Dopo 48 ore dagli eventi attorno lo Stretto di Kerch la situazione appare precaria e di difficile risoluzione. Accuse reciproche di inadempienza ai trattati vengono scambiate fra Kiev e Mosca mentre Europa e Stati Uniti supportano apertamente la tesi ucraina. Il Parlamento di Kiev ha accetto la richiesta di Poroshenko e la legge marziale è stata imposta in alcune zone del paese, a soltanto pochi mesi dalle elezioni presidenziali.
Lunedì le autorità russe hanno interrogato i marinai ucraini arrestati. Gli interrogatori, riferisce la Tass, sono stati condotti da uomini dell’Fsb, l’intelligence erede del Kgb, che ha anche diffuso un video della sessione, in cui uno dei marinai confessa la natura provocatoria delle azioni della marina ucraina. “Le richieste radio (dalle guardie di frontiera russe, ndr) sono state deliberatamente ignorate, c’erano armi e mitragliatrici a bordo: ero consapevole che si trattava di una provocazione“, ha dichiarato davanti alle telecamere il comandante Vladimir Lesovoy.
L’Fsb ha interrogato anche Andrei Drach, un ufficiale del servizio di sicurezza ucraino (Usb), che si trovava a bordo della nave Nikolpol, e Sergei Tsybizov, marinaio dello stesso vascello.
Un tribunale della Crimea, annessa nel 2014 dalla Russia, ha deciso che tre marinai ucraini, tra gli oltre 20 catturati, saranno trattenuti in detenzione provvisoria per due mesi, accusati di aver superato illegalmente la frontiera russa. “Per ora tre persone sono state poste in detenzione provvisoria sino al 25 gennaio”, ha dichiarato la commissaria per i diritti umani della penisola, Lyudmila Lubina. I tre marinai sono stati identificati come Vladimir Varimez, Vladimir Bespaltchenko e Andreï Oprysko.
Sul piano diplomatico il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov ha rifiutato ogni mediazione internazionale, dopo un incontro a Parigi con il collega francese Jean-Yves Le Drian. “Non vedo la necessità di alcun tipo di mediatori”, ha detto Lavrov, dopo che il ministro tedesco Heiko Maas aveva suggerito che Germania e Francia potessero contribuire a trovare una soluzione tra Mosca e Kiev. Lavrov ha affermato che per scongiurare altri incidenti di questo tipo gli alleati occidentali dell’Ucraina dovrebbero inviare un “segnale forte” a Kiev a fermare ogni “provocazione”. Il ministro russo ha ribadito che sono stati gli ucraini a provocare lo scontro.
Due versioni contrastanti
Vi sono due narrazioni opposte degli eventi accaduti domenica 25 novembre nello Stretto di Kerch, lungo pochi chilometri di larghezza e unico accesso che dal Mar Nero consente agli scafi di inoltrarsi nel Mare di Azov. Da una parte Kiev lamenta la violazione del Trattato, stipulato nel 2003 con Mosca, il quale definisce lo Stretto e le acque circostanti come storicamente condivise da entrambi i paesi e ne stipula la libera navigazione per battelli civili e convogli militari.
Mosca ha da parte sua accusato le navi ucraine di aver manovrato in maniera pericolosa, entrando nelle acque territoriali russe senza aver ottenuto prima alcuna autorizzazione. Queste avrebbero poi cercato di forzare il blocco organizzato dalla Guardia costiera russa, costringendo le autorità a intervenire.
Di certo c’è che due vascelli si sono scontrati e che i militari russi in una fase successiva abbiano aperto il fuoco. Più di 20 marinai ucraini sono al momento detenuti (anche il loro numero è incerto, alcune fonti parlano di 23 mentre altre di 24 uomini) e almeno 3 di questi sarebbero stati curati in ospedali russi. L’intero convoglio ucraino sarebbe stato trainato nella notte fra domenica e lunedì nel porto russo di Kerch.
