Ora la palla passa al Parlamento britannico, che ai primi di dicembre sarà chiamato a ratificare l'intesa. Il primo ministro Theresa May ha scritto una "lettera alla nazione" per chiedere sostegno, ma il Labour ha già annunciato il suo voto contrario: "Questo accordo è il fallimento del negoziato"
“I 27 leader Ue hanno dato il via libera politico all’Accordo di divorzio” dal Regno Unito “e alla Dichiarazione politica congiunta” sulle relazioni future. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk su Twitter. Il testo di conclusioni del vertice straordinario che si tiene a Bruxelles invita “Commissione, Parlamento europeo e Consiglio, a fare i passi necessari per garantire che l’accordo possa entrare in vigore il 30 marzo 2019, in modo da assicurare un recesso ordinato” del Regno Unito.
“E’ un giorno triste, non è un momento di gioia, ma una tragedia, perché un grande Paese lascia l’Unione europea. Ma abbiamo trovato un accordo con la Gran Bretagna, che è il migliore possibile”, ha detto il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, a margine del vertice straordinario europeo per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea.
L’Ue sta dimostrando “dignità e unità in un momento grave – ha fatto eco ha detto il presidente francese, Emmanuel Macron – possiamo gettare le basi del rapporto futuro fra Unione e Gran Bretagna, relazioni su cui dovremo lavorare nei prossimi mesi. E’ chiaro che la Gran Bretagna continuerà ad avere un ruolo importante”. “L’Unione è perfettibile e sempre migliorabile. Chiaramente la nostra Europa deve essere rifondata e continueremo a lavorarci”, ha aggiunto.
Ora la palla passa al Parlamento britannico, che ai primi di dicembre sarà chiamato a ratificare l’intesa. Il primo ministro Theresa May ha scritto una “lettera alla nazione“, insistendo sul fatto che l’accordo “onora il risultato” del referendum del 2016, quando il 52% dei votanti al referendum ha sostenuto il divorzio dall’Ue, e che è “un momento di rinnovamento e riconciliazione”. “Sarà un accordo nel nostro interesse nazionale, che funziona per tutto il nostro Paese e per tutta la nostra gente, che uno abbia votato ‘Leave‘ o ‘Remain‘”, scrive la premier. “Farò una campagna con il cuore e l’anima per vincere quel voto”, aggiunge.
Il Labour ha già annunciato il suo voto contrario: “Questo è un cattivo accordo – ha detto Keir Starmer, titolare del dossier nel governo ombra di Jeremy Corbyn – è il fallimento di un negoziato in cui la premier ha passato più tempo alle prese con le liti nel suo partito che a lavorare per l’interesse nazionale, e il Labour voterà contro”. Ma singoli deputati laburisti, come Carline Flint, aprono alla ratifica, rigettando le alternative di un no-deal o d’un referendum bis che “favorirebbe la destra” e la sua propaganda.
Anche il Dup, il partito degli unionisti nordirlandesi che con i suoi 10 deputati sostiene il governo di minoranza della May, annuncia battaglia, dicendosi “deluso”. L’accordo “va contro tutto quello che il Dup ha promesso”, ha detto la leader Arlene Foster citata dalla Bbc. Il Dup è contrario alla clausola di “backstop” che dovrà garantire il mantenimento di una frontiera aperta fra Irlanda e Irlanda del Nord. Il timore degli unionisti è che si arrivi in futuro ad una frontiera commerciale nel mare d’Irlanda, separando l’Irlanda del nord dal resto della Gran Bretagna.
Foster minaccia anche di rivedere l’appoggio al governo se l’accordo sulla Brexit sarà approvato a Westminster. Tuttavia la Foster si dimostra scettica sulla possibilità che l’accordo possa essere approvato. “Al momento non vedo alcuna circostanza in cui il voto possa risolversi in favore di Theresa May”, ha detto ancora. Se l’accordo dovesse passare, il suo partito “rivedrà” l’accordo con i conservatori, ha sottolineato la leader del Dup.
L’Irlanda esprima soddisfazione: “Questa è la conclusione di due anni di duro lavoro” che hanno permesso di “raggiungere il nostro obiettivo, quello di un accordo che ci protegge e che protegge la nostra economia: oggi lo abbiamo”, ha detto il premier Leo Varadkar al suo arrivo al vertice, elencando i punti chiave ottenuti da Dublino nell’accordo di addio quali un’area di viaggio comune, niente barriere doganali e il backstop tra Irlanda e Ulster.