L’intesa sulla Brexit che oggi ha ricevuto il via libera definitivo dai 27 stati membri, tecnicamente un ‘accordo di recesso’ tra la Gran Bretagna e l’Unione europea, consta di 585 pagine, più diversi protocolli e annessi. Numerose le tematiche affrontate, dai diritti dei cittadini alle relazioni con Gibilterra. Ecco gli elementi principali del divorzio.
Il periodo di transizione – La Brexit scatterà il 29 marzo 2019 ma almeno sino alla fine del 2020 resterà lo status quo nei rapporti tra Ue e Gb. Il Regno Unito, però, non avrà più potere decisionale a livello Ue. La transizione potrà essere estesa di un anno, se ritenuto necessario dalle due parti, e la decisione andrà presa entro luglio 2020.
I diritti dei cittadini – Ai 3 milioni di cittadini Ue residenti in Gran Bretagna e al milione di britannici in Ue potranno continuare a godere degli stessi diritti di oggi, sociali, sul lavoro e di studio, anche dopo il divorzio. Le garanzie si estendono anche alle loro famiglie. Lo stesso trattamento si applicherà a chi si trasferirà durante tutto il periodo di transizione.
Il conto del divorzio – Londra si impegna a onorare tutti gli impegni economici presi su bilancio, fondi e programmi Ue fino al 2020. Nel caso in cui venisse esteso il periodo di transizione, il governo britannico contribuirà in parte anche al bilancio 2021-2027. Nel complesso il ‘conto’ potrebbe ammontare a 45-60 miliardi di euro.
Il backstop Irlanda – Assicurato il confine fluido tra Irlanda e Irlanda del Nord, con provvedimenti doganali ad hoc per Belfast rispetto al resto del Regno Unito. L’applicazione scatterebbe solo nel caso in cui non si arrivasse a un’intesa per il post Brexit.
Prodotti, marchi e Dop-Igp – Viene mantenuta la tutela per i marchi e i prodotti agroalimentari Dop-Igp esistenti. Potranno continuare a circolare i prodotti immessi sul mercato fino alla fine del periodo di transizione. Poi scatteranno le nuove regole.
Nodo Gibilterra – Per definire le nuove relazioni tra Ue, Gran Bretagna e la Rocca, servirà l’accordo della Spagna (che per il momento c’è).
Corte dell’Unione europea – L’istituzione resterà l’arbitro delle contese tra Ue e Gb anche dopo la fine della transizione: fino a 8 anni dopo per le questioni riguardanti i diritti dei cittadini e fino a 4 anni dopo per gli altri ambiti.