L’ex assessore pugliese e poi senatore del Pd, Alberto Tedesco, deve essere prosciolto per prescrizione dei reati. Il trascorrere del tempo ha cancellato infatti anche l’accusa di associazione a delinquere, rimasta in piedi dopo che 23 capi d’accusa si erano estinti per lo stesso motivo due anni fa. Lo hanno annunciato nel corso della requisitoria la pm della procura di Bari, Luciana Silvestris, e l’aggiunto Lino Giorgio Bruno, secondo i quali la prescrizione è intervenuto lo scorso giugno. Una manciata di giorni prima rispetto a quando il decreto ministeriale per i problemi del Palagiustizia del capoluogo pugliese bloccasse i termini.
All’epoca dei fatti contestati Tedesco era assessore regionale alla Sanità ed era ritenuto a capo della presunta associazione per delinquere che tra il 2005 e il 2009 avrebbe gestito la sanità pugliese. Dieci anni più tardi, tutti coloro che, secondo la procura di Bari, avevano pilotato nomine e truccato gare d’appalto, non potranno più essere giudicati – inizialmente gli imputati erano 19 – perché quasi tutti i reati, compresa l’associazione per delinquere, sono prescritti.
L’unico filone non abbattuto dalla prescrizione riguarda un episodio di concussione del gennaio 2009 che vede sotto processo 4 persone e riguarda il trasferimento di una infermiera da un reparto ad un altro dell’ospedale di Terlizzi. L’accusa ha chiesto la condanna a 4 anni di reclusione per Alessandro Calasso, ex direttore sanitario della Asl di Bari, Mario Malcangi, all’epoca capo della segreteria particolare di Tedesco, Paolo Albanese, poliziotto della scorta dell’allora presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, e l’ex consigliere comunale di Terlizzi Aldo Sigrisi. Chiesta anche la condanna all’interdizione e al pagamento di una sanzione amministrativa di 700mila euro per la società Viri Srl, aggiudicataria dell’appalto di raccolta dei rifiuti speciali nella Asl barese.
Tedesco, insieme a dirigenti di aziende ospedaliere e imprenditori, era accusato di aver gestito “una rete in grado di controllare forniture e gare di appalto che venivano illecitamente pilotate verso imprese facenti capo ad imprenditori collegati da interessi familiari ed economici” con “i referenti politici e che erano in grado di controllare rilevanti pacchetti di voti da dirottare verso Tedesco” in occasione delle competizioni elettorali.
Quando l’indagine divenne pubblica, nella primavera del 2009, Tedesco si dimise. Poco meno di due anni dopo, la magistratura barese ottenne l’arresto di 5 indagati e chiese l’autorizzazione a procedere anche per Tedesco, che nel frattempo era stato eletto senatore nelle fila del Pd. La Giunta per le immunità del Senato bocciò la richiesta di arresto per due volte e l’ex assessore finì ai domiciliari, per 12 giorni, due anni dopo, nel marzo 2013, alla scadenza del mandato parlamentare quando non poteva più godere dell’immunità.
Giustizia & Impunità
Sanitopoli in Puglia, prescrizione anche per l’associazione a delinquere: chiesto il proscioglimento per l’ex senatore Tedesco
Lo hanno annunciato nel corso della requisitoria la pm della procura di Bari, Luciana Silvestris, e l'aggiunto Lino Giorgio Bruno, secondo i quali la prescrizione è intervenuto lo scorso giugno. Gli altri reati non erano più perseguibili già dall'ottobre 2016. Resta in piedi solo un'accusa di concussione per altri 4 imputati: chieste altrettante condanne a 4 anni
L’ex assessore pugliese e poi senatore del Pd, Alberto Tedesco, deve essere prosciolto per prescrizione dei reati. Il trascorrere del tempo ha cancellato infatti anche l’accusa di associazione a delinquere, rimasta in piedi dopo che 23 capi d’accusa si erano estinti per lo stesso motivo due anni fa. Lo hanno annunciato nel corso della requisitoria la pm della procura di Bari, Luciana Silvestris, e l’aggiunto Lino Giorgio Bruno, secondo i quali la prescrizione è intervenuto lo scorso giugno. Una manciata di giorni prima rispetto a quando il decreto ministeriale per i problemi del Palagiustizia del capoluogo pugliese bloccasse i termini.
All’epoca dei fatti contestati Tedesco era assessore regionale alla Sanità ed era ritenuto a capo della presunta associazione per delinquere che tra il 2005 e il 2009 avrebbe gestito la sanità pugliese. Dieci anni più tardi, tutti coloro che, secondo la procura di Bari, avevano pilotato nomine e truccato gare d’appalto, non potranno più essere giudicati – inizialmente gli imputati erano 19 – perché quasi tutti i reati, compresa l’associazione per delinquere, sono prescritti.
L’unico filone non abbattuto dalla prescrizione riguarda un episodio di concussione del gennaio 2009 che vede sotto processo 4 persone e riguarda il trasferimento di una infermiera da un reparto ad un altro dell’ospedale di Terlizzi. L’accusa ha chiesto la condanna a 4 anni di reclusione per Alessandro Calasso, ex direttore sanitario della Asl di Bari, Mario Malcangi, all’epoca capo della segreteria particolare di Tedesco, Paolo Albanese, poliziotto della scorta dell’allora presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, e l’ex consigliere comunale di Terlizzi Aldo Sigrisi. Chiesta anche la condanna all’interdizione e al pagamento di una sanzione amministrativa di 700mila euro per la società Viri Srl, aggiudicataria dell’appalto di raccolta dei rifiuti speciali nella Asl barese.
Tedesco, insieme a dirigenti di aziende ospedaliere e imprenditori, era accusato di aver gestito “una rete in grado di controllare forniture e gare di appalto che venivano illecitamente pilotate verso imprese facenti capo ad imprenditori collegati da interessi familiari ed economici” con “i referenti politici e che erano in grado di controllare rilevanti pacchetti di voti da dirottare verso Tedesco” in occasione delle competizioni elettorali.
Quando l’indagine divenne pubblica, nella primavera del 2009, Tedesco si dimise. Poco meno di due anni dopo, la magistratura barese ottenne l’arresto di 5 indagati e chiese l’autorizzazione a procedere anche per Tedesco, che nel frattempo era stato eletto senatore nelle fila del Pd. La Giunta per le immunità del Senato bocciò la richiesta di arresto per due volte e l’ex assessore finì ai domiciliari, per 12 giorni, due anni dopo, nel marzo 2013, alla scadenza del mandato parlamentare quando non poteva più godere dell’immunità.
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(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.