In una giravolta di telefonate, il presidente ucraino Petro Poroshenko ha raggiunto diversi leader europei. Angela Merkel ha espresso preoccupazione per l’utilizzo di armamenti, impegnandosi con ogni mezzo per contribuire a fermare l’escalation. In una telefonata con il presidente polacco Andrzej Duda, Poroshenko avrebbe ottenuto il supporto della Polonia e un impegno a coordinare i futuri passi per contrastare la “minaccia russa”. Entrambi hanno richiesto all’Unione Europea di introdurre nuove sanzioni e di portare la materia all’attenzione del Consiglio Europeo. Sia Kiev che Varsavia si sono opposti alla costruzione del gasdotto Nord Stream 2 che collegherà Russia e Germania nel Mar Baltico. Da tempo diverse voci chiedono l’imposizione di penali per impedirne la realizzazione.
Lo scontro fra Russia e Ucraina ha avuto luogo anche durante una sessione speciale del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, riunitosi lunedì. Il rappresentante ucraino alle Nazioni Unite Volodymyr Yelchenko ha ribadito che non essendoci “alcun confine russo attorno alla Penisola della Crimea” non vi può essere stata alcuna violazione degli stessi. A tal proposito va ricordato che Kiev non ha mai riconosciuto l’annessione della Crimea alla Federazione Russa. Il diplomatico ha chiesto l’introduzione, anche in sede internazionale, di ulteriori sanzioni nei confronti della Russia.
Il rappresentante di Mosca alle Nazioni Unite, Dmitry Polyanskiy, ha visto respingere la richiesta avanzata dal proprio paese di procedere al confronto in Consiglio riguardo la “Violazione dei confini della Federazione Russa” con 7 voti contrari e 4 astenuti. A votare in supporto di Mosca vi sono stati Cina, Kazakistan e Bolivia.
La rappresentante degli Stati Uniti, Nikki Haley, che sta per terminare il proprio mandato all’Onu, ha definito il sequestro dei 3 vascelli militari come “un’oltraggiosa violazione della sovranità territoriale dell’Ucraina”. Il presidente Donald Trump ha dichiarato di non apprezzare ciò che sta accadendo su entrambi i fronti e che sta lavorando alla risoluzione della questione con i partner europei.
Elezioni in Ucraina
Nel frattempo anche la Rada, il parlamento di Kiev, si è riunito lunedì per deliberare sulla richiesta del Consiglio Nazionale di Sicurezza guidato dallo stesso Poroshenko, di applicare la legge marziale nel paese. Un provvedimento che neppure durante le estese manovre militari nell’Est, durante il biennio 2014-2015, era stato preso. La sua giustificazione troverebbe senso nell’ammissione da parte russa, per la prima volta dal 2014, che unità dell’esercito avrebbero aperto il fuoco deliberatamente contro reparti ucraini.
Da una proposta iniziale di 60 giorni si è però passati a “soli” 30 giorni di applicazione della legge marziale, i quali inizieranno il 28 novembre e non dovrebbero interferire con la campagna elettorale per le presidenziali. L’inizio di questa è previsto per il prossimo 30 dicembre. Il provvedimento, votato da 276 deputati, colpisce soltanto 10 regioni del paese, ovvero quelle confinanti con la Federazione Russa e la provincia non riconosciuta della Transnistria.
L’opposizione parlamentare e alcuni membri del partito del presidente Poroshenko avrebbero chiesto elementi aggiuntivi per giustificare l’imposizione di una tale misura, potenzialmente lesiva delle libertà personali. Il Parlamento, dopo aver rallentato i suoi lavori a causa delle proteste di alcuni partiti, ha blindato la prossima data delle elezioni, il cui primo turno è fissato per il 31 marzo.
Prima della crisi Poroshenko pareva all’angolo e destinato a perdere qualsiasi sfida elettorale a causa della crisi economica che colpisce il paese. Gli ultimi sondaggi a disposizione proiettavano infatti al secondo turno una sfida fra l’ex primo ministro Yulia Tymoshenko, alla guida del partito “Patria” e Vladimir Zelenskiy. La prima, 57enne, ha una lunga carriera politica alle spalle e un’ambigua posizione nei confronti di Mosca. Durante una riunione dello stesso Consiglio di Sicurezza Nazionale nel febbraio del 2014 la Tymoshenko avrebbe insistito perché l’Ucraina accettasse l’annessione della Crimea da parte della Russia. Lo scorso ottobre la stessa avrebbe dichiarato che la popolazione ucraina avrebbe dovuto decidere riguardo l’ingresso del paese nella Nato attraverso un referendum popolare. Al contrario Zelensky, un 40enne uomo di spettacolo e attore, è completamente privo di esperienza politica e per questo attrae una consistente parte di elettorato, in questo momento alla ricerca di idee e volti nuovi.
