Ma è proprio vero che i migranti, oltre a essere brutti, sporchi e cattivi, attentano alla nostra salute con i loro rifiuti? Pochi giorni fa, infatti, la magistratura di Catania ha ordinato il sequestro della nave Aquarius di Medici Senza Frontiere e Sos Mediterranée per un reato particolare: il traffico illecito di rifiuti sanitari infettivi quali indumenti contaminati indossati da extracomunitari, scarti degli alimenti somministrati agli stessi e materiali sanitari utilizzati a bordo per l’assistenza medica; sistematicamente qualificati, conferiti e smaltiti – afferma l’accusa – come rifiuti solidi urbani o speciali non pericolosi, eludendo la normativa più severa prevista per i rifiuti sanitari a rischio infettivo; e conseguendo, così, ingenti risparmi di spesa.
Diciamo subito, comunque, che questi rifiuti non venivano gettati di soppiatto in mare (come qualcuno ha scritto) ma andavano regolarmente, e alla luce del sole, in discarica. Pur con la massima cautela, trattandosi di indagini in corso, vale la pena di offrire alcuni elementi di riflessione dal punto di vista giuridico. Il delitto contestato punisce con la reclusione da 1 a 6 anni “chiunque, al fine di conseguire un ingiusto profitto, con più operazioni e attraverso l’allestimento di mezzi e attività continuative organizzate, cede, riceve, trasporta, esporta, importa, o comunque gestisce abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti”.
In primo luogo, quindi, ci vuole, come richiede la Cassazione, la prova che Msf abbia fatto della illecita gestione di rifiuti la sua redditizia, anche se non esclusiva, attività (sent. n. 18669/2015). Occorre, cioè, la prova che vi sia una struttura organizzativa di tipo imprenditoriale idonea e adeguata rispetto all’obiettivo di gestire illecitamente rifiuti, anche se l’attività principale è diversa (sent. n. 44632/2015). E qui sorge un primo dubbio in quanto lo scopo di Msf non è certo trafficare in rifiuti; né risulta che, comunque, si sia mai posta questo obiettivo, neppure in via del tutto secondaria.
Il secondo dubbio riguarda l’ambito dei rifiuti sanitari pericolosi per rischio infettivo e la genericità della contestazione. Infatti, il DPR 254/2003 inserisce tra questi: a) i rifiuti derivanti dalla “attività” di ristorazione e i residui dei pasti che provengono da pazienti affetti da malattie infettive per i quali sia ravvisata clinicamente, dal medico che li ha in cura, una patologia trasmissibile attraverso tali residui; b) il materiale da medicazione e i vestiti che siano contaminati da sangue o altri liquidi biologici che contengono sangue in quantità tale da renderlo visibile ovvero feci o urine, nel caso in cui sia ravvisata clinicamente dal medico che ha in cura il paziente una patologia trasmissibile attraverso tali escreti.
Di modo che l’accusa riteneva probante il sequestro di un “ingente quantitativo di rifiuti” (circa 80 kg) di indumenti e rifiuti sanitari con tracce di materiale e liquido biologico nonché garze, indumenti, guanti e mascherine con chiare tracce di sangue. Aggiungendo che costituisce “fatto notorio” che ai migranti accolti dai soccorsi siano somministrati alimenti solidi e liquidi di vario genere, forniti indumenti, prestata assistenza sanitaria e medica; e che tra i migranti sono stati riscontrati frequenti casi di scabbia, pidocchi, infezioni del tratto respiratorio, tubercolosi, meningite, infezioni del tratto urinario, sepsi: tutte “patologie a rischio infettivo”.
A parte il “fatto notorio”, non sembra che queste malattie possono essere trasmesse con vestiti e avanzi di cibo che, comunque, vanno in discarica. Ad esempio, meningite e tubercolosi sono infezioni a trasmissione respiratoria; e quanto al contatto i vestiti dei migranti non sono reindossati da nessuno; e anche i residui alimentari infetti, per provocare danni, dovrebbero essere rimasticati da altri. Peraltro, visto che i controlli a bordo sono fatti da medici, spetta a loro, valutare se, come richiede la legge, vi sia una malattia trasmissibile con i loro escreti, ed eventualmente provvedere. Né si è mai saputo (“fatto notorio”?) di qualche caso di malattie trasmesse in questo modo dai migranti. In più, la quantità di rifiuti oggetto del traffico illecito deve essere “ingente” condizione che, come dice sempre la Cassazione, deve essere valutata caso per caso con un giudizio complessivo che tenga conto soprattutto della pericolosità per la salute e l’ambiente (sent. n. 47229/2012). Peraltro, negli 80 chili di indumenti e rifiuti sanitari sequestrati, quanti sono realmente rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo secondo la legge? Sono certo che nei prossimi giorni ne sapremo di più. Ma per quanto oggi risulta, a mio sommesso avviso, si può almeno ragionevolmente dubitare che vi fossero gli elementi concreti per dei sequestri così “ingenti” e clamorosi. Sempre, intendiamoci, con il massimo rispetto per i magistrati catanesi.