I decimali non sono più un problema. Il governo, fino ad alcune settimane fa, sembrava aver sistemato il 2,4 per cento di deficit previsto nella legge di Bilancio sotto a una protezione di cemento armato: “Non si tocca” era il mantra. Ora la musica è cambiata: è diversa a partire dall’incontro tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, nella cena di lavoro di sabato sera che ha aperto la trattativa tra Roma e Bruxelles sulla manovra. La breccia l’ha aperta il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini ieri: “2,2 o 2,6…. non ci attacchiamo ai decimali” ha detto. Una linea ribadita stamani: “No, noi applichiamo il buonsenso e la concretezza, che non ci si attacca allo 0,1 in più o in meno. E’ una manovra che si fonda sul diritto al lavoro, il diritto alla pensione, il diritto alla salute e la riduzione fiscale – dichiara al Gr1 di Radio Rai – E quindi se a Bruxelles pensano di tenere in ostaggio il governo o sessanta milioni di italiani su uno zero virgola, siamo disponibilissimi a togliergli qualunque alibi”. E i vertici dell’esecutivo sembrano d’accordo. Conte, dopo la sua cena con Juncker e il commissario Pierre Moscovici, ha parlato di “rimodulazione“. Oggi l’altro vicepremier, il ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio, mette il sigillo alla strategia da tenere nelle prossime settimane: “Come abbiamo detto il tema non sono i numeri ma i cittadini – spiega a Radio Radicale – Gli obiettivi che ci siamo dati: quota 100 e il reddito di cittadinanza e i rimborsi ai truffati per le banche e il pacchetto imprese, sono misure da cui non possiamo prescindere. Se poi all’interno della contrattazione deve diminuire il deficit non è importante, importante che non sia abbassi la platea che riceve quelle misure”. Tutto questo sarà discusso in serata in un vertice a Palazzo Chigi con presidente, vicepresidenti e ministro dell’Economia.
Insomma, il problema non è più il cosa ma il come. “Non appena arriveranno le relazioni tecniche, non appena saremo in grado di misurare l’esatto impatto economico di queste riforme – ha detto il capo del governo Conte – avremo la possibilità, se residuano, di valutarne l’utilizzo. Per quanto mi riguarda sono favorevole a destinarle al piano d’investimenti, lo voglio ancora più poderoso, più solido, più cospicuo, ritengo che la crescita economica dell’Italia sia risibile rispetto alla solidità, a quelli che sono i fondamenti della seconda manifattura d’Europa”. Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon (leghista) rispondeva così al Corriere della Sera: “Stiamo ragionando, c’è una riflessione in corso per arrivare a una valutazione definitiva sui conteggi. Poi, non so se scriveremo 2,3% o altro”. Per Durigon alcuni aggiustamenti potrebbero essere fatti proprio sulle due riforme principali contenute all’interno del testo: “Quota 100 e reddito di cittadinanza costano meno del previsto, quindi ci sono più soldi per gli investimenti”.
Più in particolare uno scenario potrebbe essere questo, secondo il Messaggero. Il reddito di cittadinanza non partirà il primo gennaio, ma ad aprile e questo non darà solo un po’ di gioco per riformare i centri per l’impiego (operazione complicatissima, come si sa), ma terrà in cassa qualcosa come 2 miliardi e 250 milioni di euro. Stesso concetto riguarda la quota 100 della riforma Fornero: i primi lasceranno il lavoro ad aprile per attendere la finestra di tre mesi prevista dalle norme a cui sta lavorando proprio Durigon (che lavora al ministero di Di Maio). Per giunta per i dipendenti pubblici sarà previsto anche un obbligo di preavviso di 6 mesi e questo vuol dire che i primi statali andranno in pensione a ottobre. Risparmio: 1,6 miliardi (forse addirittura 2). Somma: 2,25 del reddito più 1,6 della quota cento uguale quasi 4 miliardi.
Tutte parole che – a prescindere dal confronto tra Italia e Unione Europea su eventuali infrazioni e sanzioni – sembrano fare bene almeno alla fiducia nel Paese da parte dei mercati finanziari. Lo spread tra Btp e Bund ha aperto in picchiata sotto ai 300 punti base: rispetto ai 306 di venerdì, si è registrata prima un’apertura a 291 e poi quasi un crollo fino a 279, i minimi da quasi due mesi (livelli simili non si vedevano dai primi d’ottobre). Il differenziale poi durante la giornata è risalito a 290. Anche la Borsa di Milano ha indici positivi: Piazza Affari a metà giornata segnava il dato più positivo in Europa, arrivando fino a +2,9 per cento.