Secondo le analisi di voto, separato soltanto da pochi decimali dall’attuale presidente, vi sarebbe anche Sviatoslav Vakarchuk, il frontman degli Okean Elzy, una delle più importanti band rock ucraine. La stessa può vantare un largo seguito anche in Russia. Vakarchuck è stata una figura largamente associata alle manifestazioni di piazza del 2014 che hanno portato alla fuga dell’ex presidente Viktor Yanukovych.
Mentre il paese si prepara alla campagna elettorale del 2019, la situazione in Ucraina appare paradossale. Le truppe dell’esercito regolare nel Donbass sono state messe in stato di allerta mentre, secondo quanto riporta l’agenzia russa Tass, l’artiglieria avrebbe attaccato diversi insediamenti dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Lugansk. Il tutto mentre Poroshenko dichiara pubblicamente di avere prove che la Russia starebbe pianificando un attacco su larga scala e le autorità russe dichiarano di aver arrestato alcuni ufficiali dei servizi di sicurezza ucraini a bordo delle navi dirette verso lo Stretto di Kerch.
In un perenne rimbalzo fra richiami al nazionalismo, improbabili cospirazioni e allusioni verso inaspettate aperture future, vi è la sola certezza che da oggi la questione del Mare di Azov fa parte della vasta sfida geopolitica tra Mosca e l’Occidente e che solamente l’elezione di un nuovo presidente in Ucraina non potrà di certo risolverla.
Twitter: @Frank_Stones
Mondo
Russia-Ucraina, marinaio di Kiev arrestato “confessa” davanti ai servizi segreti russi Mosca rifiuta mediazione internazionale
Lunedì le autorità russe hanno interrogato i marinai ucraini arrestati. Gli interrogatori sono stati condotti da uomini dell’Fsb, l’intelligence erede del Kgb, che ha anche diffuso un video della sessione. Tass: "Attaccati insediamenti a Lugansk". Le due versioni e il ruolo delle elezioni presidenziali in Ucraina
Dopo 48 ore dagli eventi attorno lo Stretto di Kerch la situazione appare precaria e di difficile risoluzione. Accuse reciproche di inadempienza ai trattati vengono scambiate fra Kiev e Mosca mentre Europa e Stati Uniti supportano apertamente la tesi ucraina. Il Parlamento di Kiev ha accetto la richiesta di Poroshenko e la legge marziale è stata imposta in alcune zone del paese, a soltanto pochi mesi dalle elezioni presidenziali.
Lunedì le autorità russe hanno interrogato i marinai ucraini arrestati. Gli interrogatori, riferisce la Tass, sono stati condotti da uomini dell’Fsb, l’intelligence erede del Kgb, che ha anche diffuso un video della sessione, in cui uno dei marinai confessa la natura provocatoria delle azioni della marina ucraina. “Le richieste radio (dalle guardie di frontiera russe, ndr) sono state deliberatamente ignorate, c’erano armi e mitragliatrici a bordo: ero consapevole che si trattava di una provocazione“, ha dichiarato davanti alle telecamere il comandante Vladimir Lesovoy.
L’Fsb ha interrogato anche Andrei Drach, un ufficiale del servizio di sicurezza ucraino (Usb), che si trovava a bordo della nave Nikolpol, e Sergei Tsybizov, marinaio dello stesso vascello.
Un tribunale della Crimea, annessa nel 2014 dalla Russia, ha deciso che tre marinai ucraini, tra gli oltre 20 catturati, saranno trattenuti in detenzione provvisoria per due mesi, accusati di aver superato illegalmente la frontiera russa. “Per ora tre persone sono state poste in detenzione provvisoria sino al 25 gennaio”, ha dichiarato la commissaria per i diritti umani della penisola, Lyudmila Lubina. I tre marinai sono stati identificati come Vladimir Varimez, Vladimir Bespaltchenko e Andreï Oprysko.
