“Quando mi chiamano maestro, vorrei sparire. Sono sempre il ragazzino con la cinepresa, quello della poesia”. Eppure lo era eccome un maestro Bernardo Bertolucci, morto a Roma, dopo una lunga malattia. Il regista, creatore di film che sono di diritto nella storia del cinema, aveva 77 anni. Tre volte premio Oscar il cinema italiano e quello internazionale perde una figura insostituibile. Sua la regia di capolavori del grande schermo, come Novecento, Ultimo tango a Parigi, Il té nel deserto, Piccolo Buddha. Nel 1988 si aggiudicò il premio Oscar come miglior regista, unico italiano ad averlo vinto, grazie al film L’ultimo imperatore, pellicola che ricevette 9 statuette dell’Academy, tra cui quella per il miglior film. Malato da tempo, il professionista di origini parmensi, si è spento nella sua casa della Capitale. Classe 1941, figlio del poeta Attilio Bertolucci, la sua carriera inizia nel 1961, quando diventa assistente di Pier Paolo Pasolini nel drammatico film l’Accattone. Da lì un’escalation di successi. Prima nel 1972 il film ‘scandalo’ che ha segnato un’epoca, Ultimo tango a Parigi, con Marlon Brando e Maria Schneider, tornato in sala restaurato nel 2018.
Poi nel 1976 Novecento, pellicola con cui giunge alla notorietà. Un affresco delle lotte contadine emiliane dai primi anni del secolo alla Seconda guerra mondiale con un cast internazionale, da Robert De Niro e Gérard Depardieu, fino a Stefania Sandrelli. Poi l’Ultimo imperatore del 1986, film che porta il regista in Cina e trae spunto dall’autobiografia di Pu Yi. Un kolossal che oltre ai nove Oscar gli vale anche nove David di Donatello. Nel 2007 gli viene conferito il Leone d’oro alla carriera alla 64esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Poi, nel 2011 riceve la Palma d’oro onoraria al 64° festival di Cannes. Dirige l’ultimo film nel 2012, Io e te, tratto dall’omonimo romanzo di Nicolò Ammaniti. La camera ardente sarà domani Martedì 27 novembre, dalle ore 10 alle 19, in Campidoglio, Sala della Protomoteca.
Numerosi i messaggi di cordoglio sui social, dal mondo della cultura a quello della politica. “Eri un gigante del Novecento. Ed eri così gentile da dare retta ogni tanto anche a noi. Grazie. Ci mancherai tantissimo”, scrive il Premio Strega Nicola Lagioia.
Caro Bernardo, eri un gigante del Novecento. Ed eri così gentile da dare retta ogni tanto anche a noi. Grazie. Ci mancherai tantissimo.#Bertolucci pic.twitter.com/zL84Zdz42k
— Nicola Lagioia (@NicolaLagioia) 26 novembre 2018
“Un giorno triste per la cultura, se n’è andato uno dei grandissimi maestri del cinema italiano”, commenta l’ex ministro della Cultura, Dario Franceschini che ricorda anche di un incontro avuto con il professionista che voleva dare un contributo alla nuova legge sul cinema. “Le sue opere – conclude Franceschini – hanno emozionato e fatto discutere intere generazioni e reso grande nel mondo il cinema italiano”.
“Con le sue opere e i suoi capolavori ha segnato per sempre la storia del cinema mondiale”, gli fa eco su Twitter la sindaca di Roma, Virginia Raggi.
Addio al grande maestro Bernardo Bertolucci, con le sue opere e i suoi capolavori ha segnato per sempre la storia del cinema mondiale. L’Italia intera gli rende omaggio.
— Virginia Raggi (@virginiaraggi) 26 novembre 2018
Anche il collega Gabriele Muccino affida il suo saluto a un tweet: “Che infinita tristezza e che incolmabile vuoto, Maestro. Il Cinema del mondo è in lutto”.
Te ne sei andato Bernardo. Che infinita tristezza e che incolmabile vuoto, Maestro. Il Cinema del mondo è in lutto. #BernardoBertolucci
— Gabriele Muccino – profilo ufficiale (@GabrieleMuccino) 26 novembre 2018
“Bernardo, ti sia lieve la terra”, scrive invece su Instagram Ferzan Ozpetek.
“Ciao, gigante”, le parole scelte da Stefano Accorsi, sempre affidate ai social.
Ciao, gigante #BernardoBertolucci pic.twitter.com/q0VF6iGDSd
— Stefano Accorsi (@StefanoAccorsi_) 26 novembre 2018