Ballottaggio centrosinistra-centrodestra, con la Lega primo partito. E il M5s fuori dal secondo turno decisivo per l’elezione del sindaco. Se si votasse oggi, Livorno – città simbolo della sinistra, a partire dalla nascita del Pci – sarebbe sottoposta a una nuova rivoluzione, ma questa volta con il timone girato verso destra. Lo dice a 7 mesi dalle elezioni un sondaggio pubblicato dal Tirreno ed elaborato da Swg, istituto di riferimento di varie testate nazionali, tra queste il TgLa7. Livorno dal 2014 ha un sindaco del M5s, Filippo Nogarin, che vinse a sorpresa proprio al ballottaggio ed è diventato un simbolo delle amministrazioni Cinquestelle anche a livello nazionale. Attualmente Nogarin non ha ancora sciolto la riserva sulla sua ricandidatura. Naturalmente un sondaggio non misura la forza di un partito o di uno schieramento fino al centesimo, ma dà un’idea della tendenza, con un margine d’errore (in questo caso del 3 per cento) e con l’avvertenza dovuta al fatto che il 44 per cento degli intervistati non ha voluto esprimersi.
Cosa dicono i dati del sondaggio di Swg che ha coinvolto un campione di 900 livornesi? Al ballottaggio, oggi, andrebbero centrodestra e centrosinistra esattamente appaiati al 32 per cento.
Il centrodestra – come a livello nazionale – ha una motrice sola: la Lega, che sarebbe il primo partito (con il 24 per cento) in una città che peraltro è tradizionalmente legata alla solidarietà e all’accoglienza. Va sottolineata l’esplosione del partito di Matteo Salvini a Livorno: dallo zero per cento del 2014 (non aveva un suo simbolo in autonomia) al 2,2 delle Europee 2014 al 15,4 delle Politiche del 4 marzo fino a conquistare un elettore su 4. Gli alleati del Carroccio farebbero il resto: 6 per cento per Forza Italia, 2 per cento per altri partiti come Fratelli d’Italia o liste civiche.
Il centrosinistra potrebbe contare in buona parte sulle forze (residue si potrebbe dire) del Partito Democratico che però non andrebbe oltre il 23,5 per cento, frutto di un crollo che non si è mai arrestato negli ultimi 5 anni: nel 2014, alle Comunali, i democratici presero il 35,3 per cento, mentre alle Europee qui l’exploit fu in linea con il livello nazionale tanto che raggiunse il 53,4. Alle Politiche del 4 marzo il Pd prese il 28,9 per cento. Gli altri partiti o liste civiche di centrosinistra metterebbero insieme l’8,5 per cento.
Il Movimento Cinque Stelle, che esprime il sindaco Nogarin e la maggioranza che lo sostiene, non andrebbe oltre il 23,5, cioè la stessa quota del Pd. Sarebbe un bacino elettorale superiore a quello del 2014 perché al primo turno all’epoca il M5s prese il 19,2, ma sarebbe inferiore alla performance alle ultime elezioni politiche, quando i grillini presero il 28,6, in totale adesione con i valori nazionali.
Swg conferma con i dati pubblicati dal Tirreno che – come già nel 2014 e come accade ormai da forse vent’anni – a Livorno esiste un’area corposa di elettori che non si ritrova nel centrosinistra così com’è composto ora: da una parte c’è Buongiorno Livorno (la sinistra-sinistra, diciamo così) che prenderebbe il 9 per cento, la stessa cifra del 2014, dall’altra c’è il 2,5 Città Diversa, lista civica punto di riferimento di parte di associazionismo, volontariato, ambientalismo. Da capire se questi due soggetti politici possano avere un ruolo al ballottaggio o addirittura dal primo.
D’altra parte da studiare è proprio quanto avvenne nel 2014: dopo il primo turno in vantaggio c’era Marco Ruggeri, candidato del centrosinistra, col 40 per cento, davanti a Nogarin, che aveva il 19 e superò del 2,7 la lista di sinistra Buongiorno Livorno. E al ballottaggio Ruggeri rimase quasi fermo, mentre Nogarin poté contare sui voti in arrivo sia dalla lista di sinistra sia da parte dell’elettorato di centrodestra.
La strada da qui alle elezioni di giugno è ancora lunga. Il centrodestra attualmente non ha un candidato spendibile: servirebbe un’operazione come quella che la commissaria regionale leghista, la sindaca di Cascina Susanna Ceccardi, ha compiuto per Pisa, con la scelta di Michele Conti, ex An eletto sindaco con le parole d’ordine sulla sicurezza. Il Pd, dall’altra parte, ricalca il dinamismo della dirigenza nazionale: cioè zero. Dopo 5 anni sembra ancora ingessato, quasi in senso sanitario. Non è ancora stato deciso quale forma avrà la coalizione né esiste un’idea di un possibile candidato che possa tirare su le sorti del partito che proprio da qui, da una delle sue roccaforti, ha dato l’allarme più forte e peraltro inascoltato.