Sul piano diplomatico il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov ha rifiutato ogni mediazione internazionale, dopo un incontro a Parigi con il collega francese Jean-Yves Le Drian. “Non vedo la necessità di alcun tipo di mediatori”, ha detto Lavrov, dopo che il ministro tedesco Heiko Maas aveva suggerito che Germania e Francia potessero contribuire a trovare una soluzione tra Mosca e Kiev. Lavrov ha affermato che per scongiurare altri incidenti di questo tipo gli alleati occidentali dell’Ucraina dovrebbero inviare un “segnale forte” a Kiev a fermare ogni “provocazione”. Il ministro russo ha ribadito che sono stati gli ucraini a provocare lo scontro.
Due versioni contrastanti
Vi sono due narrazioni opposte degli eventi accaduti domenica 25 novembre nello Stretto di Kerch, lungo pochi chilometri di larghezza e unico accesso che dal Mar Nero consente agli scafi di inoltrarsi nel Mare di Azov. Da una parte Kiev lamenta la violazione del Trattato, stipulato nel 2003 con Mosca, il quale definisce lo Stretto e le acque circostanti come storicamente condivise da entrambi i paesi e ne stipula la libera navigazione per battelli civili e convogli militari.
Mosca ha da parte sua accusato le navi ucraine di aver manovrato in maniera pericolosa, entrando nelle acque territoriali russe senza aver ottenuto prima alcuna autorizzazione. Queste avrebbero poi cercato di forzare il blocco organizzato dalla Guardia costiera russa, costringendo le autorità a intervenire.
Di certo c’è che due vascelli si sono scontrati e che i militari russi in una fase successiva abbiano aperto il fuoco. Più di 20 marinai ucraini sono al momento detenuti (anche il loro numero è incerto, alcune fonti parlano di 23 mentre altre di 24 uomini) e almeno 3 di questi sarebbero stati curati in ospedali russi. L’intero convoglio ucraino sarebbe stato trainato nella notte fra domenica e lunedì nel porto russo di Kerch.
In una giravolta di telefonate, il presidente ucraino Petro Poroshenko ha raggiunto diversi leader europei. Angela Merkel ha espresso preoccupazione per l’utilizzo di armamenti, impegnandosi con ogni mezzo per contribuire a fermare l’escalation. In una telefonata con il presidente polacco Andrzej Duda, Poroshenko avrebbe ottenuto il supporto della Polonia e un impegno a coordinare i futuri passi per contrastare la “minaccia russa”. Entrambi hanno richiesto all’Unione Europea di introdurre nuove sanzioni e di portare la materia all’attenzione del Consiglio Europeo. Sia Kiev che Varsavia si sono opposti alla costruzione del gasdotto Nord Stream 2 che collegherà Russia e Germania nel Mar Baltico. Da tempo diverse voci chiedono l’imposizione di penali per impedirne la realizzazione.
Lo scontro fra Russia e Ucraina ha avuto luogo anche durante una sessione speciale del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, riunitosi lunedì. Il rappresentante ucraino alle Nazioni Unite Volodymyr Yelchenko ha ribadito che non essendoci “alcun confine russo attorno alla Penisola della Crimea” non vi può essere stata alcuna violazione degli stessi. A tal proposito va ricordato che Kiev non ha mai riconosciuto l’annessione della Crimea alla Federazione Russa. Il diplomatico ha chiesto l’introduzione, anche in sede internazionale, di ulteriori sanzioni nei confronti della Russia.
Il rappresentante di Mosca alle Nazioni Unite, Dmitry Polyanskiy, ha visto respingere la richiesta avanzata dal proprio paese di procedere al confronto in Consiglio riguardo la “Violazione dei confini della Federazione Russa” con 7 voti contrari e 4 astenuti. A votare in supporto di Mosca vi sono stati Cina, Kazakistan e Bolivia.
La rappresentante degli Stati Uniti, Nikki Haley, che sta per terminare il proprio mandato all’Onu, ha definito il sequestro dei 3 vascelli militari come “un’oltraggiosa violazione della sovranità territoriale dell’Ucraina”. Il presidente Donald Trump ha dichiarato di non apprezzare ciò che sta accadendo su entrambi i fronti e che sta lavorando alla risoluzione della questione con i partner europei.
