzione in linea con le aspettative delle autorità locali e che garantisce tempi di ricostruzione molto contenuti”.
Il vicepremier Luigi Di Maio ha commentato la vicenda spiegando che, a suo avviso, “Autostrade ha un bel fegato”. Se vuole andare avanti, dice i leader M5s, “faccia pure, faccia quello che vuole di fronte agli italiani e di fronte alle vittime del ponte”. Ma, ricorda, “la norma dice che se Autostrade non vuole pagare la ricostruzione noi lo ricostruiamo e poi gli facciamo l’azione risarcitoria”, perché “io ho promesso alle famiglie delle vittime del ponte che Autostrade non avrebbe messo una sola pietra di quel ponte è così sarà. Nel Decreto Genova c’è scritto questo”.