Il confronto sulla manovra italiana bocciata inizia con una cena. Seduti al tavolo da un lato il presidente Jean-Claude Juncker e i suoi responsabili economici Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis e dall’altro il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’economia Giovanni Tria. Il faccia a faccia, tra una tartare di orata e una noce di vitello con funghi porcini, è durato due ore. Nel corso delle quali, ha spiegato il presidente del Consiglio al termine del vertice, “non si è discusso di saldi finali” assicurando che “ovviamente non ho posto alcuna rinuncia alle riforme qualificanti”, ovvero legge Fornero e reddito di cittadinanza. RKS7YxKC[/jwplyer]
Incontro interlocutorio, ma “passi avanti”
Nulla di risolutivo, come ammette lo stesso premier: “Il passo avanti sta nell’aver ribadito l’apertura di un dialogo”. Si è trattato del primo approccio dopo il secondo altolà dell’Europa alle ricette economiche del governo Lega-M5s e l’annuncio della apertura della procedura d’infrazione per debito eccessivo, arrivato da Bruxelles in settimana. Un incontro “interlocutorio” che “nei prossimi giorni continuerà”, dice una portavoce di Juncker, per “avvicinare i rispettivi punti di vista e cercare una soluzione orientata al futuro”. Che il premier al termine della cena confida “possa portare a evitare la procedura”.
Conte: “Servono tempi più distesi”
Si cerca un varco, una linea comune da tratteggiare insieme, che non scontenti nessuno e che faccia rientrare i conti pubblici italiani in binari giudicati più rassicuranti dai vertici europei per quanto riguarda i numeri del deficit e del debito. Il dialogo – secondo l’Ansa – verte tutto attorno ai tempi con cui l’Italia attuerebbe le misure qualificanti (reddito di cittadinanza e legge Fornero) e alla richiesta avanzata da Conte e Tria di riservatezza prima di rendere pubblica la raccomandazione con cui si chiederà al governo di correggere i conti. Un concetto che il presidente del Consiglio esprime con un “occorrono dei tempi anche più distesi” sulla procedura.
Rischio Grecia? “Fuori luogo”
Il dialogo parte dunque da posizioni molto distanti, non ancora ammorbidite dopo lo scontro totale delle scorse settimane. Anche se il premier spiega che i toni sono importanti e si augura che questo serva anche ad abbassare le fibrillazioni dello spread, “visto che – pungola – dicono che con i tolti alti si alza”. Rischio Grecia? Il premier è categorico: “L’Italia ha dei fondamentali così solidi che non parlerei assolutamente di rischio Grecia, mi sembra fuori luogo”. Così la negoziazione andrà avanti “a oltranza” e già domenica potrebbe esserci un nuovo vis-à-vis per favorire un “dialogo costruttivo” a margine del Consiglio europeo sulla Brexit.
“L’Italia chiede tempo e riservatezza”
Le parole chiave da parte italiana – secondo quanto ricostruito dall’Ansa – sono tempo e riservatezza. Ovvero Conte chiede all’Ue di attendere prima di rendere pubblica la raccomandazione con cui si chiederà all’Italia di correggere i conti. È l’Ecofin ad essere chiamato ad approvare, non prima di fine gennaio, tale raccomandazione della Commissione Ue. Ma, stando all’art. 126 del Trattato, tali raccomandazioni possono restare riservate finché la commissione non accerti che, nel periodo stabilito, il governo non abbia dato seguito alla raccomandazione stessa.
“Riforme qualificanti restano, ma tempi più lunghi”
In cambio il premier – sempre secondo l’Ansa – porta un’apertura a “rimodulazioni” alla manovra, sulla base anche delle relazioni tecniche sul suo impatto economico. Il tetto del 2,4% e le misure “qualificanti” – reddito di cittadinanza e quota 100 – non si toccano ma potrebbero slittare i tempi della loro messa in campo, seppur mai oltre maggio. E si fanno allo stesso tempo avanti alcune modifiche nella loro applicazione, come la previsione di dirottare – in forma di sgravio fiscale – tre mensilità del reddito di cittadinanza all’impresa che abbia assunto chi lo percepiva. Più risorse per imprese e investimenti, insomma. “La rimodulazione è un termine che ho usato in relazione al dibattito parlamentare in corso – dice Conte dopo il faccia a faccia – Non dimentichiamo che la legge di bilancio è approvata dal Parlamento, dovremo tener conto degli emendamenti definitivamente approvati. Nello stesso tempo le misure sono vagliate dal punto di vista tecnico, quindi siamo in attesa delle relazioni sull’impatto di queste misure”.
Salvini prima del vertice: “Rispetto, non arretro”
“Non litighiamo, we are friends“, aveva detto Conte stringendo la mano a Juncker al suo arrivo al palazzo Berlaymont della Commissione Ue. Ma la sfida è e resta complessa. I falchi dell’Eurogruppo si sono risvegliati, spingono per l’applicazione delle regole e Bruxelles non può ignorarli. E, stando al tweet scritto da Matteo Salvini mentre il premier salutava Juncker, il governo non ha intenzione di arretrare sulle misure più qualificanti della legge di Bilancio: “Chiedo rispetto per quei 60 milioni di italiani che, con 5 miliardi regalati ogni anno all’Europa, non si aspettano gli insulti, ma vogliono avere la possibilità di studiare, lavorare, andare in pensione. Al governo mi hanno mandato loro e a loro rispondo, e non arretro”.
Di Maio: “Sì a più tagli agli sprechi”
E se da un lato Salvini scrive tweet chiedendo rispetto dall’altro ribadisce l’apertura sulla rimodulazione delle misure, perché “la manovra non è un pacchetto chiuso”. Purché non si chieda al governo “di mettere le mani nelle tasche degli italiani e togliere soldi”. Esclusi anche “passi indietro sulla legge Fornero, che è una legge profondamente sbagliata e ha fatto danni incredibili in questo Paese”. Un concetto – quello del non arretramento – ribadito da Luigi Di Maio anche riguardo al reddito di cittadinanza. Soprattutto, sottolinea, “non è ipotizzabile alcuna riduzione della platea”. Però si dice disponibile a concedere a Bruxelles alcune modifiche alla manovra: “Aumentiamo pure i tagli agli sprechi, riorganizziamo i beni pubblici, siamo disponibili anche a ragionare sulla dismissione di alcuni asset strategici”.