Licenziati proprio il giorno di Natale. Non ci sarà nulla da festeggiare per i 70 lavoratori – più i 15 dell’indotto – dello stabilimento della Ball Beverage Packaging di San Martino sulla Marrucina, in Abruzzo. La multinazionale americana ha confermato la chiusura del sito, le cui linee sono già ferme da alcuni giorni, e le maestranze in mobilità protestano scrivendo una “lettera del lavoratore” che diventa virale sui social. “Sono passato innumerevoli volte nelle tue mani attraverso il mio lavoro. Sono un lavoratore della Ball di San Martino sulla Marrucina, dal 1981 in questo stabilimento produco lattine in alluminio da 33cl formato sleek per Coca Cola, Nestlé, Campari, Peroni, San Benedetto, Heineken, Ferrero e tanti altri. La Ball Corporation mi licenzierà a Natale”.

Il 25 dicembre, spiegano i lavoratori, “quando saremo tempestati dalle pubblicità scintillanti dei clienti della Ball, sarò seduto attorno a un tavolo con la famiglia per una triste giornata di festa. Quello sarà il mio primo giorno da ex lavoratore, sarò un nuovo disoccupato“. Eppure, spiegano i dipendenti, “questa azienda non è in crisi e negli anni ha raggiunto tanti traguardi (tra i quali, proprio quest’anno, il record di produzione giornaliera con 2.300.000 lattine). Come ti sentiresti se la tua azienda decidesse di licenziarti il giorno di Natale pur non essendo in crisi? Io mi sento male, tradito“.

Sabato mattina la protesta è proseguita nelle sale della Provincia di Chieti: addosso una maglietta bianca con l’hashtag #uomininonlattine, hanno montato un albero di Natale fornito di un unico pacco regalo, la scritta “licenziamento”. All’assemblea pubblica sulla loro vertenza ha partecipato anche il vice-capo di gabinetto del ministero dello Sviluppo economico, Giorgio Sorial, che ha lanciato un appello alla multinazionale a stelle e strisce affinché impegni dodici mesi di cassa integrazione per la reindustrializzazione del sito: “Certo che l’istanza deve farla l’azienda. Sappiamo che negli Usa questi strumenti non esistono, ma se vogliono glieli spieghiamo per filo e per segno. Siamo a disposizione per compartecipare anche dal punto di vista finanziario”.

L’amministratore delegato di Ball Beverage Packaging Italy, Lorenzo Garbellini, ha però dichiarato nei giorni scorsi che “sono state offerte opzioni di ricollocamento ad altre posizioni in Ball Beverage Packaging Europe”. Tradotto, significa che una tranche di volenterosi licenziati abruzzesi potrebbe essere riassunta fuori dai confini nazionali, negli stabilimenti che Ball possiede nel resto d’Europa. È questa l’unica controproposta messa sul tavolo. Nessun passo indietro: la linea di produzione di San Martino sulla Marrucina sarà assorbita “dal quarto trimestre del 2019 dal nostro stabilimento di Nogara (in provincia di Verona) – ha aggiunto Garbellini – Non è corretto dire che delocalizzeremo in Serbia. La fornitura di lattine ‘sleek’ al mercato italiano dagli stabilimenti serbi e spagnoli avverrà solo nei primi nove mesi del 2019”.

Il licenziamento natalizio di massa è stato preannunciato con una Pec spedita alle organizzazioni sindacali del territorio. “Stoppare la mobilità, concedere la cassa integrazione per 12 mesi per reindustrializzare l’area trovando imprenditori disponibili a prendere in mano una situazione – dice a Ilfattoquotidiano.it Mirco Rota della segreteria nazionale della Fiom-Cgil – Siamo allineati con governo e Regione Abruzzo per costruire un percorso”. Di certo, assicurano i metalmeccanici, “andremo avanti con le iniziative” in attesa della convocazione a Roma da parte del Mise: “Quando arriverà, andremo a Roma con tutti i lavoratori”, conclude Rota spiegando che i sindacati stanno ragionando anche di chiedere l’intervento dell’ambasciata americana.

Giovanni Lolli, governatore reggente dell’Abruzzo, ha usato parole di fuoco: “Il principale cliente della Ball è Coca Cola, azienda presente in Abruzzo. A Natale vediamo le loro pubblicità, molto legate alle festività, ai buoni sentimenti: mi auguro che anche Coca Cola voglia darci una mano perché non faccia capitare a Natale qualcosa che non assomiglia neanche minimamente a quelle pubblicità bellissime, in cui tutti sono buoni e tutti si vogliono bene”. La vicenda della Ball, ha aggiunto, “sembra uscita da una pagina del libro Cuore. Un’azienda in perfetta efficienza, che lavora a scarto zero, due per cento di tasso di assenteismo che non esiste in nessuna altra realtà d’Italia”. Lolli ha poi concluso: “La chiudono da un giorno all’altro, rifiutando qualsiasi proposta alternativa, dicendo che devono fare investimenti a Nogara, ma nel frattempo le lavorazioni vengono trasferite in Serbia”.

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