Elezioni in Ucraina
Nel frattempo anche la Rada, il parlamento di Kiev, si è riunito lunedì per deliberare sulla richiesta del Consiglio Nazionale di Sicurezza guidato dallo stesso Poroshenko, di applicare la legge marziale nel paese. Un provvedimento che neppure durante le estese manovre militari nell’Est, durante il biennio 2014-2015, era stato preso. La sua giustificazione troverebbe senso nell’ammissione da parte russa, per la prima volta dal 2014, che unità dell’esercito avrebbero aperto il fuoco deliberatamente contro reparti ucraini.
Da una proposta iniziale di 60 giorni si è però passati a “soli” 30 giorni di applicazione della legge marziale, i quali inizieranno il 28 novembre e non dovrebbero interferire con la campagna elettorale per le presidenziali. L’inizio di questa è previsto per il prossimo 30 dicembre. Il provvedimento, votato da 276 deputati, colpisce soltanto 10 regioni del paese, ovvero quelle confinanti con la Federazione Russa e la provincia non riconosciuta della Transnistria.
L’opposizione parlamentare e alcuni membri del partito del presidente Poroshenko avrebbero chiesto elementi aggiuntivi per giustificare l’imposizione di una tale misura, potenzialmente lesiva delle libertà personali. Il Parlamento, dopo aver rallentato i suoi lavori a causa delle proteste di alcuni partiti, ha blindato la prossima data delle elezioni, il cui primo turno è fissato per il 31 marzo.
Prima della crisi Poroshenko pareva all’angolo e destinato a perdere qualsiasi sfida elettorale a causa della crisi economica che colpisce il paese. Gli ultimi sondaggi a disposizione proiettavano infatti al secondo turno una sfida fra l’ex primo ministro Yulia Tymoshenko, alla guida del partito “Patria” e Vladimir Zelenskiy. La prima, 57enne, ha una lunga carriera politica alle spalle e un’ambigua posizione nei confronti di Mosca. Durante una riunione dello stesso Consiglio di Sicurezza Nazionale nel febbraio del 2014 la Tymoshenko avrebbe insistito perché l’Ucraina accettasse l’annessione della Crimea da parte della Russia. Lo scorso ottobre la stessa avrebbe dichiarato che la popolazione ucraina avrebbe dovuto decidere riguardo l’ingresso del paese nella Nato attraverso un referendum popolare. Al contrario Zelensky, un 40enne uomo di spettacolo e attore, è completamente privo di esperienza politica e per questo attrae una consistente parte di elettorato, in questo momento alla ricerca di idee e volti nuovi.
Secondo le analisi di voto, separato soltanto da pochi decimali dall’attuale presidente, vi sarebbe anche Sviatoslav Vakarchuk, il frontman degli Okean Elzy, una delle più importanti band rock ucraine. La stessa può vantare un largo seguito anche in Russia. Vakarchuck è stata una figura largamente associata alle manifestazioni di piazza del 2014 che hanno portato alla fuga dell’ex presidente Viktor Yanukovych.
Mentre il paese si prepara alla campagna elettorale del 2019, la situazione in Ucraina appare paradossale. Le truppe dell’esercito regolare nel Donbass sono state messe in stato di allerta mentre, secondo quanto riporta l’agenzia russa Tass, l’artiglieria avrebbe attaccato diversi insediamenti dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Lugansk. Il tutto mentre Poroshenko dichiara pubblicamente di avere prove che la Russia starebbe pianificando un attacco su larga scala e le autorità russe dichiarano di aver arrestato alcuni ufficiali dei servizi di sicurezza ucraini a bordo delle navi dirette verso lo Stretto di Kerch.
In un perenne rimbalzo fra richiami al nazionalismo, improbabili cospirazioni e allusioni verso inaspettate aperture future, vi è la sola certezza che da oggi la questione del Mare di Azov fa parte della vasta sfida geopolitica tra Mosca e l’Occidente e che solamente l’elezione di un nuovo presidente in Ucraina non potrà di certo risolverla.
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Verona, 13 mar. (Adnkronos) - "Grazie alla delega del presidente Orsini alla Blue Economy e all’opportunità che il governo ha offerto con la nomina di un Ministro del Mare, in Confindustria abbiamo avviato un percorso sinergico che mira a un nuovo approccio di politica industriale strutturato su tre driver strategici: vettori e flotte, persone e competenze, infrastrutture e portualità. Serve un piano di investimenti per l’ammodernamento delle flotte, favorire l’adozione di tecnologie sostenibili e semplificazioni mirate per rendere la nostra bandiera competitiva, nonché sostenere il sea modal shift, spostando traffico su gomma dalla strada al mare". Così il presidente della Confederazione italiana armatori (Confitarma), Mario Zanetti, intervenendo a Verona, alla quarta edizione di LetExpo, la fiera di riferimento per trasporto, logistica sostenibile e servizi alle imprese promossa da Alis, in collaborazione con Veronafiere.
