Musica

Maneskin in concerto a Milano, le fan lanciano i reggiseni. Damiano: “Ao, ma che taglia porti?”

di Giulio Pasqui

Il successo dei Maneskin è inaspettatamente travolgente. Tutte le date del tour attualmente in corso sono andate sold-out (e altre tre saranno presto aggiunte), i loro progetti discografici conquistano certificazioni su certificazioni, mentre la loro fanbase si ingrandisce a macchia d’olio. Loro piacciono a tutti: dai ragazzini ai loro genitori, tanto che le “mammeskin” sono un fenomeno in crescita (sì, si chiamano così ed esistono davvero!). Qualcuno crede che siano gli ennesimi “fenomeni da talent”, ma Damiano & co. sembrano avere tutte le caratteristiche per farcela. “Cosa non piace di noi ai nostri haters? Che andiamo forte forte”, rispondono con il sorriso sulle labbra a ilfattoquotidiano.it poco prima di salire sul palco del Fabrique di Milano per un concerto.

Lontano dal palco sono timidi, una timidezza che può essere scambiata per arroganza. Ma è sul palco che tirano fuori la “cazzimma”. “E’ vero, possiamo sembrare antipatici perché abbiamo fatto della spavalderia e della sicurezza un nostro marchio di fabbrica. Ma non è una maschera che ci imponiamo, è un processo naturale derivato dal lavoro che c’è stato dietro: le ore di studio e di impegno sono state tante, così come l’attenzione che abbiamo sempre dedicato ai dettagli”, dicono quasi in coro loro. “Sul palco abbiamo la faccia tosta perché è quello il momento in cui possiamo esprimerci al massimo. Da anni aspettavamo questo momento”. Che è arrivato circa un anno fa grazie a X Factor.

Damiano è il “trascinatore” del gruppo (soprattutto sul palco): “rappa” e usa l’autotune con Vegas Jones, si diletta con la chitarra, si spoglia (d’altronde il coro “nudo, nudo, nudo” è stato assai frequente per tutta la durata del concerto) e “rockeggia” con divertimento. Gli piombano addosso pure i reggiseni, e lui si galvanizza: “Ao, ma che taglia porti?”. Non c’è più la lap dance con calze a rete e tacchi, di cui tanto si era parlato nei mesi scorsi: “Ora vogliamo dare risalto alla nostra idea di musica”.

Un’idea di musica tutta racchiusa in Marlena, una figura diventata quasi mitologica per chi li ascolta (anche perché compare in gran parte dei loro brani): “Con il nostro primo album volevamo raccontare una storia e ci è sembrato giusto dare un nome di una persona e un corpo al messaggio che volevamo far arrivare, solo per renderlo più riconoscibile. Marlena non è altro che il contenitore del nostro messaggio, che vuole raccontare una storia di rivalsa, di voglia di farcela e anche di leggerezza nel modo di vivere la vita”. Loro ci tengono a dare il buon esempio: “Crediamo di rappresentare qualcosa di positivo: siamo un gruppo di ragazzi che ce l’hanno fatta con il lavoro e senza raccomandazioni. Se riuscissimo a trasmettere a chi ci segue la nostra stessa voglia di spaccare e andare oltre gli ostacoli avremmo vinto”.

Mancherebbe solo Sanremo per impreziosire il loro primo anno di attività. Il calendario dei prossimi mesi sembrerebbe escluderlo (a febbraio saranno in tour in Europa), ma loro non se la sentono di dire di no a priori: “Se ci saremo? Chi lo sa! Ovviamente ci piacerebbe partecipare: è un palco importante. Come strada ce la teniamo assolutamente aperta, starà a noi riconoscere il se e quando”.

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