Lo scoglio di Gibilterra sembra superato: Pedro Sanchez ha annunciato dal palazzo della Moncloa che la Spagna ha raggiunto un accordo con l’Unione Europea sul territorio britannico in terra iberica e di conseguenza toglie il veto annunciato nei giorni scorsi all’intesa sulla Brexit che sarà formalizzata al vertice straordinario di domani a Bruxelles. “Dopo una telefonata tra il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e il premier spagnolo Pedro Sanchez, pochi minuti fa, siamo più vicini” ad andare avanti al vertice Ue di domani, aveva twittato poco prima il portavoce di Tusk, Preben Aamann. Ieri Sanchez aveva minacciato di far saltare il vertice, affermando che Madrid non aveva ancora garanzie sufficienti sul nodo Gibilterra.
Sanchez ha ottenuto ciò che voleva: il governo britannico si è detto favorevole a discussioni con quello spagnolo sul tema dopo l’uscita di Londra dall’Ue. “A proposito dei negoziati sul ritiro, tenuto conto di alcune circostanze su Gibilterra, abbiamo avuto delle discussioni con la Spagna”, ha dichiarato un portavoce di Downing Street in una nota. I colloqui sono stati “costruttivi e intendiamo adottare lo stesso approccio nelle relazioni future”, ha aggiunto.
La soluzione accontenta tutti, Madrid e Bruxelles. Madrid, perché Sanchez porta a casa un risultato utile in vista delle elezioni anticipate in Andalusia, che a sud confina con Gibilterra, in programma il 2 dicembre. Bruxelles perché, scongiurato il no di Sanchez in una votazione che prevede anche l’approvazione a maggioranza qualificata, domenica nel Consiglio Ue sulla Brexit l’accordo con Londra potrà essere adottato con l’unanimità dei 27 Paesi membri.
“Durante questi negoziati, nessuno ha voluto sconfiggere nessuno – ha scritto su Twitter il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, linkando il comunicato in vista del vertice straordinario di domani – Tutti cercavamo un accordo buono e giusto. E credo che alla fine abbiamo trovato il miglior compromesso possibile. Detto questo, raccomanderò che domenica approviamo l’esito dei negoziati. E sebbene nessuno abbia motivi di esser felice in quel giorno, c’è una cosa che sottolinerei: in questo momento critico, l’Ue a 27 ha passato il test di unità e solidarietà”.
La concordia europea stride con i malumori che raggiunto da Theresa May con Bruxelles causa oltremanica. L’intesa non rispetta gli “impegni chiave” presi dalla premier con i partner di maggioranza degli unionisti nordirlandesi (Dup), ha ribadito la leader del partito, Arlene Foster, al congresso a Belfast, sottolineando che “l’unica opzione è guardare oltre l’attuale progetto di accordo” con Bruxelles. Foster ha rilevato che la May “non è stata in grado di garantire che non verrà introdotto alcun meccanismo di backstop“, con il quale il confine tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda resterebbe aperto. Per il Dup questa soluzione manterrebbe Belfast nell’orbita dell’Ue, allontanandola dal resto del Regno.