"Occorrono specifiche politiche sulla formazione - sottolinea - per soddisfare la nostra domanda di competenze e professionalità e così incidere sull’aumento di occupazione nella blue economy. Inoltre, penso che la riforma della governance portuale sia una grande opportunità per rilanciare il ruolo dell’Italia come hub logistico del Mediterraneo, migliorando la competitività e l’attrattività dei nostri porti e di conseguenza, del nostro Paese". Il presidente di Confitarma ha aperto il talk “Le prospettive per lo shipping e la portualità italiana” con uno speech che evidenzia la necessità, per l’Italia e l’Europa di adottare “un approccio proattivo e integrato per affrontare le sfide del settore marittimo”.
“Solo attraverso una collaborazione stretta tra industria, governo e istituzioni europee - puntualizza Zanetti - possiamo garantire la competitività e la sostenibilità della nostra flotta. Il futuro dello shipping e della portualità italiana dipende dalla nostra capacità di innovare, investire e adattarci ai cambiamenti globali”. Un settore composito, quello dello shipping, che “crea e porta valore". Un settore importante per l’economia italiana, lo confermano i numeri: “Parliamo di un ecosistema che vale quasi 180 miliardi di euro di valore complessivo e rappresenta quasi il 10% del Pil nazionale, oltre 230 mila imprese e più di un milione di occupati, che valgono circa 4 punti percentuali dell’occupazione nazionale - enumera Zanetti - Oltre il 60% dell’interscambio commerciale italiano avviene via mare, dimostrando la strategicità del settore marittimo”, sottolinea.
Zanetti si focalizza anche sulla necessità di “semplificare l’ordinamento marittimo nazionale e intervenire concretamente sulle politiche europee, come Ets e Fuel Eu Maritime, bilanciando sostenibilità e competitività” nell’ottica di “affrontare le sfide future ed evitare il flagging out verso registri navali più attrattivi e sostenuti a livello europeo”, dice.
Poi un passaggio sullo scenario globale: “Restrizioni imposte dalla guerra nel Mar Nero, crisi migratorie e conflitti nel Mediterraneo, attacchi Houthi nel Mar Rosso, conflitto Russo-Ucraino, e le recenti barriere commerciali imposte dagli Stati Uniti - ricorda - In questi scenari geopolitici, considerando che il 95% delle navi mercantili mondiali viene costruito ormai da tempo fuori dall’Europa, è urgente un ripensamento delle politiche industriali europee di sostegno alla competitività delle imprese marittime anche dal punto di vista della costruzioni di navi, che includa anche un nuovo Green Deal - avverte - L’Europa e l’Italia possono svolgere un ruolo di leadership, favorendo politiche che consentano alle imprese di accompagnare la transizione energetica, ambientale e digitale in maniera efficace, così da sostenere anche la flotta esistente”, le sue parole.
Parigi, 13 mar. (Adnkronos) - La regina Camilla ha inviato una lettera a Gisele Pelicot, la donna francese che il marito ha fatto violentare per anni da decine di uomini, per "esprimerle la sua solidarietà ai massimi livelli". Lo ha riferito a Newsweek un collaboratore reale, aggiungendo che la sovrana, che lavora da anni per le vittime di violenza domestica, ha voluto riconoscere "la straordinaria dignità e il coraggio" della donna francese.
Dominique Pelicot ha ripetutamente drogato e violentato la moglie Gisèle per quasi un decennio, ha reclutato decine di uomini per fare lo stesso e ha filmato più di 200 di queste aggressioni in un caso che ha sconvolto la Francia e il mondo. E la regina "è rimasta profondamente colpita da questi fatti e dalla straordinaria dignità e dal coraggio di quella donna nel render pubblica la sua vicenda", ha affermato la fonte. "Naturalmente, ha contribuito a mettere in luce un problema sociale molto significativo, nonostante tutte le sofferenze personali che aveva attraversato".
