“Ieri lo spread stava scendendo, poi ha parlato Bankitalia ed è risalito. Bankitalia può dire ciò che vuole, per noi il rischio che lo spread rimanga così per anni non c’è, è una previsione sbagliata”. A dirlo è il vice premier Luigi Di Maio a Palermo, a margine della visita ai cantieri navali della Fincantieri, in riferimento al Rapporto sulla stabilità finanziaria pubblicato venerdì in cui Palazzo Koch avverte ancora una volta che l’aumento dei tassi di interesse sul debito può far saltare i conti: “Il rialzo registrato da maggio”, evidenzia via Nazionale “rischia di vanificare l’impulso espansivo atteso dalla politica di bilancio”.
E’ la seconda volta in poche settimane che il leader politico del M5s punta il dito contro la Banca d’Italia. Era accaduto il 9 ottobre, giorno in cui Di Maio aveva commentato le valutazioni espresse dall’istituto in Parlamento sugli obiettivi delineati con la Nota di aggiornamento al Def: “Se Bankitalia vuole un governo che non tocca la Fornero, la prossima volta si presenti alle elezioni con questo programma – scriveva su Twitter il vice presidente del Consiglio – Nessun italiano ha mai votato per la Fornero. È stato un esproprio di diritti e democrazia che viene rimborsato”.
Sul tema delle pensioni Di Maio è tornato anche a Palermo: “Ridimensionare la riforma della legge Fornero, ovvero quota 100 che supera la legge Fornero e che manda in pensione le persone, ridimensionare il reddito di cittadinanza, significa avere perso tempo per cinque mesi – ha detto il vicepremier rispondendo ai cronisti che gli chiedevano se il governo è disponibile a ridimensionare le due principali promesse fatte in campagna elettorale e inserite in manovra – Noi abbiamo investito in queste due misure che significa liberare posti di lavoro pensionando un pò di gente e inserire giovani e meno giovani formandoli il reddito di cittadinanza. Quindi su due misure non è ipotizzabile ridurre la platea”. E a chi gli fa notare che la manovra nel suo complesso trova l’opposizione dell’Unione Europea perché non rispetta i vincoli di bilancio, Di Maio replica: “Dagli incontri di stasera è dei prossimi giorni (il premier Giuseppe Conte è atteso a Bruxelles dove incontrerà il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, ndr) ci aspettiamo tanto perché noi abbiamo piena fiducia nelle istituzioni europee e vogliamo che capiscano che le nostre misure servono a fare ripartire il paese, a ridurre il gap tra Nord e Sud”.
La situazione nel governo, intanto, si fa sempre più tesa. Sui giornali si rincorrono voci circa un possibile rimpasto che danno come possibile un cambio ai vertici dei ministeri dei Trasporti e degli Affari Europei. Un’eventualità che Di Maio non considera: “Non ho mai parlato, né affrontato il tema di un rimpasto di governo, parlare di poltrone in questa fase è surreale”, precisa ancora il numero due di Palazzo Chigi. Che poi blinda la poltrona di Paolo Savona: “Non solo il ministro Savona è sempre stato uno di quelli che ha più difeso questo manovra – dice ancora – ma lui è fondamentale per questo governo. Credo che questa squadra debba continuare ad andare avanti così”.
Anche se qualcuno all’interno della stessa maggioranza qualche dubbio comincia a farselo venire. Secondo un retroscena pubblicato dal Corriere della Sera, ad esempio, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti comincia ad avanzare dubbi sulla tenuta del governo: “Di retroscena un Governo deve interessarsi il giusto – il commento di Di Maio – Io so che Giorgetti in questo momento è un po’ sotto attacco dal sistema perché sta dando fastidio al Coni, che era il vero ministero dello Sport e che invece deve tornare in mano agli italiani”.
Tutto bene, dunque. Restano le settimane di rapporti meno fluidi che in passato con Matteo Salvini. La legge Anti-corruzione approvata con la norma che salva chi commette il reato di peculato ha raffreddato i rapporti con l’omologo leghista: secondo i giornali i due, che fino a pochi giorni fa comunicavano direttamente al telefono, si parlerebbero solo tramite segreterie. Ma Di Maio rassicura: “Ci fidiamo ciecamente l’uno dell’altro, lavoriamo fianco a fianco: poi c’è sempre questo racconto che lui fa le cose per fregare me e io per parare le sue fregature. Ma non è cosi”. Anzi, sullo sgarbo incassato sulla norma salva-ladri il leader M5s si dice fiducioso: “La commissione Giustizia ha dato massima priorità al ddl anticorruzione, che e va al Senato per fare sparire quella norma vergognosa che salva i politici che rubano soldi. Tornerà poi alla Camera dove l’esame sarà rapido, solo per quell’articolo”.
Il leader 5 Stelle è tornato poi sul caso del suo candidato sindaco a Corleone fotografato in un bar con il nipote del boss Provenzano: “Per Maurizio Pascucci è già pronta la procedura per l’espulsione“, dice. “Io sono un ministro della Repubblica prima ancora che capo politico del M5S. Lo Stato non tratta con la mafia e non parla con la mafia e non deve neppure avere segnali di vicinanza a quel mondo. Quella foto, sebbene sia stata fatta in buona fede, comunica a quel mondo lì qualcosa di malsano, perché dice che qui il M5S è vicino al figlio di Provenzano. Non è che poi quel Mondo lì si mette in testa di volere qualcosa dal M5S. Io ho voluto subito tagliare questo cordone ombelicale che si stava creando”.
Per questo motivo il vicepremier ha deciso di non andare a Corleone a chiudere la campagna elettorale di Pascucci, in vista del voto di domani: “Presto andrò a Corleone a incontrare la stragrande maggioranza di cittadini onesti ma quello era un segnale deflagrante”, promette Di Maio, che ribadisce: “Se lunedì mattina verranno eletti dei consiglieri comunali del M5S io ritirerò subito il simbolo perché non posso pensare che un solo candidato M5S abbia avuto un solo voto di quel mondo lì”, assicura . Mentre è più morbido con il deputato Giuseppe Chiazzese., con il quale secondo Pascucci sarebbe stata concordata la foto con il nipote di Provenzano: “Voglio verificare questa cosa detta da Pascucci e chiarire”, dice.