Giovedì si è chiuso il collocamento del BTP Italia di cui avevamo anticipato il probabile fallimento.
È stato infatti il secondo peggior risultato di sempre con una raccolta di soli 2,1 miliardi di euro contro i 7,7 miliardi dell’ultima emissione.
Per la prima volta nella storia del nostro Paese, c’è stata scarsa appetibilità di fronte alla emissione di un titolo di Stato da parte degli investitori istituzionali (1,3 miliardi) e ancor di più da parte delle famiglie (864 milioni). L’Italia rappresenta quindi un oggettivo rischio e i titoli di Stato (Bot, Btp, Cct, Ctz) non sono certi e sicuri. Per legge. Lo stabilisce infatti un decreto che il ministero dell’Economia e delle Finanze ha emanato il 7 dicembre 2012, in attuazione della norma comunitaria del 2 febbraio 2012 che ha istituito il fondo salva-Stati. La legge stabilisce che tutti i Paesi europei che si trovano in difficoltà finanziarie tali da non poter onorare gli impegni assunti (restituire capitale e pagare interessi sui titoli di Stato venduti ai cittadini) sono obbligati ad applicare le cosiddette Clausole di azione collettiva (Cac) sui titoli pubblici di nuova emissione (mercato primario).
Praticamente, le Cac sono clausole vessatorie previste per titoli con scadenza superiore ai 12 mesi che consentono a uno Stato in crisi sul debito pubblico (cioè che ha difficoltà a pagare interessi e restituire capitale) di rinegoziare unilateralmente (quindi imporre) con gli investitori interessi e scadenze o proporre agli stessi uno scambio con titoli diversi. In altri termini se, per esempio, acquisto oggi un Btp Italia a 4 anni che mi rende una cedola annua del 1,45%% potrei trovarmi tra tre anni, allorché lo Stato italiano si trovi in difficoltà a pagarmi, a dover accettare un interesse solo del 0,5% e magari subire anche lo spostamento della restituzione del capitale di altri quattro anni.
Per lo Stato italiano quindi non rispettare i patti iniziali e cambiare le carte in tavola è possibile. La risposta del mercato è quindi sintomatica del sentiment complessivo nei confronti del rischio-parse.
È ipotizzabile allora che prossimamente possano verificarsi le condizioni per attivare il meccanismo delle Cac? Vogliamo quantomeno riflettere sul fatto che alcune ataviche certezze sono crollate? Non è terrorismo psicologico o catastrofismo. E’ solo il momento più buio della nostra storia democratica.