"Quindi - prosegue la fonte reale - come sostenitrice di lunga data delle vittime di abusi domestici e sessuali, la regina ha scritto in privato a madame Pelicot, determinata a esprimerle al massimo il proprio sostegno." La lettera è un esempio del modo in cui Camilla intenda fare a livello globale ciò che fa regolarmente in Gran Bretagna - scrive il Newsweek - come dimostra la visita del 6 febbraio a Brave Spaces, a Exeter, nel sud-ovest dell'Inghilterra. L'organizzazione benefica spera di trovare una sede permanente, ma al momento offre supporto alle vittime di violenza domestica da una stanza sul retro del CoLab, uno sportello unico che fornisce servizi di supporto a una moltitudine di persone vulnerabili.
Quando la busta con il sigillo della famiglia reale britannica è arrivata insieme a migliaia di lettere di sostegno, la signora Pelicot "era sbalordita, commossa e molto orgogliosa di vedere che era riuscita a portare la sua battaglia fino alla famiglia reale britannica", ha detto a Le Monde l'avvocato della donna, Antoine Camus.
Il processo per stupro di massa, durato tre mesi in Francia lo scorso autunno, ha visto 51 uomini condannati per un totale di 428 anni. L'elettricista in pensione Pelicot è stato incarcerato alla pena massima di 20 anni. La 72enne, che The Independent ha definito la donna più influente del 2025, ha coraggiosamente scelto di rinunciare all'anonimato durante il processo che si è svolto nel villaggio di Mazan, nel sud-est della Francia.
Tel Aviv, 13 mar. (Adnkronos) - "In merito all'accusa del sangue pubblicata dalla 'Commissione d'inchiesta': è uno dei peggiori casi di accusa del sangue che il mondo abbia mai visto (e il mondo ne ha visti molti). Accusa le vittime dei crimini commessi contro di loro. Hamas è l'organizzazione che ha commesso orrendi crimini sessuali contro gli israeliani. È davvero un documento malato che solo un'organizzazione antisemita come l'Onu potrebbe produrre". Lo ha scritto su X il portavoce del ministero degli Esteri israeliano Oren Marmorstein.
Roma, 13 mar (Adnkronos) - Si terrà la prossima settimana, probabilmente giovedì 20 marzo, una seduta straordinaria della Camera dei deputati di tre ore e mezza per discutere le mozioni delle opposizioni sull'emergenza carceri. Lo ha stabilito la Conferenza dei capigruppo di Montecitorio.
Ramallah, 13 mar. (Adnkronos) - Secondo la Società dei prigionieri palestinesi e la Commissione per gli affari dei prigionieri ed ex prigionieri, almeno 25 palestinesi sono stati arrestati dalle forze israeliane durante le ultime incursioni nella Cisgiordania occupata. Tra gli arrestati ci sono una donna e diversi ex prigionieri, si legge nella dichiarazione congiunta su Telegram. Aumentano gli arresti a Hebron, dove secondo l'agenzia di stampa Wafa oggi sono state arrestate 12 persone, tra cui 11 ex prigionieri.
Roma, 13 mar (Adnkronos) - "Non c'è stato l'affidamento da parte del governo di infrastrutture critiche del Paese a Starlink" e "come già rassicurato dal presidente Meloni ogni eventuale ulteriore sviluppo su questa questione sarà gestito secondo le consuete procedure". Lo ha detto il ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani in Senato rispondendo a una interrogazione del Pd.
Roma, 13 mar (Adnkronos) - Per quel che riguarda il piano 'Italia a 1 giga', "con riferimento alle aree più remote, il governo sta valutando con Starlink e altri operatori l'ipotesi di integrazione della tecnologia satellitare come complemento alle infrastrutture esistenti". Lo ha detto il ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani rispondendo in Senato a una interrogazione del Pd.
"Nel caso specifico di Starlink, sono in corso delle interlocuzioni con alcune regioni italiane - del nord, del centro e del sud - per sperimentare la fornitura di un 'servizio space-based' rivolto ad aree remote o prive di infrastrutture terrestri. In ogni caso, si ribadisce che non sono stati firmati contratti nè sono stati conclusi accordi tra il governo italiano e la società Space X per l'uso del sistema di comunicazioni satellitari Starlink per coprire le aree più remote del territorio", ha chiarito Ciriani.